Lettrici Ideali

LORENZO BARBERIS. Una mostra di grande interesse si è tenuta in questo maggio 2013 a Mondovì: “Leggere, infinito presente” di Cinzia Ghigliano. Una mostra triplice, sia perché strutturata su due sedi (due a Mondovì, una a Torino), sia per i tre ambiti di lavoro dell’autrice, qui presentati: pittura nella mostra principale, a Santo Stefano in Mondovì Breo, l’antologica dell’illustrazione presso l’Antico Palazzo di Città di Mondovì Piazza, e quella del fumetto alla Little Nemo di Torino.

Una mostra che ho detto triplice, ma che in realtà è molteplice, nel lavoro di interrelazione tra le arti messo in atto dall’artista: la mostra infatti ragiona sulle opere letterarie più care alla Ghigliano, di cui ella immagina il ritratto di una possibile Lettrice Ideale, affiancandovi poi (come riquadri di fumetto?) dei dipinti illustranti parti del volume in lettura. Accanto ad ogni insieme di immagini, quindi, vi è il volume stesso, accessibile al pubblico, che può quindi sfogliarlo ed entrare così in relazione più profonda con l’opera stessa.

(A puro titolo d’esempio, si riporta qui sotto l’interpretazione di “Espiazione” di McEwan).


Cinzia Ghigliano, “Leggendo Ian McEwan”

Cinzia Ghigliano, “Leggendo Hugo Pratt”

L’unica eccezione è costituita dalle Lettrici Ideali del fumetto, che Cinzia Ghigliano (Yellow Kid del 1978, prima donna a ricevere il massimo premio italiano del fumetto) omaggia in due quadri dedicati al Corto Maltese di Pratt e alla Pimpa di Altan: dove, ovviamente, non è presentata alcuna illustrazione.

A questa interpretazione dell’autrice si è affiancato un lavoro di “lettura” sia musicale, nella sonorizzazione degli Arno Klein che ha aperto la mostra, sia nelle letture di Marlene Pizzo, tenute nelle domeniche di apertura della stessa. Una mostra, dunque, strutturata come un’esperienza complessa nell’approccio al testo, che non è solo pre-testo ma è indagato a fondo dall’autrice.

Ma la ricchezza di materiali aggregati attorno all’esposizione non toglie valore alla centralità dei quadri, che emergono come interpretazioni affascinanti ed enigmatiche (affascinanti proprio perché enigmatiche, a mio avviso). L’idea semplice e geniale a un tempo di illustrare il non-illustrabile di un libro: il lettore, anzi il Lettore Ideale, anzi la Lettrice Ideale nel caso di Cinzia Ghigliano, essendo letture tutte al femminile.

Cinzia Ghigliano

Non so se Cinzia Ghigliano avesse in mente la categoria semiotica del Lettore Ideale, codificata da Umberto Eco, nel creare questa sua serie di dipinti: ovvero, in sostanza, il lettore cui pensa l’autore nel creare un testo, modellandolo in pratica con una rete di riferimenti, espliciti e impliciti, inseriti nel testo stesso.

Del resto, tutta l’esposizione pare insistere su un altro concetto, più diffuso, proveniente dalla semiologia italiana: quella di Opera Aperta, “aperta” cioè all’intervento del lettore/spettatore, in questo caso offrendo, in modo interattivo, i libri rappresentati nel dipinto in consultazione al visitatore della mostra, che può così integrarsi (a suo piacimento: dalla lettura del titolo a quella, teoricamente, dell’intero romanzo…) con l’opera stessa.

Cinzia Ghigliano

Se però l’idea di Opera Aperta ha avuto grande fortuna nell’arte e nella letteratura contemporanea, fino a una ripresa spesso inconsapevole per i meccanismi indiretti della ricezione, il tema del Lettore Ideale ha goduto di poca fortuna perfino nell’ambito degli studi specialistici. Forse proprio perché il Lettore Ideale, che pure innegabilmente esiste, è un’Araba Fenice difficile da catturare con i metodi tradizionali e razionali dell’analisi dell’opera e del suo con-testo.

E forse, quindi, l’unico modo per coglierlo è l’operazione artistica, con quanto comporta di sintetico e intuitivo. Prendiamo, ad esempio, l’immagine scelta per la copertina del bel catalogo della mostra, che raffigura la Lettrice Ideale di Simenon. Tutto trasmette la percezione di un’incredibile esattezza nella rappresentazione, anche se a dovere definire il perché, si entra nel terreno dell’ineffabile. Certo, sullo sfondo vi è un molo e un faro, rimando a “La Marie del Porto” (1938), una delle opere più care a Simenon della sua vasta produzione. E certo, il bicchiere largo di vino rosso, la baguette spezzata nello spuntino della fanciulla, una sua vaga aria trasognata da Amélie, un atteggiamento “francese”, si direbbe, nel volto, nelle mani, l’aristocratica nonchalanche dell’insieme…

Cinzia Ghigliano

Eppure, la genialità dell’autrice non sta nel cogliere con precisione calligrafica tutti questi elementi, ma nel fonderli in un quadro che, appena percepito, ci dà la perfetta percezione della Lettrice di gialli ideale; e in particolare di polar francesi, in particolare di Simenon.

Naturalmente, c’è un margine di soggettivo in questa percezione; e personalmente mi manca una riprova scientifica, avendo letto subito con curiosità i titoli dei libri indicati. Qualcuno dovrebbe provare a veder la mostra guardando solo le Lettrici, e dire che volumi immagina stiano leggendo: così ci sarebbe una riprova sperimentale rigorosa (a questo scopo, se qualche lettore vuole prestarsi al gioco, le tre immagini sovrastanti, che non presentano fattori identificativi vincolanti, sono da me stati riportati senza il titolo preciso, che svela la corrispondenza. Visitate la mostra, ovviamente, per la soluzione…).

Tuttavia, la percezione della perspicacia dell’interpretazione psicologica della Ghigliano non è un fatto solo mio personale, ma ho trovato riscontro in vari altri visitatori della mostra, nei commenti susseguenti all’osservazione.

Cinzia Ghigliano, “Leggendo Magda Szabò”

Del resto, il tema della Lettrice (o, più ampiamente, della Donna di Lettere…) è un archetipo forse minore ma potente nella storia dell’arte. Cinzia Ghigliano sembra quasi omaggiare, in una delle sue Lettrici, una delle ultime riproposizioni ben radicate nell’immaginario, quello della giornalista Sylvia Von Harden colta nel 1926 dal surrealista Otto Dix. Forse la citazione non è casuale, poiché all’interno delle illustrazioni legate al dipinto, emerge anche quello che pare il rimando più volutamente evidente, in un richiamo al modello dichiarato di Norman Rockwell.

Cinzia Ghigliano

Forse anche questo fa sì che l’operazione riesca così bene, che ci sia più facile, forse, immaginare e riconoscere la congruenza di una Lettrice Ideale piuttosto che un Lettore al maschile.

Cinzia Ghigliano, “Leggendo Tracy Chevalier”

Ma forse la sintesi migliore di questo lavoro meta-letterario e meta-artistico è infine il dipinto dedicato a Tracy Chevalier. La fanciulla del dipinto, anch’essa un’artista, sta leggendo “La ragazza con l’orecchino di perla”, dedicato all’ipotetica modella di Vermeer, ed illustrato in copertina dal dipinto omonimo del maestro di Delft (città, che tra l’altro, probabilmente vediamo sullo sfondo), con un triplice incastro: un dipinto nel romanzo nel dipinto.

Il gioco ironico dei rimandi è confermato dall’arazzo rinascimentale con della fanciulla con l’unicorno, che si ricollega a “The Lady And The Unicorn”, altro romanzo dell’autrice, e che è però qui presente in forma di semplice “dipinto nel dipinto”, che non manca però indirettamente di richiamare il romanzo. Insomma, un intricato e intrigante labirinto di specchi, tra arte e letteratura (e sullo sfondo, come visto, illustrazione, recitazione, musica, fumetto…).

 

Un mare di rimandi, in cui è dolce naufragare.

(a proposito dell’opera di Cinzia Ghigliano, si veda anche l’intervista realizzata per la mostra stessa, sempre per Margutte, qui)

Immagine di copertina: Cinzia Ghigliano, “Leggendo George Simenon”