Melchior Liboà. Il panno umido della poesia

Photo_LIBOA SAMANTHA BARENDSON (a cura)

Breve biografia:

Melchior Liboà è un musicista francese, nato nel 1969 a Cuneo. Cantautore e interprete, dicono che le sue canzoni sono “poesie folk-rock colorate di umorismo nero”. Scrive canzoni dove evolvono personaggi sinistri in posti strani… e lui ha capito che lui è uno di loro…

Intervista

Quando e come si è avvicinato alla poesia?

Questa è una domanda da far rizzare i capelli! Io non lo vedo come un incontro, è questione di sensibilità. Siamo nati insieme. Dopo, come una pianta in casa, bisogna curarla, per farla crescere bene, potarla con cesoie affilate, disinfettate con l’alcol. Anche se sgorga un po’ di linfa, bisogna lasciare Madre Natura fare il suo lavoro: il flusso si interromperà da solo.

Attività poetiche, collaborazioni (riviste, collettivi, ecc.) e pubblicazioni:

Quando sono arrivato a Lione tre anni fa, quelli del “Syndicat des poètes qui vont mourir un jour” mi hanno arruolato insieme a Samantha Barendson. Preferiamo le letture in pubblico e diverse antologie sono state pubblicate. Per quanto mi riguarda, sto preparando una raccolta per fine d’anno.

Pubblicazioni collettive:
La (Petite) culotte dans la poésie contemporaine, Macana, 2012.
La Terre vue du slip, Macana, 2013.
Discografia:
L’amour est blessé par les mots des chansons qui portent la folie (2013)
Live @ Mockba (2011)
Quelque fois mes meilleurs amis sont les trains (2009)
La nuit nous passera dessus comme un train (2008)
Le plus clair de mon temps je regarde les trains partir sans moi tranquillement installé au café de la gare (2004)
Entre-temps (2001)

Cos’è la poesia per lei?

Un panno umido sul bordo di un lavello.

https://www.facebook.com/pages/Melchior-Libo%C3%A0/108995085785803

BALTHAZAR

Stasera non resta un granché di me
E la mia vita è in un buco nero
La sorte mi ha sbattuto la porta in faccia come
un’italiana in collera
Ma dire che ho perso tutto sarebbe esagerato
L’esperto legale mi ha concesso di tenere
Balthazar
E per cosa ne so
Nessun uomo proprietario di un puledro
promettente di due anni si è mai
suicidato

Appoggiato allo steccato della pista di allenamento
Guardo il mio cavallo prendersi gioco con grazia
degli ostacoli
I muscoli tortuosi ondeggiano sotto la sua pelle
bionda
E’ un animale di prima classe e lo sforzo non gli fa paura
Mi scolo qualche birra sforzandomi di fare i conti
con me stesso
Mentre il suo trotto risuona nel paddock
Prendo in considerazione la mia disgrazia sotto
tutti gli angoli
Ma trovo sempre la stessa risposta
D’ora in poi tutto dipende da lui
Con ciò non so cosa voglio dire
Ma è pertanto cosa voglio dire

Stasera cenerò bevendo Champagne
Perché
Penso che qualcosa presto o tardi succederà
Sono sempre stato dalla parte della speranza
Checché ne dica lei oggi

***

CARITA’

Una notte quando il bere mi aveva condotto a
sfidare le leggi della gravità
Mi sono svegliato al pronto soccorso dell’ospedale
della Carità
Di fronte
Una giovane eroinomane
Che era caduta dalla sua finestra
Non nascondeva le sue gambe
E sorrideva nel vuoto
Il suo sorriso non era più espressione della gioia
Quanto l’ebbrezza espressione della felicità
Occhieggiavo le sue membra
E la sua mutandina
Sono sempre stato un “gambaiolo”
E sapendo che il futuro condanna per primi i più
deboli
Me ne stavo lì tranquillamente soddisfatto

***

SBORRA

Allora, con la punta del mio indice squarcio la fine
pellicola
Una suppurazione lucida e odorosa cola
Densa e cremosa
Guardo questo catarro biancastro, come uno
spesso liquido grumoso
che sbava al rallentatore
sulla sua pelle
spingo un po’ più a fondo il mio dito nella ferita
liberando un flusso più fluido che sgorga tra i peli
appiccicosi
l’odore è amaro e intenso
tolgo il mio dito
un piccolo moccolo ombelicale penzola dall’unghia
lo poso sulla mia lingua
lo assaggio
ha il sapore umido del sudore

Lei si sveglia
Mi chiede cosa faccio
Le rispondo che è bella

***

SHAMPOO

Non cambieremo più le lenzuola così spesso
Avrò torto quando avrai ragione
Tu, metterai i tuoi segreti nella mia testa come in
una cassaforte
Mangerai delle patatine nel letto
Il posacenere sulla moquette
Parleremo di biologia e di soldi ma non avremo più
talmente bisogno di parlare
Osserveremo il mondo sotto la stessa luce
Scriveremo delle nuove canzoni
Ci si stupirà di meno, ma talvolta alzerai ancora gli
occhi al cielo dicendo “oh cazzo, non é possibile!“
Pertanto sarà possibile e lo saprai di certo
E poi
Innocentemente
Un giorno ci sbaglieremo di spazzolino da denti
Di shampoo
E di biancheria intima

***

TRENO

No ciccio, no! non si piange perché un treno se ne
va!
Ascoltami bene ciccio. C’era una volta. Eva ha
morso la mela. E Adamo ha fatto lo stesso. E
adesso son cazzi tuoi. Dopo hanno inchiodato il
Cristo su una croce e da allora bisogna
strascinarsi e accettare il proprio destino, vendere
dei telefoni, fare pompini, fare le cavie, camallare
casse, fare, disfare per tirar su un po’ di grano. Ma
credimi ciccio bello, niente ha più valore che
ficcare una pallottola nella testa del proprio nemico
e subito dopo passare la frontiera per spassarsela
in un paese dove fluttuano bellezze dalla pelle
bronzea e dalle nere criniere.
La tua storia, ciccio, non torna. È una storia da
poco. Non si piange perché un treno se ne va.
Se non si è capaci di restare, lo si prende quel
treno…

(traduzione di Claudia Verrua)

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