La moglie della Bestia, traduzione di una poesia di Carol Ann Duffy

bestiaSILVIA PIO

Carol Ann Duffy (Glasgow 1955) è stata nominata Poet Laureate del Regno Unito nel 2009. È il primo Scozzese e soprattutto la prima donna a rivestire tale carica, le cui origini sono antichissime, che prevede la composizione di versi in occasione di eventi ufficiali e dura dieci anni. La poetessa viene così consacrata ufficialmente come la voce poetica più significativa del paese, dopo la pubblicazione di numerose raccolte e il conferimento di importanti premi.

La sua opera The World’s Wife è del 1999 e contiene una galleria di personaggi femminili, mogli o presunte tali di altrettanti uomini celebri appartenenti alla storia, al mito o alla leggenda, tra le quali la signora Erode, la signora Sisifo, la signora Faust, Queen Kong e addirittura la moglie del Diavolo, insieme a Medusa, Circe, Penelope e altre.

Queste donne raccontano la Storia e l’Amore dal punto di vista di chi sta ai margini o, come asserisce il detto, dietro ad un uomo famoso,  offrendo soluzioni alternative di verità storica e riscatto.

Margutte propone ai suoi lettori la traduzione di una delle poesie di The World’s Wife (la raccolta è disponibile in italiano con titolo La moglie del mondo,  Casa Editrice Le Lettere).

(Illustrazione di Franco Blandino)

La moglie della Bestia

Questi miti che circolano, queste leggende, favole,
li metto bene in chiaro; così quando fissate
la mia faccia – la faccia di Elena, di Cleopatra,
della Regina di Saba, di Giulietta – e, più a fondo,
contemplate i miei occhi – gli occhi di Nefertiti, di Monna Lisa,
della Garbo – ci ripensate. La Sirenetta ha tagliato in due
la sua splendente, argentea coda, sfregato sale
sulla ferita fetida, s’è alzata e ha camminato,
con strazio, con le calze a rete, in piedi ha sorriso, ha danzato,
tutto per un Principe, effeminato, affascinante
che l’avrebbe scaricata alla fine, mollata, buttata a mare.
Avrei potuto dirle: guarda, bella mia, lo so bene,
sono dei bastardi questi Principi.
Quel che puoi fare è trovarti una Bestia. Il sesso

va molto meglio. Guarda me, sono arrivata alla casa della Bestia
che non ero più una ragazza, sapevo cosa volevo,
con l’oro sistemato in banca,
col cavallo nero ai cancelli
pronto a portarmi via alla prima parola sbagliata,
la prima mossa falsa, la prima occhiata sconcia.
Ma la Bestia cadde in ginocchio alla porta
per baciarmi il guanto con le labbra da cane bastardo – bene –
mi mostrò con le lacrime agli occhi iniettati di sangue
che sapeva di essere fortunato – molto bene –
non provò a nascondere la sua erezione,
grande come quella di un mulo – benissimo. E la Bestia
mi guardò stappare, versare e ingollare
una bottiglia di Château Margaux ’54,
l’anno della mia nascita, ancor prima di alzare una zampa.

Vi dirò di più. Spogliato della camicia di mussola
e dei calzoni di velluto, fumava dalla pellaccia,
brutto come il peccato. Aveva grugniti, gemiti, guaiti,
fiato da caprone. Io avevo il linguaggio, ragazze.
La signora dice Fa’ questo. Più forte. La signora dice
Fa’ quello. Più veloce. La signora dice Non è lì che volevo.
Infine tutto aveva senso. Il maiale nel mio letto
era stato invitato. E se il suo grugno e i suoi zampetti imbrattavano
le mie lenzuola di damasco, che diamine, le avrebbe lavate. Due volte.
Intanto, ecco la sua orrida lingua di cuoio
a ripulirmi tra le dita dei piedi. Ecco
i suoi artigli ricurvi e gialli a scaccolarmi il naso,
se lo volevo. O a grattarmi la schiena
fino a farla sanguinare. Ecco la sua testa di toro
a cantare stonata tutta la notte dove non potevo ascoltare.
Ecco un pezzo di lui simile a un cavallo, un ariete,
uno scimmione, un lupo, un cane, un asino, drago, dinosauro.

C’è bisogno di dire altro? Durante le mie notti di poker, la Bestia
si teneva lontano. Eravamo un gruppo coriaceo, dure come il cazzo,
tutte belle e ricche – La Donna
sposata al Minotauro, Ricciolidoro, la Sposa
della Lesbica Barbuta, Frau Nano Giallo, et Moi.
Guardo quelle splendide donne mescolare e dare le carte –
Five e Seven Card Stud Poker, Sidewinder, Hold ‘Em texano, Draw –
Le guardo scommettere e rilanciare e vedere. Una notte,
un testa a testa tra Frau Nano Giallo e la Sposa di Barbuta
si disputa sul piatto più ricco che abbia mai visto in vita mia.
La Frau ha la Regina di Fiori sul panno verde
e la Barbuta la Regina di Picche. Ultima carta. Una Regina a testa.
Frau Giallo rilancia. Barbuta rilancia. Gli occhi di Ricciolidoro
incollati al piatto come se ci bollisse del porridge.
La moglie del Minotauro accende un sigaro puzzolente. Io
noto che la mano della Frau trema quando piazza le fiches.
Barbuta rilancia un’ultima volta, poi guarda fisso,
così fisso che senti come se il vestito ti si sciogliesse
ad un suo battito di ciglia. Trattengo il fiato. Frau Giallo
deglutisce forte, poi dice vedo. Infatti Barbuta scopre
i suoi Assi; denari, cuori, l’Asso pubico di Picche.
E tutte imparammo una lezione –
la Sposa della Lesbica Barbuta, bella mozzafiato, non bluffava.

Ma dietro ogni giocatrice stava una fila di fantasmi
che non riuscivano a vincere. Eva. Cenerentola. Marilyn Monroe.
Raperonzolo che si taglia ferocemente i capelli.
Bessie Smith senza amore né denaro né futuro.
Le mogli di Barbablù, quelle di Enrico VIII, Biancaneve
che maledice il giorno che lasciò i sette nani, Diana,
Principessa di Galles. L’impacciato Bestia arrivò
col vassoio degli alcolici alla fine della partita
e noi ci alzammo per brindare – Fay Wray (1) –
ingollando l’alcol infuocato nel fondo delle gole rosse.
Ragazzacce. Donne per bene. A portare il lutto per quelle morte.

Vincente o no, fui dura con la Bestia
quando salii di sopra, con in mente quelle figliole tragiche,
e lo scacciai dal letto; in piedi sola sul balcone,
con la notte così fredda che sentivo il gusto delle stelle
sulla punta della lingua. E feci una preghiera –
sgranando le mie perle, lacrime di Maria, una ad una,
come un rosario – parole per coloro che sono perdute, le belle prigioniere,
le mogli, quelle meno fortunate di noi.
La luna era uno specchio sul quale aveva alitato una Regina.
Il mio fiato era una sciarpa di chiffon per un fantasma elegante.
Mi girai per rientrare. Portatemi la Bestia per la notte.
Portatemi la chiave della cantina. Lasciate che sia io quella che ama di meno.

(1)   Attrice americana del cinema muto che faceva la parte della ragazza nel film King Kong del 1933.