Poeti dal mondo: John I. Clarke, Gran Bretagna

ClarkeJohn Clark è apparso regolarmente su Margutte fin dall’inizio. Silvia Pio l’ha trovato nella rete prima di incontrarlo personalmente a Mondovì nell’ottobre 2013 per il Gemellaggio Poetico.
Con queste sue nuove poesie Margutte inaugura una nuova rubrica chiamata Poeti dal Mondo, che ospiterà i poeti che Margutte ha trovato nella rete (o che hanno trovato Margutte).
Altri articoli su John Clarke:
Ogni traduzione è una nuova creazione
Intervista a John Irving Clarke
Fin-Negans Wakefield
I Figli di Mondovì
Un uomo d’onore
Gennaio

L’amico di una vita
il caprone pazzo
s’è mosso ed è salito di nuovo
in cima alla mappa.

Qui, con due facce
gettiamo lo sguardo
all’opaco luccicore di trionfo
e gli orrori da dimenticare.

Sempre qui, sbirciamo nell’abisso
di ciò che deve venire
e poi su ai cieli
per vedere risposte nelle stelle.
***
Dopo la tempesta
Dopo la tempesta
facciamo qualche lavoretto,
a casaccio
mettendo in salvo quanto possiamo
in silenzio.
Si corregge, raddrizza, aggiusta.
Costruisce per il futuro
con cura minuta e attenta.
E più tristi, più saggi, senza fretta
ci incontriamo,
titubanti, riluttanti ad accettare
che la notte potesse contenere tanto furore.
***
Tutte le volte che diciamo arrivederci
Spesso è successo che una bolina legata alla luna
l’abbia fissata salda, ancorando la vela spiegata
prima di gettare una sonda verso un legame lirico.
O una scia di petali traccia la storia
di una vana passione in scrosci di rosa.
La devozione è cinguettata dagli uccelli
in un coro di sonetti in sfilza:
il mare s’asciuga, una stella in cielo.
Spesso è successo in attesa del fascio
orizzontale dei fari che spazzano la strada,
del rumore di passi, di chiavi tintinnate nella notte
che abbia pensato di lenire questa ferita aperta
come solo i trovatori o i teneri amanti riescono
dirottando le parole che gli chansonnier sussurrano.
***
Proposito [1]
Mentre una scheggia di rosa scorre
attraverso il vetro smerigliato, una nuova lama,
perorata da fusti alla tv, viene selezionata,
lui coglie se stesso
in piedi a confrontarsi con il rituale,
in un faccia a faccia con lo specchio.

Sotto il cappuccio nella tempesta davanti a casa,
il visitatore annuale
prima spaventa poi silenzia i cani.
Apre con uno scatto la cassa e mostra la mercanzia:
un fascio di stelle, una dozzina di falci di luna;
portenti e promesse in sacchi di velluto serrati stretti
che rilascia a capriccio.

Deciditi, continua ad arare, prendi la lama,
falla scorrere precisa sulla pelle.
***
Tempesta di neve
Londra
un bus Routemaster
la torre del Big Ben
e il Tamigi di un blu impossibile

tutte le volte che passavo
davo una scrollata a capriccio
per far venire la tempesta di neve
un gioco, finché non fu più ammissibile

non ci sono bus Routemaster ora
e il Tamigi non è mai stato così blu
io non posso guardare il globo di neve
senza pensare a come tu

hai scosso la mia vita
poi sei diventata invisibile
(Traduzione di Silvia Pio)

[1] Questa è la poesia che più ha sofferto nella traduzione, venendo a mancare in italiano espressioni e riferimenti dell’originale. È il solito problema della traduzione poetica (N.d.T.).