“Il pane e le rose”. Il Gruppo di Acquisto Solidale di Mondovì

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ATTILIO IANNIELLO

Le immagini del pane e della rosa hanno sempre avuto nel corso della storia umana una forte valenza simbolica tanto da comparire in tradizioni culturali e religiose di numerosi popoli. Difficilmente però si potevano trovare uniti questi due simboli.

Al contrario, all’inizio del XX secolo il pane e le rose venivano associati acquistando un ulteriore significato dalla forte valenza politico-esistenziale.

Pare che questi due elementi siano stati accostati per la prima volta negli Stati Uniti. Infatti li troviamo sia nel cuore di un discorso di Rose Scheiderman, leader femminista e socialista («The worker must have bread, but she must have roses, too»/«L’operaia deve avere pane, ma deve avere anche rose»), sia in una poesia di James Oppenheim, pubblicata in “The American Magazine (dicembre 1911). In quest’ultima si leggevano i seguenti versi:

As we come marching, marching, we battle too for men,
For they are women’s children, and we mother them again.
Our lives shall not be sweated from birth until life closes;
Hearts starve as well as bodies; give us bread, but give us roses!

Avanziamo marciando e anche per gli uomini lottiamo
perché sono figli delle donne e le donne son loro spose
Una vita solo di tormento e sudore non vogliamo
i cuori come i corpi hanno fame
vogliamo pane ma vogliamo anche rose

“Vogliamo pane ma vogliamo anche rose” diventa uno slogan delle lotte del movimento operaio per la rivendicazione non solo di legittimi miglioramenti salariali ma anche di una migliore qualità della vita.
Questo slogan di inizio secolo verrà ripreso dai movimenti di contestazione del sistema consumistico-capitalistico tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, tanto che nel 1974 la poesia di Oppenheim veniva musicata da Mimi Fariňa ed interpretata da numerosi artisti tra cui Joan Baez.

Simbolo delle lotte per i diritti umani, per la giustizia economico-sociale, per un ordine mondiale solidale e mutualistico, “Il pane e le rose” appare anche nel 2000 come titolo di un film del regista Ken Loack.

Scrivevamo all’inizio di questo articolo della valenza simbolica dei due elementi. Volere il pane è voler vedere garantito il proprio diritto alla sopravvivenza, ad una equa remunerazione del proprio lavoro; volere le rose è voler vedere garantito il proprio diritto alla cultura, alla bellezza, al proprio benessere integrale. Ed è interessante che gli elementi scelti, il pane e le rose, siano da sempre stati usati singolarmente come simboli di unione (il pane è frutto della macinazione di molti chicchi di grano o altri cereali; la bellezza della rosa e il suo intenso profumo sono frutto dell’unione di molti petali), quasi a dire che solamente lottando insieme si possono raggiungere gli obiettivi desiderati; solamente nella relazione solidale nel posto di lavoro, nella città, nei campi, si possono trasformare gli schemi sociali da opprimenti in liberanti.

Forse tutti questi rimandi, tutte queste sollecitazioni ideali e politiche stanno alla base anche dell’impegno di molte persone a creare, a partire dagli anni Novanta, dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS).

A Mondovì esistono attualmente due GAS: il FamilyGas e “Il pane e le rose”.

Quest’ultimo nasceva nel 2004. Da diverso tempo un gruppo di militanti di Rifondazione Comunista parlava della necessità di costituire un GAS e incominciava a fare qualche acquisto collettivo.

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«Nell’estate del 2004 decidemmo di presentare l’idea della formazione di un GAS a quanti partecipavano alla locale “Festa di Liberazione”», racconta Lorella Gallo. «Abbiamo quindi organizzato un’apericena  molto semplice a base di pane, formaggio e vino. L’attore Luca Occelli lesse dei brani di Wu Ming e in un clima conviviale si parlò anche del GAS, della sua funzione economica, sociale e politica».

Poco per volta il gruppo iniziale incominciava a ricevere altre adesioni fino all’autunno del 2005 quando si decise di presentare pubblicamente l’esperienza del GAS.

Il 17 dicembre 2005, infatti, nel corso di un’assemblea pubblica si faceva il punto della situazione per prospettare un’evoluzione del GAS stesso. In un documento distribuito in quell’occasione si legge:

Ormai è più di un anno che il gruppetto dei/lle pionoeri/e fondatori/rici del GAS “Il pane e le rose” organizza spese collettive dei seguenti generi: farine, pane di lievito madre, mele, albicocche, pesche, mirtilli, arance, kiwi, ortaggi, formaggi e derivati, miele, detersivi biologici.

Prima di procedere all’acquisto, sono state organizzate delle vere e proprie “spedizioni” (laddove possibile) per prendere contatti diretti con i produttori, conoscere la loro filosofia e le loro tecniche di lavoro, oltre che per “spuntare” prezzi migliori, garantendo acquisti consistenti, e il più possibile costanti, dei prodotti.

Inizialmente gli incontri dei/lle “gasisti/e” avvenivano dopo cena presso la locale sezione dell’ANPI [Associazione Nazionale Partigiani Italiani], ma successivamente si è pensato di dare una presenza pomeridiana presso la Bottega “Cose dall’altro mondo”, per sottolineare la collaborazione e la finalità di intenti esistente fra i due gruppi e per iniziare a garantire una presenza fisica al pubblico eventualmente interessato ad avere informazioni sul consumo critico. Alcune persone, impossibilitate a partecipare agli incontri, hanno richiesto almeno un incontro serale al mese: ci stiamo organizzando…

La fase che stiamo vivendo attualmente è quella che prevede la costituzione di una vera e propria associazione culturale per rendere agevoli e trasparenti le operazioni di acquisto e di distribuzione dei prodotti. Chi fosse interessato è invitato a farlo sapere.

La costituzione ufficiale del GAS “Il pane e le rose” avveniva il 20 settembre 2006 alla presenza di 24 soci che eleggevano il primo Consiglio direttivo formato da Lorella Gallo, presidentessa, Mariella Restagno, vice-presidentessa, Erminia Canavese, tesoriera, Agata Faleschini, segretaria, e Giuliana Ghisolfi.

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Nello Statuto approvato si poteva leggere, tra l’altro, che la neocostituita associazione aveva come scopo
l’operare nel campo sociale e cooperativistico al fine di promuovere:
il consumo e la diffusione di prodotti biologici, naturali, eco-compatibili:
il sostegno dei piccoli produttori biologici, stabilendo con essi rapporti diretti che garantiscano un’equa rimunerazione;
la solidarietà tra i soci;
le attività culturali di sostegno alle iniziative di cui sopra e affini.
Gli strumenti utilizzati sono:
acquisti collettivi di prodotti;
assistenza ed informazione ai soci nel campo alimentare biologico e nei settori ad esso collegati (modalità di produzione e di distribuzione, “ricette” per l’uso, impatto ambientale, ecc.);
 promozione dei prodotti eco-compatibili e delle loro tecniche di produzione ed utilizzo.
 

«Avevamo promosso il GAS perché volevamo, e vogliamo tuttora, testimoniare che un mondo diverso è possibile», continua Lorella Gallo. «E nel corso degli anni oltre agli acquisti abbiamo anche fatto un’opera di sensibilizzazione sul rapporto cibo salute. In alcune occasioni collaborando anche con Enti pubblici. Inoltre non è mancato un certo impegno culturale e politico».

Lorella Gallo ricorda quindi alcune delle manifestazioni pubbliche promosse da “Il pane e le rose”, spesso in collaborazione con altre associazioni, a cominciare dal mercatino dei produttori, che riforniscono il GAS, fatto in occasione di una edizione di Fa’ la cosa giusta! – fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili”, per poi proseguire con le presentazioni di libri quali, per esempio, “Il dominio flessibile” di Renato Curcio (http://www.sensibiliallefoglie.it/) , “La decrescita felice” di Maurizio Pallante (http://www.decrescita.it/), “Meno 100 chili. Ricette per la dieta della nostra pattumiera” di Roberto Cavallo (http://errecavallo.wordpress.com/meno-100-chili/). Il gruppo dei “gasisti” ha poi promosso incontri con giornalisti, per esempio con Matteo Pucciarelli collaboratore de “La Repubblica” e di “Micromega”, ha partecipato attivamente alla campagna referendaria sulla difesa dell’acqua quale bene comune, ed ha organizzato serate con i film documentari della Zalab (http://www.zalab.org/).

Nel corso del tempo inoltre il rapporto con la Bottega “Cose dall’altro mondo” (http://www.coopcolibri.it/)  si è ulteriormente rafforzato; non solamente i soci del GAS vi acquistano i prodotti del commercio equo e solidale ma alcuni di loro vi dedicano anche volontariamente alcune ore. Inoltre la Bottega funge anche da sede del GAS, infatti ogni due settimane (il giovedì) i Soci vi si riuniscono per dividersi le merci arrivate, per incontrare i produttori ed anche, semplicemente, per parlare, discutere e, di quando in quando, anche organizzare qualche evento.

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Attualmente il Consiglio direttivo de “Il pane e le rose” è presieduto da Fabia Bessone.

« Il nostro GAS ha una decina di anni di attività, e credo che questo sia già un successo se pensiamo all’impegno personale che occorre per mantenere i contatti tra i soci e con i produttori», afferma Fabia Bessone. «Inoltre non abbiamo mai derogato dai principi e dagli scopi che hanno stabilito i costitutori: qualità degli alimenti acquistati, rapporto corretto con i produttori, e, nel caso di rapporti con aziende di una certa dimensione, per esempio la Cooperativa IRIS, il calzaturificio Astorflex o il bio-caseificio “Tomasoni”, verifica dell’esistenza di un’equa retribuzione dei dipendenti. Penso che adesso sia arrivato il momento di fare qualche ulteriore passo in avanti. Oltre agli acquisti di alimenti, detersivi e capi di abbigliamento si potrebbe vedere se è possibile farne anche nel campo dell’energia. Inoltre da alcuni anni, ogni tanto, parliamo di creare forme di mutuo aiuto tra i Soci, la famosa “Banca del Tempo”; forse è arrivato il momento di incominciare ad organizzarla».

Sui possibili sviluppi dell’attività dei Soci del GAS anche Lorella Gallo ha dei desiderata ed in particolare vorrebbe promuovere  una sorta di “università popolare”  in cui i Soci si possano istruire, possano informarsi e formarsi su temi culturali, sociali, economici e politici perché “vogliamo pane ma vogliamo anche rose”.