Paesaggi. Punto zero

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FULVIA  GIACOSA
Estate di mostre nel cuneese quella del 2022, troppe forse per poterle seguire tutte e scriverne in breve. Come scegliere tra cotante occasioni?
Alla fine ho deciso di suggerirvi non quelle più pubblicizzate o ambientate in luoghi prestigiosi, dedicate ad artisti di una certa fama nazionale e internazionale, bensì una innovativa esposizione di fotografi relativamente giovani che si stanno aprendo una strada nel bailamme dei circuiti d’arte contemporanea.
Innanzi tutto perché il domani è dei giovani a cui raramente si dà spazio e poi perché essi si dimostrano attenti alle problematiche di un mondo sempre più fragile e dalla memoria corta, schiacciato sul presente e disattento al futuro prossimo del pianeta, uomini compresi.
Non si tratta semplicemente di una mostra documentaria nel senso tradizionale del termine ma di una serie di testimonianze raccolte in un progetto aperto di cui l’attuale manifestazione intende proporsi come prima di una serie, da cui la dicitura “Punto Zero” che segue “Paesaggi” nel titolo. Un festival di fotografia cui hanno aderito fotografi affermati e nuovi ingressi, in tutto una ventina, che hanno percorso lo stivale per documentare il paesaggio italiano e le sue ferite. Alle immagini fotografiche e video si sono accompagnati momenti di incontro col pubblico e laboratori: il tutto organizzato dall’associazione cuneese FormicaLab-Aps e curato da Pietro Vertamy. Troviamo testimonianze dalle zone terremotate dell’Italia centrale (Accumuli e dintorni), dalla valle Vermenagna sconvolta dalla tempesta Alex, fenomeni di inquinamento e sconvolgimento climatico, ma anche indagini sui territori di confine, suggestioni di nature morte legate a povere cose trovate in un borgo di montagna, e tanto altro.
Come ha detto Vertamy “Nel sentire comune il paesaggio viene spesso visto come il cartolinesco, che è un genere con una sua dignità, una sua tradizione e i suoi maestri, in Italia in particolare, ma che è solo una piccola parte della sua rappresentazione dal punto di vista visuale e fotografico. Il paesaggio può essere un’esperienza di porzione di natura, anche antropizzata o urbanizzata, con un soggetto che fa un’esperienza del sé e che lo vive”. Citando Alain Roger definisce il paesaggio “una mediazione culturale …[che] esiste nel momento in cui esiste un artista, un poeta, un fotografo o un pittore che lo trasforma in un media per trasmettere qualcosa”.
La documentazione fotografica dunque va intesa come motore di comprensione del paesaggio che ci circonda attraverso l’esperienza diretta, ambienti vissuti personalmente prima che fotografati. In un certo senso si ribalta nella contemporaneità con le sue acuite fragilità ambientali quella sensibilità che aveva orientato alcune ricerche artistiche del secolo passato, in particolare la Land Art degli anni ‘65/’75, anche se là si trattava di operazioni “nello spazio allargato” (S. Sontag), veri e propri segni del reale attraversamento dello spazio naturale da parte di artisti che già denunciavano la disattenzione per un corretto rapporto tra uomo e natura. Molte delle azioni di questi artisti, prevalentemente americani, erano destinate a modificarsi o addirittura scomparire nel tempo, per cui di esse restava soltanto la documentazione fotografica. Da allora occorre constatare che la nostra memoria s’è accorciata parecchio: tale è la quantità di foto che documentano i disastrosi effetti climatici sulla nostra terra che ogni nuova immagine scaccia quella che la precede di pochissimo. Più che la “presa di possesso estetico” di un luogo caratterizzante le operazioni “land” (file di pietre, labirinti, calchi, impronte …) per i fotografi del progetto “Paesaggi. Punto zero” si può parlare di una dimensione etica, di una cultura dell’immagine che intende farsi memoria di lungo termine. Allora la documentazione degli interventi (foto o filmati, appunti, testi scritti) era operazione concettuale tutta interna all’arte; qui diventa una carrellata di storie vissute, anamnesi della realtà, indagine visuale sul e narrazione del paesaggio di questa nostra era antropica, testimonianza e monito.

Elenco degli artisti in mostra:
Marco Zorzanello, gruppo TerraProject, Dario Bosio, Andrea Petrosino, Studio Figure, Luca Nizzoli Toetti, Francesco Doglio, Daniele Lira, Marina Vincenti, Marco Buratti, Luca Giacosa, Luca Quagliato, Manuel Guffanti, Fabio Itri, Sara Furlanetto, Luca Prestia, Giancarlo Barzagli, Marco Rigamonti, Valentina Vannicola, gruppo OltreTevere.
Visite: dal 27 agosto al 18 settembre.

Orari: Palazzo Santa Croce, sabato e domenica ore 10-13 e 16-20; Chiostro di San Francesco, dal martedì alla domenica ore 15.30-18.30