Giovanni Tavčar. Tra speranza ed angoscia

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GIOVANNI TAVČAR

NUBE AZZURRA

Vivo sempre nella speranza
che il tempo
abbia ancora in serbo carezze
di tenerezza per me.

Nei miei pensieri
cerco di continuo le parole
adatte
per sconfiggere le solitudini
del silenzio,
i tramonti pieni di ombre,
le nebbie
che avvolgono le monotonie
dei giorni,
in attesa che l’immensa
nube azzurra
mi assorba e mi proietti
in un nuovo,
luminoso inizio.

SPESSO

Spesso nella vita
giungono improvvisi
dei momenti
nei quali niente
è più chiaro,
nei quali tutto si confonde:
voce, pensieri, volere.

Momenti squassanti
che sembrano artiglianti
presagi
di un fuoco corrodente
dal quale
non esiste visibile
via di fuga.

SOLO

Sono solo stasera
nel buio
della mia stanza,
con tutte
le mie ragioni
e con tutti
i miei innumerevoli
torti.

Sono solo stasera
a parlare
nel buio
della mia vuota
stanza.

Con i vivi
o con i morti?

SAREBBE ORA

Non mettetevi anche voi
a rendermi difficili
le mie giornate.

Ne ho già fino sopra la testa
di pensieri,
di mestizie, di dolori,
di inappagati desideri,
di giochi sleali,
di palesi contraddizioni,
di inutili tremori,
di spasmi appuntiti e laceranti,
di purulenti ferite.

Sarebbe ora
che anche per me spuntasse
qualche raggio di sole,
qualche serena bonaccia,
qualche valida carta
da poter giocare
con appagante successo.

DOLORI

I dolori,
questi angoli d’ombra
che ci percuotono,
ci penetrano, ci trapanano,
ci confondono,
ci assediano, ci vuotano,
ci trasportano
in circuiti tortuosi
e ostili.

Anticipi
di aspre solitudini,
di cieli in declino,
di baratri insondabili.

Eventi implacabili
che spalancano precipizi
di caos alienanti
e sommergono
gli sporadici balenii
di luce.

TRAMONTO

È bello adagiarsi
nell’incanto del tramonto,
quando l’aria s’acquieta
e il silenzio si fa
sempre più consistente.

Una magia senza nome
che m’avvolge tutto
e mi conduce nei giardini
dell’inconscio,
dove l’anima si riveste
del miracolo
di una vita infinita,
avvolta
nel luminoso palpitare
di una libertà
senza barriere e senza confini.

Giovanni Tavčar, Tra speranza e angoscia, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, MIlano 2022.

Dalla prefazione di Enzo Concardi

Dopo aver letto quest’ultima pubblicazione del poeta triestino Giovanni Tavčar – densamente esistenziale e riflessiva sulla condizione umana terrena e sul destino dell’individuo dopo la morte – la memoria è subito andata ai Pensieri di Pascal, che voleva sottolineare l’assurdità dei comportamenti umani, contradditori, incoerenti, a luci ed ombre, sempre altalenanti tra miserie e grandezze, bene e male. Ebbene, questa è una tematica fondamentale nella presente raccolta di Giovanni Tavčar, riscontrabile in molte liriche dalle quali si evince anche l’animo travagliato del poeta desideroso di pace interiore. Tematica che ha le radici nella sua incessante ricerca soggettiva, autobiografica del senso di ogni cosa – dai minuti accadimenti quotidiani ai grandi problemi e alle decisive questioni ultime dell’esistenza – ma che possiede una proiezione universale e quindi utile per la riflessione di ognuno. Seguendo dunque tale traccia non è difficile distinguere i versi spiccatamente sostenuti dalla dialettica dei contrasti, degli opposti, delle dicotomie, delle antinomie.

Se accostiamo le due liriche Nube azzurra e Spesso, ecco che abbiamo due quadri di vita sul filo del rasoio: la prima è ammantata di speranze ed attese, la seconda è sprofondata nei meandri del buio più profondo. Là il poeta vive sempre attese di un futuro migliore (carezze, tenerezze per sé, nuovi e luminosi inizi); qui invece lo smarrimento appare totale: «[…] / Momenti squassanti / che sembrano artiglianti / presagi / di un fuoco corrodente / dal quale / non esiste visibile / via di fuga» (Spesso). Così è anche in un’altra coppia di poesie: Dolori è zeppa di sostantivi e verbi che precipitano in una corsa al ribasso l’esistenza umana («[…] / Anticipi / di aspre solitudini, / di cieli in declino, / di baratri insondabili. // Eventi implacabili / che spalancano precipizi / [...]», mentre in Tramonto tutto concorre alla consapevolezza della libertà vissuta nella propria vita interiore, favorita dagli incanti e dalle magie del tramonto che inverano il miracolo di un’esistenza senza barriere e confini.Abbiamo dunque conosciuto la poetica delle negatività del mondo, a cui fa da contraltare la poetica della positività dell’anima e degli ideali del poeta, anche se mi pare che il suo messaggio non sia per nulla manicheo, in quanto sono propenso a credere che, piuttosto, egli voglia avvertirci di ricordare sempre che la linea discriminante tra il bene e il male, tra la luce e l’ombra, tra la disperazione e la speranza, è dentro ognuno di noi.

Giovanni Tavčar (1943, Trieste) ha pubblicato varie raccolte di poesie, tra le più recenti: Come le maree (2015), …dalla mia aria natia (2016), Il profumo delle memorie (2017), Viaggio di un poeta in cerca di un lettore (2018), Perché la vita sia… e altre poesie (2019). Ha inoltre scritto un libro di racconti Pulviscolari turgori (2016), un libro di riflessioni e meditazioni religiose Suprema avventura (2015), una biografia di Gesù La parabola terrena di Gesù (2018), due romanzi: Ritorno a Vienna (2016) e Armonici cromatismi emozionali (2017), Il dizionario dei compositori di Sicilia (2018). Ha inoltre pubblicato sette raccolte poetiche in lingua slovena. Scrive anche poesie in lingua tedesca. Si occupa pure di traduzioni poetiche (italiano, sloveno, tedesco). Giovanni Tavčar ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali.