Luce impellente: poesie inedite di Monica Santi

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Fotografia di Fabio Trisorio

Racconti russi. Li legge nella neve,
su un tronco disteso, al limite del bosco.
Sofferma.
Betulle alle spalle, e silenzio.
I piedi calzati di pelle grezza
sprofondati nello strato bianco, morbido.
“Per meglio sentirli”, dice
“i geloni e il ghiaccio nelle barbe”
tutto il flusso indomabile delle parole
uscite da menti perturbate.
Le fatiche gli esili le danze i delitti
li celebra con devota immobilità,
le spalle al gelo
la terra sotto il cielo sopra
mani rigide naso che cola.
Lo sguardo tradisce i fogli,
alzandosi sull’orizzonte traslucido.

*

Queste mille ceramiche murali
e il loro complessivo verdeazzurro,
una stonata tazzina di nero espresso
indigena.
Una pigra colazione lontana.
Terapia dello spaesamento.
Giovani anziane spazzano
con scopini corti, in lunghe vesti.
La sabbia si alza,
si riabbassa un poco più in là
operare infinito.
È un tempo lento
non gli importa quand’era e quand’è
a nessuno interessa dividerlo.
Il sole ci mette mano a piacimento.
mai contestato
lo onorano tutti i colori riflessi, e i motivi,
arabeschi rivelano arancio nascosto ore prima.
Un po’ d’oro, anche, in fili raffinati
offerti alla pupilla
che nel quadro della finestra
fissando
ad Oriente, sta.

*

Poi mi sono accorta che il vento
non lo ascoltavo da tempo.
Non mi concedevo l’agio
di ore strette, calde
di panno sul divano. Di libro;
e dietro lo scritto lui soffiava,
sentito finalmente
l’avevo mio, come
cuscino comodo dietro il collo.

Dopo tanto Oriente.
Orizzonti larghi non è tutto per la mente.
Servi anche tu. Pomeriggio lungo
di micro-azioni, e riflessi celeste.
Ti farò durare
ricostituente
un luogo di cura protetto, voluto lazzaretto.
Intimo oltre-mondo.

*

Ti racconterò da qualche parte
di quel vecchio fatto
che tenevo in serbo, che ti dovevo
non trovando mai il momento.
O era il momento a non voler venire
o qualcuno l’aveva sottratto,
circostanza assai beffarda
bizzarra dissonanza.
Tutto scritto in un flusso imprendibile
ch’era costato un giro dell’est del mondo
e mille giri dentro me.
Una grande radicale fatica,
svelare minuti strabilianti
capaci di deviare vite.
Spellate dal fato.
Spellati i detrattori, spillati vitalità e vigore.
C’erano una volta due, femmine bambine
sfiorate a febbraio, scontrate a maggio,
rimbalzate via.
Strada aperta come dopo le bombe.
Ti dirò che potevamo essere, sì
doveva solo cadere il destino più a destra.
Un millimetro.
Ci sarà un finalmente
sollievo dischiuso, luce impellente.

Monica Santi (1972) vive e lavora in provincia di Reggio Emilia. Scrive poesia e più raramente prosa già dall’adolescenza, avendo storicamente cura di coltivarla con passione e libertà più che di diffonderla, almeno sino ad ora. In forma cartacea undici poesie sono pubblicate sul n.53 della rivista “Le Voci della Luna” nel 2012, mentre su web due poesie compaiono nella puntata 10 del podcast “persino semplice” (2020).

(A cura di Silvia Rosa)