Tra i fumi lei plana– inediti di Daniele Cesaretti

Bruna Bonino finestra

DANIELE CESARETTI

Ossidiana

Pavimento vetrato
che soffia frammenti
di pelle a fiocchi
su di un cielo abbandonato,
che ha troppo atteso
la vanità umana solversi
nel pianto scosceso.
L’assume ora perenne,
bocca dormiente
e per quanto minacciata,
si rinnova indenne.
Cono rovesciato
si aggrappa alla crosta
divora i secoli,
ossigeno sintetizzato,
sfrangia la lucida pietra
svegliata dalla notte,
stringente nel suo dolore
si volta nel guardar su,
se tra i fumi lei plana,
immensa nella sua ira:
respira,
Ossidiana,
respira.

2017

*
Methuselah

Il profumo della dolina
si bagna della notte,
tra il docile cielo
e le gelide nuvole,
lingue di vapore
fiotti di rugiada,
energia quantica
scissa dal pensiero:
io l’ho creata al sole,
io la distruggo al buio.
Esplosioni di materia,
ametista, eliotropo, porpora,
infinite varianti di plasma,
particelle dominate
da una forza misteriosa,
un giorno la scoprirai
e l’abbraccerai,
nell’infinito silenzio
di un’attrazione invincibile.

Settembre 2017

*
Nodi

Desisto e sanguino.
Protratto verso delineati percorsi,
plurimi e casuali.
Sono qui e se non dove?
Accetto passivo la mia forma,
piuttosto che annidarmi a porti nuovi.

Voglio sapere, dove le telate vele,
vibrano tra i tramonti sfiniti
dagli sguardi di chi si ama,
se la carne si trova capace
di ancorarsi al dolore, così
morsa dai denti del destino.

E le cime strette dai nodi impiombati,
calmano la sete alle vele spiegate,
sono qui. Guardo gli anelli acquati
allontanarsi dalle chiglie scrostate,
riflettendo figure ondulate d’amanti
che si fiammano nella passerella.

Ho saputo, dove si baciano le prue
che rincorrono le salate promesse
al calmo incidere delle murate,
e le griselle in controluce al cielo,
librano tra i pennoni bracciati,
mi allontano dai passi dei miei domani.

Teatro Pietro Mascagni, Chiusi, 20 febbraio 2021

*

Non ancora

Io in pantofole
nel bianco asfalto,
accompagnato dalla notte
che tinge il mio profilo,
scontornando i capelli
nello scuro cedere
delle mosse figure.
Silenzio e solitudine,
gravo nell’intacco
dei solcati rigonfiamenti
calpestati sulla luce sferica,
dove è stato troppo
attendere la ciucca
dal ritmico pulsare
della caotica percezione
perpetrata nella mia
calotta cranica.
Punzecchiami nella panca,
saziami nel tentennare
dell’ovale prugna
di labbra appannato,
vaccinami l’anima.

27 marzo 2021

*

Salici piangenti

Salici piangenti
come gli stessi occhi
attese d’acciaio
sogni di plastica
tra polveri stellari
bevimi le iridi
guardami cedere
tra antimateria
e radiazioni ionizzanti.

Palazzone, 2021

*
Le parole che ora userei

Le parole che ora userei
sono quelle dimenticate
che nessuno ricorda
mai scritte o pronunciate
se dovessi ora scrivere qualcosa
anche su una corda
userei di certo queste parole a iosa
che nessuno ha mai impresso
so risulterebbe assai complesso
e apparerebbero più o meno così.

Marzo 2021

(Foto di Bruna Bonino)

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