Apologia dell’e-book

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Plinius Secundus Gaius, Historia naturale,Vinegia appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1561

PAOLO LAMBERTI

In parallelo alla diffusione degli e-book è nata una corrente di nostalgici del fascino della carta contrapposto al gelido bagliore dell’elettronica; ricordano la polemica di Platone contro la scrittura a favore dell’oralità. Una posizione un po’ da snob, nel senso etimologico (se accettiamo quello tradizionale): sine nobilitate erano gli studenti di Oxbridge che frequentavano i colleges per studiare e fare carriera. Gli aristocratici, cum nobilitate, vi andavano per l’accento e per divertirsi.

Oggi il lettore davvero aristocratico usa gli e-book per divertirsi e sfoglia solo libri di carta di stracci, ovvero libri antichi o di stampatori artigiani come Tallone: la carta di cellulosa la lascia al suo destino naturale, la carta igienica. Magari rimpiange i libri da tagliare, che lasciavano una nevicata di carta sul pavimento e richiedevano mano ferma ed un tagliacarte affilatissimo. Protagonista a sua volta del giallo classico inglese, insieme al maggiordomo.

Senza essere così schizzinosi, è comunque poco ragionevole preferire il cartaceo sempre e comunque: l’esperienza del libro fisico deve essere motivata dalla qualità di alcuni parametri: carta, legatura, carattere tipografico, correttezza di stampa. Se questi zoppicano, meglio l’e-book.

Cominciamo dalla carta: ci sono collane come i Meridiani che offrono un’esperienza piacevole, con una carta tanto sottile quanto resistente; oppure i Sellerio con la carta Palatina di Fabriano e i cartonati piacevolmente ruvidi delle copertine.

Più in generale negli ultimi decenni è migliorata la qualità della carta: la pur gloriosa BUR grigio/nocciola degli anni 50/60 lasciava più particolato fine di un diesel coevo; e gli stessi prestigiosi Millenni Einaudi tendono ad ingiallire. Oggi le carte sono più compatte, spesso lucide: è anche vero che in alcuni casi tagliano più delle concertine che proteggono le basi militari.

Ma il libro qualunque, da grande tiratura, è un prodotto industriale destinato ad obsolescenza programmata: non lasciatelo ai vostri nipoti, né consiglierei di annusarlo troppo: anche perché rischiereste di sfasciare la rilegatura. Come esistevano otto tipi di papiro (come ricorda Plinio senior), oggi si possono avere enormi variazioni nella solidità del libro: ma di libri cuciti non se ne vedono più, e sono quasi spariti i segnalibri che partivano da quelle eleganti cuciture, a volte multicolori, che formavano un ovale con il bordo del dorso.

Rimane un vantaggio al libro cartaceo, quello di offrire una varietà maggiore di caratteri rispetto ai nove font che mi offre per ora il Kindle. Ma già Word riassume le potenzialità dei tipi, richiamando nomi mitici come Garamond o Bodoni, mentre Adobe ha volutamente disegnato, come omaggio al passato, Lithos (epigrafia greca) Trajan (epigrafia latina) Charlemagne (mss anglosassoni). E se Kindle (per ora) trova come limite grafico maggiore le immagini, i colori e i disegni (nonostante la possibilità di ingrandimento), l’e-book scaricato su un computer dal grande schermo offre una visione superiore anche alle tavole dei libri d’arte.

Un altro vantaggio va segnalato: se si legge un libro, spesso si vogliono sottolineare parti oppure scrivere note: in tempi passati, quando si imparava a scrivere in maniera formale, calligrafica, spesso si trovavano tesori di note ed osservazioni, soprattutto nei testi di studiosi; magari difficili da decifrare, o sacrificati per ragioni di spazio, come la famosa ultima congettura di Fermat, enunciata e non dimostrata per margini troppo piccoli, e quindi rimandata di più di tre secoli. Oggi che la manualità dello scrivere o del tracciare linee è al tramonto, sottolineare un libro diventa sfregiarlo, per non parlare della disastrosa invenzione di biro ed evidenziatori, che riducono la pagina ad una discarica.

L’e-book invece permette di evidenziare con chiarezza e senza cambiare la grafica, e di inserire note che sono comunque salvate. Si possono inoltre evidenziare singole sezioni ed inviarle al proprio computer via mail, evitando copiature manuali o scannerizzazioni.

Altro significativo vantaggio è l’accessibilità immediata a quanto pubblicato all’estero: ricordo le prenotazioni e le lunghe attese se si voleva un libro inglese, per non parlare del cambio librario, un’autentica estorsione che aumentava il tasso anche del 30/40% rispetto a quello bancario. Ora esce un libro interessante negli USA, si legge la recensione sulla Review del NYT, e si trova subito su Amazon o sul sito della casa editrice.

E soprattutto si può scaricare l’anteprima: invece di sfogliare un libro in libreria, magari in piedi o allo stretto (almeno in Italia: altrove le librerie sono grandi e con comode poltrone), con il libraio che ti guata, ora ricevi un estratto che puoi leggere con comodo quando vuoi. Le case editrici intelligenti inviano ampi estratti, capaci di interessare il lettore e spingerlo all’acquisto, quelle meno sagge (comprese molte italiane) sono avare e spesso ti ritrovi il paratesto e poche righe del testo: così cancelli. Forse l’uso degli estratti convincerà finalmente gli editori a standardizzare l’indice dei contenuti all’inizio, il suo posto più logico, lasciando indice dei nomi (che per la saggistica dovrebbe essere obbligatorio!) e bibliografia alla fine.

Parlando di acquisti, l’argomento economico pesa notevolmente a favore del libro elettronico. Non è solo il costo puro del libro, che pure incide notevolmente, dal 20% in su, senza contare la maggior facilità di offerte. Per un lettore forte, è il costo della nuova casa più ampia, necessaria per ospitare i nuovi acquisti: personalmente, se avessi in cartaceo i miei e-book, dormirei sul pianerottolo.

Evidenziati i vantaggi del libro elettronico, rifiutati gli snobismi, veniamo ai veri difetti dell’e-book.

Il primo è comune a tutta l’elettronica: problemi di compatibilità. Da quest’anno il governo giapponese ha messo fuori legge i floppy disk, che curiosamente hanno ancora estimatori e nostalgici nell’arcipelago del Sol Levante. Data la rapidissima obsolescenza dei supporti informatici, anche il papiro, con una vita utile di pochi decenni, sembra un caposaldo: in fondo ne leggiamo ampi frammenti dopo più di due millenni.

Oltretutto non è solo un problema di formati in mutamento, ma anche di standard diversi in contemporanea. Il mondo di Kindle è autosufficiente, ma chiuso, se hai formati come epub non puoi leggerli su Kindle e viveversa, così l’iscrizione ad esempio a MLOL (Medialibraryonline), piattaforma di prestito digitale delle biblioteche italiane, richiede un tablet o un cellulare.

Sicuramente il limite maggiore dell’e-book è la sua virtualità: si acquista non un oggetto-libro, ma il diritto a scaricare una serie di bit, che rimangono in un cloud totalmente al di fuori della proprietà e della portata dell’acquirente. Non si devono più temere fiamme, acqua o traslochi, ma black-out o lettori di e-book fulminati. Oppure la forma più efficace di censura: se Amazon cancella un libro dal cloud, non c’è modo di salvarlo: ricordiamo che nel 2009 Amazon cancella dal cloud e da tutti i Kindle 1984 di Orwell per problemi di copyright.

Ancora più insidiosa è la capacità di indirizzare la produzione libraria: Amazon non solo ha le statistiche di vendita, come le case editrici, ma sa anche quali libri sono effettivamente letti e da quante persone: offrendo anche un servizio di editoria (self-publishing) e usando gli algoritmi basati su questi dati, l’e-book amplifica il fenomeno imitativo già ben noto nelle mode letterarie. Ad esempio, quanti monasteri medievali pieni di assassini ed eretici dopo Il nome della Rosa; o quanti romanzi epistolari amorosi dopo il Werther goethiano (Foscolo incluso)? Ora il fenomeno può essere guidato ed amplificato a dismisura: i generi letterari, un tempo fortezza dei classicisti, ora sono gli strumenti di un mercato segmentato con una finezza simile o maggiore di quello dell’auto. Così ci sarà la categoria gialli, sottocategoria gialli storici, sotto-sottocategoria ambientazione medievale, sotto-sotto-sottocategoria investigatore modello Sherlock Holmes. E così via per ogni sfaccettatura, e addio ai Romantici con la loro ribellione ai generi letterari.

In fondo credo che per molto tempo continueremo con una coesistenza tra libro cartaceo ed elettronico, senza troppi drammi: il lettore occasionale sarà più incline al cartaceo, il lettore forte sceglierà in base alle convenienze. Nulla di nuovo, per secoli papiro e pergamena, volumen e codex hanno convissuto, con diverse destinazioni e diverso prestigio. Fatto curioso, se il passaggio al codice pergamenaceo è dovuto in gran parte all’influsso del cristianesimo, la curia pontificia continua a privilegiare il papiro sino quasi alla fine del primo millennio, quando l’importazione dal mondo islamico si fa difficile.

Sempre che Amazon sopravviva, al pari del Web: va però detto che nel mondo virtuale noi mettiamo anche la nostra ricchezza finanziaria, e in caso di collasso totale non credo che sarebbero i libri elettronici ad essere al centro della nostra preoccupazione.

Si tratta di avere fede: accumulare libri in un altrove, come «accumula[re] invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt. 6,20). Consapevoli che il cloud esiste, ma non è eterno; mentre il Regno dei Cieli è eterno. Se esiste.