SottoEsposto, esplorazioni urbane di Marzio Scanavino

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Le esplorazioni urbane, conosciute anche come “Urbex”, consistono nel visitare edifici e luoghi in stato di abbandono, accompagnando molto spesso tali visite con una documentazione fotografica che ne colga il fascino intrinseco e con la ricerca della storia del luogo.

Muri scrostati, vetri rotti, polvere, odore acre di muffa, silenzio, tracce del passaggio di animali, danni provocati dall’uomo e umidità che lentamente corrode travi, murature, mobili e oggetti di uso quotidiano… Questo è il mondo in cui si muove un esploratore urbano, questi sono i soggetti delle sue fotografie.
Un mondo nascosto ma allo stesso tempo in vista, statico nel suo inutilizzo ma in continuo mutamento per lo scorrere del tempo, un lento ed inesorabile disfacimento, cui fa eco un senso di dignitosa resistenza e di speranza di rinascita. Questi luoghi rivelano il loro fascino e le loro storie tramite i frammenti della vita di chi vi ha vissuto e i resti di un passato a volte semplice, a volte grandioso. Tutto trova un suo punto comune nel degrado dell’abbandono, che viene documentato attraverso gli scatti rubati dall’urbex.

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La ricerca del fascino delle rovine e della decadenza affonda le sue radici in alcune correnti del pensiero romantico, collegandosi a quelle pulsioni, sia nella cultura che nell’arte, che spingevano ad esplorare e riscoprire i luoghi storici ed i loro ruderi.
Con le dovute differenze anche gli esploratori urbani si muovono con gli stessi ideali di curiosità, ricerca storica, artistica e, soprattutto, rispetto.
Il loro motto “prendi solo immagini, lascia solo impronte nella polvere” riassume questo rispetto: non trafugare nulla, non danneggiare nulla né per entrare né muovendosi all’interno, non lasciare rifiuti, non imbrattare con scritte.

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Marzio Scanavino, classe 1981, manifesta sin da piccolo una curiosità e un’attrazione verso i posti abbandonati, gli edifici militari e la loro storia. Un seme che germina molti anni dopo con le prime uscite per esplorare i bunker delle Alpi e che lo porta a conoscere il mondo dell’Urbex e della fotografia.
Da lì inizia il percorso di SottoEsposto: la sua firma, che ben rappresenta l’imperfezione dei posti visitati e degli scatti, nonché le atmosfere scure che permeano quei luoghi e le foto stesse.
SottoEsposto tratta di archeologia moderna e abbandoni: è un grande contenitore di immagini, storie, personaggi ed atmosfere, nel quale la mente del fotografo ama perdersi, alla ricerca dell’essenza di questi viaggi anomali.
Ma i viaggi fotografici di Scanavino non sono composti solo di abbandono: nel tempo hanno trovato posto anche altri luoghi, fuori dai grandi flussi turistici, scorci di ogni giorno, che non sempre si ha il tempo di osservare, micro mondi, dove gli insetti e le piante sono giganti. Qui talvolta il personaggio di Zeka, alter ego del fotografo, fa la sua comparsa e si prende la scena…

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Le foto qui inserite fanno parte della mostra “Finestre sul Lockdown”, esposta ad Alba in ottobre. Margutte ne ha scritto qui.

Abbiamo chiesto a Marzio Scanavino di parlarci del suo lockdown:
«Le foto che ho messo in mostra sono stati il mio appiglio durante il lockdown, perché non potendomi spostare per scattare mi sono buttato a capofitto a riordinare l’archivio, riprendendo in mano scatti vecchi e meno vecchi che ho rielaborato, facendovi confluire gli stati d’animo passati in quei periodi di isolamento forzato.
L’atmosfera cupa e oscura dei luoghi abbandonati riassume molto spesso tutto ciò che fa più paura: l’erosione del tempo, i ricordi dimenticati, il vuoto, l’assenza, l’obsolescenza, il pericolo, il tracollo, il degrado, unito alle storie legate al luogo stesso. Dare voce, o meglio, dare un aspetto a queste sensazioni, dalle quali tendenzialmente si vorrebbe fuggire, ma che pure fanno parte di noi, della vita, diventa un modo per esorcizzarle.
Certo non ci sono soltanto sensazioni brutte, storie cupe e di luoghi morti, perché l’altro aspetto legato all’abbandono è la resistenza ad un destino di disfacimento e distruzione, una dignità composta e discreta che sembra protendersi verso una nuova rinascita e si traduce come una voglia di tornare alla normalità. Un parallelismo con quanto abbiamo sperimentato durante la pandemia.
A questo secondo aspetto ho voluto collegare un “post-lockdown”: ritrovare lo stimolo ad uscire, pur non come in precedenza per il clima di incertezza.
Anche in questo frangente la fotografia ha giocato per me un ruolo fondamentale, perché mi ha spinto a cercare nuova linfa e nuovi stimoli tramite quei luoghi del territorio meno conosciuti e quindi fuori dai grandi flussi turistici e dalle folle, in cui poter ritrovare il gusto di stare all’aria aperta e svagare la mente in modo creativo, senza dover fare i conti con gli assembramenti.»

Facebook/Instagram: Marzio Scanavino / SottoEsposto

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A cura di Silvia Pio