Antichi suoni dell’aria

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GABRIELLA MONGARDI

La stagione “Mondovì Musica 2020/21”, benché forzatamente ridimensionata  nel numero degli appuntamenti a causa della pandemia, anche se in miniatura ha conservato la varietà delle proposte che la caratterizzava, e il terzo appuntamento, sabato 12 maggio, è stato all’insegna della musica folk del gruppo Birkin Tree, uno dei massimi rappresentanti in Italia di quel genere di musica.

Fondati nel 1982 da Fabio Rinaudo e Daniele Caronna, appassionati di musica tradizionale irlandese, i Birkin Tree sono l’unica formazione italiana – e una delle pochissime nel mondo – a esibirsi regolarmente in Irlanda. Negli anni hanno suonato con alcuni tra i più importanti musicisti irlandesi come Martin Hayes & Dennis Cahill, i piper Liam O’Flynn e Mick O’ Brien, i cantanti Cyril O’Donoghue e Niamh Parsons, le arpiste Grainne Hambly e Seana Davey, gli organettisti Murty Ryan e Dereck Hickey. Si sono esibiti in trasmissioni radiofoniche e televisive nell’Unione Europea, oltre che in Russia, Australia e Stati Uniti; a febbraio di quest’anno hanno preso parte alla prestigiosa rassegna “I concerti al Quirinale”. A Mondovì l’ensemble era composto da: Laura Torterolo (voce e chitarra), Fabio Rinaudo (uillean pipes, whistles), Michel Balatti (flauto traverso irlandese), Luca Rapazzini (violino, voce), Claudio De Angeli (chitarra, mandola e banjo).

Il programma alternava suite di musiche strumentali destinate alla danza, con ritmi scatenati, ipnotici, a canzoni o ballate struggenti e melanconiche, e i musicisti l’hanno arricchito con dettagliate presentazioni e battute autoironiche, oltre che con un applauditissimo bis.

Solitamente i brani sono aperti da un solista (ora la voce umana, ora la cornamusa irlandese, ora il flauto traverso, ora il violino) a cui poi si aggiungono gli altri musicisti in un crescendo di energia sonora; chitarra, mandola e banjo costituiscono per lo più l’ordito armonico e dinamico dell’affascinante tessitura ritmico-melodica creata dai solisti, in un dialogo musicale vorticoso e trascinante, in bilico tra virtuosismo e pathos – e non si sa quale degli interpreti ammirare di più.

I pezzi affondano le loro radici in un repertorio che risale al XVII secolo, è stato continuamente ripreso ed arricchito e così è arrivato fino ai giorni nostri: hanno il fascino di una musica senza tempo che, soprattutto nelle canzoni, racconta storie d’amore e di guerra, di sogni e delusioni e morti – in una parola, la nostra storia…