«Come quando la musica rallenta prima di tacere»: la poesia sull’orlo del silenzio

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GABRIELLA MONGARDI

La silloge poetica di Rosa Salvia Quella strana assenza di gravità, appena uscita presso l’editore Ladolfi di Borgomanero, offre una precisa “guida alla lettura” con la datazione dei testi (tutti risalenti agli anni 2019-2020) e con gli esergo antitetici di Penna e Joyce che, aprendo rispettivamente la prima e la seconda parte del libro: Io vivere vorrei addormentato / entro il dolce rumore della vita (Sandro Penna) e La vita è sospesa nel dubbio come il mondo nel vuoto (James Joyce), disegnano le coordinate entro cui oscilla indecisa, lacerata la poetessa. Da un lato, c’è il desiderio di far risuonare nei versi “il dolce rumore della vita”, di aprire la poesia alle piccole cose, alle umili gioie dei giorni e “addormentarsi” nella speranza di una Presenza rassicurante e protettiva («chi sa se Qualcuno ci prenderà / per mano»): di qui la dimensione diaristica che accomuna moltissime liriche, non solo quelle della sezione intitolata per l’appunto Diario minimo. Dall’altro lato, c’è la consapevolezza che si vive senza verità assolute, sospesi nel dubbio del vuoto («la nostra anima [che] è quel salto nel vuoto / da cui una volta / arrivammo»;  «e non è solo memoria di ricordi / quell’immagine di vuoto, / quella specie di corruccio sulle lapidi» e la poesia allora si fa carico di ciò che forse non le competerebbe, “dare un senso / all’istante”, al tempo, agli eventi, e diventa di volta in volta “Baedeker”, meditazione, denuncia, compianto, implorazione…

Così nella prima sezione della raccolta l’autrice, rifacendosi liberamente al celebre motto oraziano ut pictura poesis, ispira le sue poesie a dipinti, statue, chiese, monumenti artistici e paesaggi (per questo Marco Vitale nella postfazione parla di “Baedeker”): non certo per mettersi in competizione con quella bellezza, ma per ricrearne l’emozione e conservarla nel tempo, secondo l’altro grande insegnamento oraziano sulla funzione eternatrice della poesia.

La propria concezione della poesia Rosa Salvia la esprime invece in due liriche del 2020, Io esploro relitti («Io esploro relitti / visito grotte sulfuree / vado per viuzze di orti e di chiodi / accendo candele / ascolto silenzi / leggo tarocchi / scrivo versi / senza forzare nessuna parola») e Un piccolo fuoco: 

Quando non riesco più a sottrarmi al dolore,
nel verde degli alberi che increspa le cose
raccolgo tutto quello che la vita deposita
per continuare, ne faccio una miniera
portata in dono alla notte
un vangelo che mi aiuti a cogliere
tregue infantili –
a vivere rasente alle cose, ai solchi –
a definire il limite nel cono convesso
del verso –
a mantenere il movimento di fondo,
l’obiettivo ancestrale, un piccolo fuoco
che bruci dentro di me; per quanto piccolo,
per quanto nascosto.

La poesia della Salvia sgorga da due fonti: da un lato il confronto con la realtà e i problemi del nostro tempo – la distruzione della foresta amazzonica, i profughi, la pandemia di Covid-19 (si vedano le sezioni Anno di piombo e La misura del tempo), perché non esiste poeta senza una comunità di riferimento, un poeta è sempre in qualche modo un “portavoce”; dall’altro il “piccolo fuoco” interiore che la poesia custodisce e segretamente alimenta. Come sottolinea acutamente il prefatore, la capacità di comprendere il proprio vissuto interiore è essenziale in un poeta – e qui è potenziata dalla filosofia, com’è evidente in particolare nell’ultima sezione della raccolta, dedicata Simone Weil, la pensatrice ebrea convertitasi al Cattolicesimo, le cui parole-chiave (ombra, grazia, silenzio, assenza, altri) diventano i fulcri intorno a cui ruotano i due poemetti conclusivi della raccolta. E probabilmente dalla Weil deriva anche la gravità del titolo, stante che per la Weil la natura è dominata dalla pesanteur, la gravità, il determinismo, i rapporti di forza, e perciò l’unico bene raggiungibile dall’uomo è nella dimensione soprannaturale della grazia: quella strana assenza di gravità, appunto, che la poesia nel suo “fare” strenuamente cerca e a tratti attinge.