Finnegan si sveglia

Bruna Bonino-finnegan

RICHARD BERENGARTEN

Per Alastair Reid

Finnegan si sveglia e cammina, salmastra è l’aria.
Gabbiani aleggiano e sule si tuffano. La scogliera è solitaria.
Sgombra la costa, e nessuna presenza è necessaria.

Aveva sognato che in un brandello di sogno in distanza
la pioggia avvolgesse il risveglio con fragranza
mentre il vento d’alto mare portava nuvole in sequenza.

All’inizio, era l’originaria Parola terribile
in forma di pietra: grezza, integra, immobile.
Ma ora, in volo nel vento, un uccello nobile,

un enorme falco pescatore, si tuffa dall’alto
veloce ad afferrar la preda. Si sveglia e il giorno è adulto.
Il vento gli soffia attraverso e lo chiama: via svelto.

***

Mattino di novembre. La neve non è lontana.
I morti si svegliano sulla scala yeatsiana.
“Non è Venere lassù che trema mondana?”

scherza Finnegan, sbadiglia astuto, come un serpente.
“Giuro, è la mia ultima battuta veramente.
Madonna, il mio ultimo giorno nascente!

Vade retro, sparisci, avvizzito parlare,
ché ora annuso ciò che fu impossibile afferrare
col tanfo delle alghe sul lungomare.

Parole, siete la pelle che il mio corpo muta
e che rifiuto ora come storia compiuta
un silenzio sacro cala sulla mia faccia ritrovata”.

***

Sfrontato Finnegan è in piedi, perduto tra la neve,
robusto con mani gelate, come colui che riceve
la corpulenza e profondità delle parole, la loro risacca breve.

L’artiglio dell’aquila afferra un pesce sfigato.
Finnegan esprime l’ultimo desiderio sfacciato.
La scommessa è aperta, il destino sconosciuto.

“Padre celeste, che io lavori con zelo
che abbia parte nella vita eterna in Cielo
che sia un vaso di coccio, una scorza, uno stelo”.

La neve si dissolve in mare striando
di pallida luce e di raggi gelati il mondo.
I vivi ritornano come un’onda, sognando.

(Traduzione di Silvia Pio)

L’importante opera di James Joyce, Finnegans Wake (pubblicata nel 1939), è stata interpretata come un unico sogno, o forse un’unica notte di sogni.
In un caso o nell’altro, viene da chiedersi se il sogno, o la notte, non siano la vita stessa. Finnegan si sveglia, poesia scritta nel 2017 e pubblicata qui per la prima volta, esplora cosa avrebbe potuto succedere quando Everyman-Finnegan, cioè l’uomo che rappresenta tutti noi, si sveglia ed esce dal sogno, il suo sogno, il nostro.
C’è un’altra domanda: dove si potrebbe svegliare? La risposta è: in nessun altro luogo se non vicino al mare.

Foto di Bruna Bonino

Versione originale in inglese