Arrenditi!

(da Wikipedia)

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FRANZ KAFKA

Era molto presto di mattina, le strade pulite e vuote, andavo alla stazione. Quando confrontai l’orologio della torre con il mio, vidi che era già molto più tardi di quanto credessi, dovevo accelerare molto il passo, il terrore/sconcerto per questa scoperta mi fece diventare insicuro sulla strada da fare, non ero ancora molto pratico di questa città, per fortuna c’era un vigile nelle vicinanze, corsi da lui e senza fiato gli chiesi la strada. Lui rise e disse: «Da me tu vuoi sapere la strada?». «Sì – dissi io – perché da solo non so trovarla.» «Arrenditi, arrenditi» disse lui e si girò con grande slancio, come fa la gente che vuole essere sola con la sua risata.

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Un trattato di filosofia condensato in un racconto di poche righe, denso come una poesia; la condizione esistenziale dell’uomo rappresentata in un quadro alla De Chirico, con pochi elementi essenziali e tanto vuoto – un quadro perfetto, in cui non si può spostare, aggiungere o togliere nemmeno una parola o una virgola, perché tutto ciò che viene “citato”, proprio per come e dove viene nominato, diventa ipso facto “emblema”. Che potere, la lingua di Kafka!

La prima frase ci dà le coordinate spazio-temporali: una città deserta, di primissimo mattino. In questa città uno straniero va alla stazione: è arrivato da poco, non la conosce nemmeno ancora, eppure deve già andarsene via – anche perché per lui non è possibile mettervi radici, il suo tempo non coincide con quello della città, il suo disorientamento è totale. Invano chiede indicazioni a chi dovrebbe saperne più di lui: ne ottiene in risposta solo una risata, e l’invito ad arrendersi…

Il vigile con la sua risata non vuole schernire lo straniero, tant’è che si volta di slancio per rimanere da solo con se stesso: ride perché ha capito “l’infinità vanità del tutto”, per dirla con Leopardi, ma non può certo rivelarla allo straniero. Nella vita, infatti, ciascuno deve cercare la propria strada per arrivare alla stazione finale, prima che sia troppo tardi, e in questa ricerca ciascuno è solo, si muove in uno spazio e in un tempo soltanto suoi…

Ma il titolo del racconto non è “La risata”, bensì “Arrenditi” – e questo ne è forse il messaggio profondo. Arrenditi, lascia perdere, non cercare la strada: perché, come scrive il poeta spagnolo Machado, il cammino non esiste, il cammino si fa camminando – e solo dopo aver camminato, voltandosi indietro, lo si riconosce…

(traduzione e commento di Gabriella Mongardi)