Considerazioni metaforiche sulla nebbia

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SILVIA PIO

1. La nebbia è una formazione nuvolosa a contatto con il suolo che si verifica quando l’aria negli strati bassi dell’atmosfera risulta particolarmente stagnante e l’umidità si condensa. Si forma in condizioni di cielo sereno e tempo stabile nelle ore più fredde. Durante il giorno il sole riesce quasi sempre a farsi strada, anche se esiste la possibilità che il fenomeno persista per tutta la giornata
Quindi: il cielo è chiaro, l’inverno sembra più sopportabile, ed ecco che la nebbia ci ricorda che l’offuscamento e il freddo sono diretta conseguenza del bel tempo, il quale può venirci precluso.

2. La nebbia è tipica di alcune zone in Italia, in particolare le pianure e le valli chiuse. Nella Pianura Padana staziona per mesi “che sembra di essere in un bicchiere di acqua e anice” (Paolo Conte). I suoi abitanti ci convivono, ci si muovono, trovano riferimenti nonostante.

3. Infiniti sono gli esempi letterari nei quali compare la nebbia e impossibile per un autore non citarla almeno una volta, se ne ha fatto l’esperienza. E l’esperienza della nebbia è sempre personale e peculiare.

4. Nel territorio dove sono nata, la nebbia segna un confine tra le zone basse e le sommità delle colline, trasformando quest’ultime in isole emergenti da un impalpabile mare di colore bianco. È lo stesso confine che hanno tracciato la storia, antica e più recente, le possibilità e le sensibilità, le differenze tra la gente di pianura e quella di collina e montagna.

5. È esaltante attraversare quell’ambiente indistinto e, mano a mano che si sale, arrivare gradatamente ad intravedere le cose. Per prima si coglie la forma del sole, ancora filtrato e che si può fissare con gli occhi. Poi i colori emergono e si definiscono. E infine si sfora la barriera e tutto scintilla di luce.
Ma c’è anche da dire che camminare in città immersi nella nebbia è una sensazione di segretezza, protezione e anonimità nella quale perdersi e ritrovarsi.

6. La zona dove sono nata è terra di vini e uno dei vitigni autoctoni è il Nebbiolo. Secondo alcuni il nome deriverebbe appunto da nebbia: forse perché, a causa dell’abbondante pruina, i suoi acini sembrano quasi offuscati, o forse per via della maturazione tardiva dell’uva, che obbliga sovente a vendemmiarla al tempo di brume autunnali.
Un buon bicchiere di Nebbiolo aiuta queste considerazioni senza guinzaglio.

7. La nebbia si presta a perfezione per rappresentare questo periodo: procediamo con cautela perché non si capisce bene cosa abbiamo davanti, ma con la fiducia che stiamo andando nella direzione giusta (qualunque sia).

(La foto è di Giampiero Johnny Murialdo)