I palloni dell’Epifania

IMG_2219PIERGIORGIA ODERDA

I bruciatori ruggiscono, gli involucri distesi sull’erba cominciano a gonfiarsi nei loro colori,  esplode l’entusiasmo della folla assiepata in Parco Europa: è di nuovo Epifania. Ed Epifania a Mondovì vuol dire mongolfiere, vuol dire curiosità e allegria intorno ai giganti dell’aria che di anno in anno ritornano per il grande raduno internazionale.

Ecco, i palloni decollano, i bambini gridano, i grandi sorridono. Poter essere lassù tutti quanti, vedere la terra che si allontana, abbracciare in uno sguardo tutta Mondovì, così bella nel rosso dei tetti, nell’intreccio delle strade antiche, e poi allargare lo sguardo tutt’intorno, a questo angolo di Piemonte ancora così verde, protetto dalle montagne e benedetto dal clima. I palloni dell’Epifania regalano ogni anno un sogno di libertà agli spettatori che seguono, naso all’insù, la loro danza aerea, mentre la musica dei bruciatori graffia l’azzurro.

Quanta strada, anzi, quanto cielo da quel lontano giorno del 1980, quando la prima mongolfiera dell’epoca moderna fece la sua apparizione a Mondovì. Suscitò meraviglia, e in qualcuno anche paura. Una vecchia contadina che se la vide piombare nel campo, con quel bruciatore che sfiammava per ridurre la velocità di discesa, scappò a gambe levate, urlando: «È il diavolo! È il diavolo!»

No, non era il diavolo, anzi. Le mongolfiere sono oggi presenze amiche nel cielo monregalese, i contadini che le accolgono nei loro campi festeggiano sempre con entusiasmo il pioniere del moderno volo in mongolfiera, John Aimo, e i suoi colleghi piloti, i suoi allievi, italiani, inglesi o africani che siano: gente di tutto il mondo unita dalla passione per il volo libero, senza confini, alla moda antica.

Forse è proprio questo che attira, nei palloni volanti. Non sono cambiati granché dal tempo dei fratelli Montgolfier, continuano a essere fatti di tessuto, a essere alimentati dal fuoco, non hanno motore né timone che li sostenga e li guidi. Sono grandi bolle d’aria calda che salgono e scendono di quota, alla ricerca di correnti che le trasportino dove loro vorrebbero andare. Ma il vero padrone è il vento, è lui che comanda, a lui devono abbandonarsi.

Volare in pallone è un’esperienza d’entusiasmo per il passeggero, perché gli regala un punto di vista del tutto nuovo da cui osservare il mondo, un’avventura in balia del vento da conservare nel ricordo. Ma c’è chi non s’accontenta di galleggiare nell’aria, e vuole guidarlo, questo pallone, vuole domarlo, dirigerlo. È così che si diventa pilota da competizione, è così che John Aimo, di gara in gara, ha costruito nell’arco di trentacinque anni il suo curriculum di campione a livello nazionale e internazionale. Trentacinque anni di sacrifici, di fatica, soprattutto di passione. Per il volo e per la sua Mondovì, costruendo intorno a sé un gruppo di appassionati, una scuola, un aeroclub.

Con la passione e l’impegno sono arrivati i risultati: dapprima il volo di Capodanno dei piloti locali per gli auguri alla città, che dal 1981 è una tradizione consolidata, poi il Raduno dell’Epifania, nato nel 1989 e cresciuto negli anni a livello mondiale, poi ancora nel 2001 la mongolfiera istituzionale cui la città di Mondovì scelse di affidare la sua immagine, infine i World Air Games, le Olimpiadi dell’aria, che nel 2009 hanno consacrato Mondovì capitale internazionale del volo in mongolfiera.

la gara della torre

I piloti italiani e stranieri amano il cielo monregalese, dove giocano e gareggiano in libertà, e la gente ama loro: perché il Raduno dell’Epifania ha creato amicizie, ha regalato sogni. Un concorso per venti posti sulle mongolfiere del raduno vide nel 1991 la partecipazione di quattromila studenti; l’anno dopo toccò a venti nonni decollare in volo premio; centinaia e centinaia di bambini hanno sperimentato negli anni l’emozione di un decollo, per quanto vincolato, grazie alla generosità di alcuni piloti che rinunciavano al volo libero nell’azzurro per far gioire tanti piccoli cuori.

Si è già visto di tutto, nel cielo di Mondovì: accanto alle placide forme tradizionali si sono levati in volo dirigibili, api, tartarughe, giornali, un darth vader da guerre stellari, perfino un gigantesco scozzese con tanto di cornamusa…  E sono stati conseguiti record mondiali in mongolfiera e in dirigibile che hanno immortalato il nome della città nei registri della Federazione aeronautica internazionale.

Ma è la quotidianità quella che conta. Quasi non passa giorno che un monregalese, alzando gli occhi, non veda un pallone transitare in cielo: Bene, anche oggi si vola, è il pensiero rassicurante. Perché anche i grandi, come i bambini, hanno bisogno di sognare. E quel sogno colorato diventa a gennaio la grande festa di tutti, quando i bruciatori ruggiscono, gli involucri si gonfiano, l’entusiasmo esplode: sì, è di nuovo Epifania.

Immagini di Piergiorgia Oderda

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