Mantova, regina del Rinascimento

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GIANCARLO BARONI

Mantova e i Gonzaga. La loro signoria inizia nel 1328 con una congiura e un violento colpo di mano a scapito dei precedenti signori, i Bonacolsi, e dura quasi quattro secoli terminando nel 1707. Proprietari terrieri, condottieri, prestigiosi mecenati e collezionisti d’arte, abili diplomatici capaci di intessere una rete di alleanze matrimoniali con le più importanti famiglie italiane ed europee (dagli Este ai Visconti, dagli Hohenzollern agli Asburgo…). All’inizio capitani del popolo e vicari imperiali, dal 1433 marchesi per volontà dell’imperatore Sigismondo e, grazie a Carlo V, dal 1530 duchi. Sotto la loro signoria Mantova diventa una delle capitali del Rinascimento, anche per merito della colta e raffinata Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga, amante della pittura, delle lettere e della musica, abile nel governare, il cui motto “Nec spenecmetu” (“Né con speranza né con timore”) ne sottolinea la saggezza.

Il Palazzo Ducale è una città nella città, un vasto insieme di edifici, un succedersi interminabile di appartamenti, sale, gallerie, cortili, giardini…Comprende anche la chiesa di Santa Barbara e il castello di San Giorgio, probabilmente cominciato nel 1395 da Bartolino da Novara che alcuni anni prima aveva progettato il castello di Ferrara. Qui Andrea Mantegna dipinge magistralmente, fra il 1465 e il 1474, la “Camera Picta” o “Camera degli Sposi” dove il marchese Ludovico II viene raffigurato, celebrato e immortalato assieme alla moglie Eleonora di Brandeburgo, ad alcuni figli e a esponenti della corte. Sul soffitto ligneo della Stanza del labirinto il motto ripetuto “forse che sì forse che no” finisce per ricordarci che il destino e la sorte sono incerti e labili. Il cuore cittadino è la scenografica Piazza Sordello, sulla quale si affaccia la parte più antica del Palazzo Ducale, ma il punto di vista più suggestivo è da ponte San Giorgio e dai laghi, formati dal fiume Mincio, che bagnano e abbracciano la città.

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Di palazzi signorili Mantova è ricca, ad esempio Palazzo D’Arco la cui sala più famosa ha le pareti decorate con segni zodiacali, miti e grottesche. Su tutti primeggia Palazzo Te, altro luogo simbolo dei Gonzaga e della città, villa destinata a svaghi, ozi e feste ducali. Ideatore del progetto e degli affreschi interni è Giulio Romano che a Mantova si trasferisce nel 1524 abitandovi fino alla morte. Nella Camera di Psiche i dipinti sono di argomento amoroso e sensuale; la visionaria Camera dei Giganti ci ammonisce a non sfidare gli dei e i potenti; sei purosangue a grandezza naturale, selezionati campioni vanto dei Gonzaga, ci guardano dalle pareti della Sala dei Cavalli.

Quasi trentenne arriva a Mantova il patavino Andrea Mantegna; sua moglie Nicolasia è figlia di Jacopo e sorella di Giovanni Bellini. Mantegna diventa pittore di corte del marchese Ludovico e muore a Mantova nel 1506. Quasi di fronte al Tempio di San Sebastiano (progettato da Leon Battista Alberti verso il 1460 e terminato a inizi Cinquecento) Andrea Mantegna costruisce all’incirca negli stessi anni la sua Casa; di fianco a questa, poco dopo la morte del pittore, viene iniziato il Palazzo di san Sebastiano che un tempo conteneva i Trionfi di Cesare e che adesso ospita il Museo della Città.

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Le bellezze artistiche che ancora ci affascinano sono però quanto sopravvive delle meraviglie di un tempo. La sfarzosa collezione dei Gonzaga, la “Celeste Galeria”, comprendeva infatti migliaia di quadri, sculture, arazzi, ori, argenti, gioielli, gemme, cammei, monete, cristalli, porcellane, armi, mobili, oggetti preziosi. Con l’ultimo dei Gonzaga di Mantova, Vincenzo II, e con il successore Carlo di Nevers, comincia la svendita dei capolavori e l’agonia del Ducato. A Carlo I di Inghilterra vengono venduti, nel 1627-28, quasi cento dei migliori dipinti della collezione, fra cui i Trionfi (ora ad Hampton Court), e oltre duecento sculture. Due anni dopo l’Imperatore, che ha pretese sul Ducato, manda i lanzichenecchi che rubano, razziano, saccheggiano, svuotano la città di buona parte dei suoi tesori: finiranno distrutti, dispersi o ad arricchire altre collezioni.

La grandezza di Mantova precede tuttavia i Gonzaga. Nei dintorni nasce nel 70 a.C. il suo antenato più illustre: Virgilio. Il centurione romano Longino, che aveva trafitto il costato di Gesù sul Golgota e si era poi convertito, secondo una leggenda portò a Mantova la reliquia della terra intrisa del sangue di Cristo crocifisso. Nella cripta della basilica di Sant’Andrea, progettata nel 1470 da Leon Battista Alberti, sono custoditi i Sacri Vasi che contengono il preziosissimo Sangue; nella prima cappella a sinistra è sepolto Mantegna.

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La basilica di sant’Andrea

(a Mantova e quella parigina di Notre–Dame custodiscono preziose reliquie di Cristo)

Confrontiamo la vostra immensa
capitale di un impero
con questo ducato stretto
fra Venezia e Milano. Paragoni impossibili? Forse
no, la nostra reggia compete
con quella di Versailles. Avete
del martirio la corona di spine
i chiodi della croce noi
il sangue che ha versato.

(da Le anime di Marco Polo, Book Editore, 2015)

Le fotografie sono di Giancarlo Baroni.
Uscito su Pioggia Obliqua, Scritture d’arte.