Due volti di Parma, foto di Giancarlo Baroni

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GIAN RUGGERO MANZONI

Giancarlo Baroni è nato nel 1953 a Parma, dove abita. Ha pubblicato due romanzi brevi (“Irene, Irene”, 1992 e “Gli amici di Magnus”, 1996; entrambi stampati da Mobydick), e sei libri di poesia: “Enciclopatia” (Edizioni Tracce, 1990); “Simmetrie e altre corrispondenze” (Edizioni del Leone, 1993); “Contraddizioni d’amore” (Mobydick, 1998); “Cambiamenti” (Mobydick, 2001); “I merli del Giardino di San Paolo e altri uccelli” (prefazione di Pier Luigi Bacchini; Mobidick, 2009) e “Le anime di Marco Polo” (Book Editore, 2015). Del 2004 è un libro di riflessioni letterarie intitolato “Una incerta beatitudine” (Mobydick). Nel 2009, 2010 e 2011 ha letto a “Fahrenheit” (Rai Radio 3) numerose sue liriche, alcune in occasione del “Festival di Filosofia” di Modena (2010). Ha collaborato per quasi vent’anni alla pagina culturale della “Gazzetta di Parma”. Da sempre racconta fotografando.

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I “Due volti di Parma” è libro dedicato a due personaggi emblematici di quella città: “La schiava turca”, dipinta dal Parmigianino nel 1532, e il grande musicista Giuseppe Verdi le cui “facce”, riprodotte su cartelloni pubblicitari, nel volumetto si rincorrono qui e là, negli angoli più esposti o più segreti della città. Idea concettuale da un lato e piacevolmente narrativa, tramite immagini, dall’altro.

Del resto sono tre, a mio modesto avviso, i modi per raccontare una città e un territorio tramite scatti fotografici: 1) Il solito reportage più o meno patinato che li documenta; 2) Le interpretazioni del fotografo di un luogo tramite la sua particolare cifra stilistica; 3) Per mezzo di storie di cui, inizialmente, non si capisce il perché, ma che funzionano. Senza ombra di dubbio la via di Baroni pare suggerita da questa terza opzione, che infine si mostra perfetta, illuminante, “ad hoc” per pretestuosità. Infatti lo sguardo del nostro poeta-fotografo è riuscito a trasformare ciò che coglieva completamente in altro, come poi gli occhi dei suoi due soggetti lo hanno spiato a loro volta, trasformandolo in altro. Il suo risulta, così, una sorta di “diario visionario” in cui Baroni, la turca e Verdi dialogano nella quotidianità, donandoci ciò che abbiamo, di loro, voglia di capire, quindi non imponendoci, giustamente, alcunché. Del resto spesso si risulta stranieri là dove si è vissuto, lavorato, creato, oppure, e meglio, ciò che ci circonda è diventato a noi “straniero”, così che necessita, se innamorati della nostra origine, riappropriarcene, sfruttando ogni possibile pretesto.

DUE VOLTI DI PARMA di Giancarlo Baroni, edito in proprio.

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Gian Ruggero Manzoni

Giancarlo Baroni è un collaboratore di Margutte. I suoi articoli si trovano cliccando sul tag col suo nome.