Berlino 1989. La storia in istantanea.

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ELISABETTA MERCURI

“La Storia, quella che ha veramente cambiato il mondo, ti rimane dentro come un sigillo indelebile e a quel punto, come fotografo, ti rendi conto di quale sia il tuo ruolo: testimoniare”. Sono parole del fotogiornalista Mario Laporta, che si leggono in un manifesto introduttivo al percorso della mostra “Berlino 1989. La storia in istantanea”, allestita nel contesto post-industriale dell’Ex Fabbrica Bertoni di Saluzzo.
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Un ampio murale composto da 178 fotografie, 17 stampe fotografiche, una proiezione, per un progetto espositivo ideato e realizzato dall’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, curato da Mario Francesco Simeone. A distanza di trent’anni dalla caduta del muro che sanciva la nascita della Germania unita e assurgeva a simbolo della fine dei regimi comunisti in Europa: la mostra, come “pagine di un diario scritte in istantanea”, diviene preziosa testimonianza di un momento storico divenuto “patrimonio della memoria collettiva”.
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Mario Laporta, quel 9 novembre del 1989, si trovava a Berlino est, con un biglietto per Lipsia dove avrebbe dovuto recarsi per realizzare un reportage sulle proteste dei sindacati. Il biglietto non venne mai utilizzato, la storia stava attraversando il tempo in modo inatteso, e Laporta era lì per caso, per fortuna. Testimone del crollo del simbolo della cortina di ferro. Un muro in cemento e filo spinato, lungo più di cento chilometri, alto 3,6 metri, protetto da torrette di guardia, campi minati, cani poliziotto e l’ordine di fare fuoco su chiunque tentasse di superarlo. Costruito il 13 agosto 1961 dalla Repubblica Democratica tedesca per separare la città, rappresentava la linea di confine tra i paesi dell’Alleanza Atlantica e quelli del Patto di Varsavia.
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Il 9 novembre 1989, il governo della Germania est annunciava l’apertura della frontiera tra Berlino est ed ovest. I soldati ancor prima di ricevere l’ordine preciso di ritirarsi, decisero di non agire quando migliaia di persone, in quella notte di freddo pungente, iniziarono a scendere in strada per raggiungere la linea di confine.
Il muro che aveva diviso la città di Berlino per ventotto anni, veniva scavalcato, attraversato, scarnificato. I berlinesi erano finalmente liberi di incontrarsi, increduli per il crollo di “una barriera che aveva separato famiglie, amici, destini, ma anche due mondi”.
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Nelle fotografie di Laporta sono fissati attimi, sguardi, gesti, sorrisi e lacrime che raccontano sensazioni di felicità e di sconcerto, in un intreccio di storie e situazioni private e personali. Ognuno immortalato nel proprio sentire, nelle immediate reazioni che divenivano parte di un tutt’uno, della marea di persone che andava concentrandosi nei pressi di Checkpoint Charlie e del valico della Bornholmer Strasse.
Il crollo venne interpretato come un segnale che la divisione in due blocchi dell’Europa stava finendo. Poco meno di un anno più tardi, infatti, la Germania veniva definitivamente riunificata.
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Laporta, fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha documentato, negli anni, tantissimi avvenimenti di cronaca internazionale, catastrofi naturali, accadimenti storici, anche di sport, di costume, ma quel 9 novembre, i giorni precedenti e quelli successivi gli rimarranno scolpiti nella memoria: «Ogni volta che guardo, stampo, pubblico ognuna di queste foto, ricordo perfettamente il momento in cui l’ho scattata, ricordo distintamente il rumore del motore che faceva avanzare la pellicola, ricordo il click che lo generava, ricordo gli sguardi e le sensazioni che scambiavo con i soggetti. Non mi capita con gli altri eventi».

La mostra sarà visitabile fino all’1 dicembre. Aperta sabato e domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
Da lunedì a venerdì su appuntamento per visite didattiche e gruppi.