1. La jouissance et l’espoir (Il piacere e la speranza)

Carlo Imbonati (da Wikipedia)

Carlo Imbonati (da Wikimedia Commons)

DINA TORTOROLI

Non sono mai riuscita ad accettare – per di più, senza indagarla – la damnatio memoriae di GianCarlo Imbonati, sancita dal Manzoni.
Nel novembre del 1996, nella Biblioteca dell’Institut de France, stavo consultando le carte del Fondo Fauriel (ms. 2352-2), nella speranza di trovare qualche testimonianza in merito alla tormentosa questione, allorché mi attrasse l’elegante, minuta grafia in cui era scritto un componimento francese, intitolato La Résignation: la grafia del «mio» Imbonati!
Un funzionario della Biblioteca, indimenticabile per zelo e cortesia, dopo il confronto con la fotocopia di un autografo imbonatiano – in salvo, nell’Archivio di Stato di Milano – constatò la fondatezza delle mie impressioni.
Ritenni quel componimento un documento inedito e osai segnalarlo come tale al professor Ezio Raimondi, che si dichiarò disponibile a pubblicarlo, corredato da una mia presentazione.
Mi misi al lavoro, ma un qualche occulto campanello d’allarme mi indusse a rileggere testi critici di area manzoniana, ed ecco, mi trovai davanti il poemetto La Résignation, trascritto (con non poche imprecisioni) nel 1950, da Ireneo Sanesi (fascicolo CXXVII del Giornale storico della letteratura italiana, pp. 489-495).
Era preceduta da un articolo dal titolo interrogativo: «Versi francesi del Manzoni?». Nel fascicolo seguente del Giornale storico, il Sanesi medesimo intitolava, però: «La Résignation non è del Manzoni» una seconda Comunicazione, in cui informava i lettori di essere stato avvertito che quei versi francesi erano «traduzione di una lirica giovanile dello Schiller […] incominciante  Anch’io nacqui in Arcadia».
Ireneo Sanesi si congedò definitivamente della questione nel 1954, riassumendo le due Comunicazioni di quattro anni prima, nell’Introduzione del primo volume dell’edizione nazionale delle opere manzoniane. Quanto alla paternità della «traduzione» del poemetto, dichiarò: «Io non ho ora da occuparmi di ciò […] ciò non mi riguarda».
A me, invece, quell’autografo imbonatiano stava molto a cuore e, dopo ulteriori appassionate ricerche, ritenni giusto – in un primo momento -  rendere pubblica  la mia attribuzione all’Imbonati del poemetto francese (Tortoroli Rosetti Dina, Immaginare la realtà/La lettera di Francesco Piranesi al Signor Generale D. Giovanni Acton, Battei, Parma, 2006, pp. 85-86) e in seguito dedicargli lo spazio che gli è dovuto (Tortoroli Rosetti Dina, Il piacere e la speranza/ Meditazioni sulla sorte del conte Gian Carlo Imbonati/ patrizio milanese di forte moralità/ tutt’altro che estraneo al dibattito culturale europeo/del secolo XVIII, Il Filo, Roma, 2007).
Mi sembrò opportuno, prima di tutto, ristampare La Résignation, rispettando le scelte ortografiche e la punteggiatura dell’autore, che Ireneo Sanesi dichiarava di non aver tenuto in nessun conto; e poi tradurla in Italiano, per metterla a confronto con una traduzione italiana del poemetto Resignation/ Eine Phantasie  di Schiller.
Ripropongo ora la fedele trascrizione del testo francese LINK nonché la traduzione in Italiano, parola per parola.

La Rassegnazione
Il cielo mi fece pure nascere dentro l’arcadia.
La natura, sulla mia culla,
Giurò di rendere felici tutti i giorni della mia vita:
Ma la parca ha già quasi esaurito il mio fuso,
Senza che, di un avvenire così bello,
La dolcezza sia da me giammai stata sentita.
Ho conosciuto soltanto il dolore;
E ormai dei miei anni l’aurora fuggitiva,
Dissolvendosi sull’oscura riva,
Ha lasciato lontano da me la speranza consolatrice.
Eccomi davanti a te, fantasma temibile,
Oscura e vasta eternità!
Io ti consegno intatto questo pegno attraente,
Questo pegno di felicità,
Dono/ ingannevole, di cui il mio cuore miserando
Smentì tante volte il fascino tanto vantato.
Giudice inflessibile, ascolta il mio lamento;
Giacché la Fama ha posto nelle tue mani
Questo Scettro imparziale che, senza odio e senza timore,
Deve o ricompensare o punire gli umani.
Presso di te, si diceva, il crimine e la sua impudenza
Conosceranno il tormento di un giusto terrore;
L’innocente sventurato davanti a te trovando favore
Dei capricci della sorte assolverà il rigore.
Nel tuo seno deponendo le sue pene,
Il proscritto troverà la pace,
L’oppresso dimenticherà le sue catene
Sostituite dai tuoi benefici.
Dei piaceri seduttori l’impetuosa ebbrezza
Travolgeva dei miei sensi la primavera in fermento;
Un dio, era senz’altro un dio di verità,
“Concedimi, mi ha detto, la tua splendida giovinezza,
“ E dalle mani dell’eternità
“Riceverai, un giorno, il premio della tua Saggezza.”
Obbidisco, e della vecchiezza
Usurpo prima del tempo la grave austerità.
“Sacrificami l’amante adorata
“Che sola respira nel tuo cuore
“Allorché supererai i limiti della vita,
“Secoli di piacere vendicheranno il tuo dolore.”
Sacrificio crudele! io strappai dal mio animo
Strappai Laura per sempre;
Soffocai i miei singhiozzi, e vincitore della mia fiamma,
Laura per dimenticarti, ogni giorno, morivo.
Allora mi disse il dio: “tu vedi verso questo lido
“Il tempo fuggirsene con volo precipitoso.
“La natura comunque alla sua grande devastazione
“Non saprebbe sottrarre la sua grazia e la sua bellezza.
“Quando i cieli, la terra in rovina
“Cadranno sotto i suoi colpi possenti,
“Della mia consolante dottrina
“Tu potrai raccogliere i benefici effetti.”
“A quale futile speranza si affida la tua debolezza,
“Esclama, schernendomi, un mondo corrotto;
“Il mendacio ai tiranni venduto,
“Avviluppandoti con la sua ombra traditrice,
“S’impone insolentemente sul tuo cuore abbattuto.
“L’errore, da secoli riverito,
“Ha della verità rovesciato gli altari.
“Sempre esso fu convalidato
“Dalla debolezza e dallo spavento dei mortali.
“Temi questi falsi lumi che ti offre la potenza.
“Questo faro insidioso che hanno acceso i re,
“Serve per soccorrere l’impotenza
“E sostenere lo sforzo delle loro morenti leggi.
“Di un avvenire ingannevole seguendo la chimera,
“Il tuo cuore dei piaceri veri respinge gli inviti.
“Quale mortale frattanto ritrovando la luce
“Ti ha dei muti sepolcri svelato i segreti?
“Suvvia, questa eternità che il tuo orgoglio reclama,
“Questo fantastico asilo in cui rinasceranno i morti,
“Sono il frutto vergognoso dei terrori della tua anima,
“Sono il frutto dei tuoi rimorsi.”
Ho visto il tempo Fuggirsene con ala molto leggera;
La natura trascinata nel corso di questo torrente;
Nessun mortale del sepolcro ha vinto la polvere
E tuttavia, o dio, la mia fede viva e sincera,
Si è attaccata al tuo giuramento.
Alla voce dei piaceri ho chiuso il mio orecchio;
Di un secolo pervertito ho sfidato i discorsi.
Oggi, dio possente, se la tua giustizia veglia,
Fai di giorni più sereni per me nascere il corso.
“Ascoltami rispose un genio
“Ci sono due Muse il cui potere
“Migliora e consola la vita dei mortali;
“Sono il piacere, e la speranza.
“Nessuno Saprebbe a entrambe presentare il suo omaggio.
“Chi non può credere deve gioire.
“Colui che della fede può Subire il servaggio,
“Se è prudente, deve astenersi.
“Non hai tu sperato? quale altra ricompensa
“Vorresti reclamare da me?
“La tua felicità era nella tua fede;
“Fosti retribuito con la speranza.

***

Dina Tortoroli Rosetti è nata a Borgo Val di Taro e vive a Parma. È stata docente di Materie letterarie. Ha pubblicato i saggi Ogn’altra cosa / Storia di un’idea scaturita dalla mente in quell’età in cui si prendono sul serio le parole delle persone autorevoli; Immaginare la realtà / La lettera di Francesco Piranesi al Signor Generale D. Giovanni Acton; Il piacere e la speranza / Meditazioni sulla sorte di Gian Carlo Imbonati, patrizio milanese di forte moralità, tutt’altro che estraneo al dibattito culturale europeo del secolo XVIII. Il teorema Imbonati (in: Atti dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo, Vol. LXXII, 2010, pp. 107-128); Superiori al Re / La Bastiglia, una “discussa” commedia del Settecento, probabile opera di Carlo Imbonati. Ha curato l’Opera Luigi de’ Medici / Anno 1797. Del mio Costituto.

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