Terapia, Terapia!

LORENZO BARBERIS.

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(Allerta spoiler, come si suol dire). Anche quest’anno si è inaugurata la stagione teatrale monregalese; e in un periodo di crisi e tagli alla cultura non è un evento così scontato. La stagione si apre con “Terapia Terapia”, brillante commedia sulla psicanalisi e sul rapporto di coppia, interpretato da tre validi attori italiani, già affiatati dalla collaborazione nella serie tv “Distretto di polizia”.

La fiorentina Lucia Montello (gioco di parole su Lucia Mondella, della più famosa coppia della letteratura italiana?) e il napoletano Ninì Serpiello, commerciante di scarpe, cercano di salvare il loro matrimonio da una crisi improvvisa dal salvifico e angelico Dottor Angeli, cui Roberto Nobili dà una fisionomia vagamente freudiana in salsa napoletana.

Anche lo psicologo è in crisi matrimoniale, cosa che si viene a intrecciare alla crisi dei due protagonisti: l’impenetrabile analista freudiano diviene così, suo malgrado, un terapista junghiano, che utilizza involontariamente il transfert per far esplodere la dinamica di coppia.

Una commedia, dunque, sulla psicanalisi, ma lontana dal rischio del macchiettismo cui ci ha abituato una buona parte del cinema italiano quando sfiora questi argomenti in salsa ironica. Viene da pensare, piuttosto, al raffinato sarcasmo de “La coscienza di Zeno”: anche qui abbiamo un paziente ironico e riottoso (e sia Zeno che Ninì sono pieni di tic e nevrosi, ma uomini di affari e di commercio di successo), e un analista modellato su Freud che non riesce a mantenere quella distanza assoluta che il Maestro imporrebbe.

Anche la citazione della più celebre versione de “Gli amanti” di Magritte (qui, in copertina del post) non è casuale, ma diventa strutturale nello sviluppo della storia stessa, venendo a simboleggiare sia i genitori perduti dal protagonista, adottato in tenera età, sia il problema dell’incomunicabilità delle due coppie, i Serpiello e – fuori scena – il dottore e sua moglie (o anche, forse, quella edipica di Lucia verso il severissimo padre, di cui non riesce ad aprire il cassetto segreto, in pieno complesso d’Elettra). Per quanto sia intima e intensa una relazione, in fondo si resta sempre degli sconosciuti, almeno in parte.

Non una commedia banale, quindi: ma non vorrei che, avendo evidenziato l’ironia raffinata sotto l’opera, si pensasse a un lavoro pensoso. Anzi, l’opera è riuscita proprio perché si ride di gusto dall’inizio alla fine, e anche le scene più drammatiche mantengono un tragicomico pirandelliano (forse perché d’ambientazione napoletana, mi fa anche pensare ai personaggi di De Filippo).

Insomma, un ottimo inizio di stagione teatrale, in attesa degli altri spettacoli che verranno.