Il viaggio ci rende capaci a dimenticare

copertina-sulla-riva-giuseppe-marrone

Da Giuseppe Marrone – Sulla riva, Oèdipus Edizioni, 2018

La ruggine corroderà quel poco
che del molo è rimasto a sorvegliare
il fanatico fluire dei giorni.
Voci tremanti raccontano ancora
di quando i padri dei padri al ritorno
da pesche infruttuose vi balzavano
sopra intonando canzoni scomparse.

Le mogli rammendavano le reti
e i ragazzi ingobbiti sotto i sacchi
traboccanti di rena puzzavano
d’un arcano impasto di vino e sangue.
I pesci nelle ceste osservavano:
«Ecco, questa è la miseria dell’uomo».
Eppure oggi rimpiangiamo quel mondo.

*

Il treno attraversa la carne smunta
del vecchio borgo rimasto impietrito
passandovi sopra senza ferire,
come ignorando il debole cosmo
che nel circondario della stazione
lentamente si rimescola e brucia.
Poche le luci accese, la piazzetta
deserta. Un’istantanea incantevole
per ripagare l’assurdo vissuto.

Infine si riparte, senza meta.
Il viaggio concilia la sonnolenza,
ci rende capaci a dimenticare.

*

Un vento salato monta dal mare.
Nell’aria c’è sapore di bufera,
imminente risciacquo della terra;
lontana, sul marciapiede opposto,
una ragazza bruna tira avanti
calcando il passo sul secco selciato.
Stentate sventolano le bandiere
ritte sul frontale del municipio,
intrise nel malto della salsedine.

L’acqua purificherà questi luoghi
da troppo tempo ancorati al dolore.

*

Non il banale pensare una terra
quale terra e nient’altro,
dire “città” senza considerare
tutto ciò che sovrasta
gli ultimipiani dei più alti palazzi
e quel che sotto freme,
giù dabbasso, coperto dalle strade,
ma entrare nella terra,
avere il cuore per farsi città…

Chi vuole riesce a smarrirsi, è cosa
in vero alquanto semplice: restare,
diventare un tutt’uno,
amalgamarsi fin quasi all’amore,
questa è l’unica vera grande impresa.

*

Il liceo che ci ha presi ragazzi
e restituiti uomini ormai fatti,
il liceo che ha accolto i nostri primi,
inconfessati amori, i nostri sogni,
che ha saputo nascondere segreti,
rancori, illusioni e tante menzogne,
quel liceo resiste nei ricordi
e in nessun altro luogo. Altri studenti
hanno occupato i nostri vecchi posti,
altri ora fanno quel che noi facemmo.

Bisogna andare avanti per rimpiangere,
per affrontare il lutto di un’età
che non si lascia senza un vaneggiato,
assurdo desiderio di ritorno.

*

Se ancora il vento scorre sulla pelle
è per ricordarci che siamo vivi;
oggetti, vite, tutto è riassunto
nell’istante unico d’un solo soffio:
dei capelli svolazzano, un sorriso
con fare distratto fugge, una gonna
si spiega e si attorciglia sulle gambe
turgide di una turista tedesca
che sta ferma a chiedere informazioni
a un perdigiorno con l’occhio ai binari.

Tutte cose da niente,
cose che fanno il mondo.
La vita se ne scorda,
talvolta, d’esser vita,
e serve una folata
improvvisa per farle
tornare la memoria.

fotografia-g-marrone-art

Giuseppe Marrone è nato a Sorrento il 9 maggio 1996. Studia Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Salerno. Nel 2017 partecipa alla traduzione dal latino del Regimen Sanitatis Salernitanum, poi pubblicata nel volume Naturalmente sani. Il nuovo Regimen della Scuola Medica Salernitana (Edizioni EUTòPIA, 2017). Nel 2018, con una poesia inedita, si è classificato primo nella sezione Giovani alla XVI edizione del Concorso nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia”. Sulla riva (Oèdipus Edizioni, 2018) è la sua silloge d’esordio.