Appuntamento in Paradiso

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SILVIA PIO

La mia famiglia d’origine mi ha abituata ai traslochi: nei primi quattordici anni di matrimonio i miei ne hanno fatti sei. Senza contare il trasloco stagionale, quando in estate ci trasferivamo nella casetta di Langa.
Quando ci si sposta molto, si butta via e si perde più roba, quindi restano pochi ricordi di famiglia. Ma foto e documenti sono sempre stati trasferiti insieme a masserizie più utili, e dopo la morte dei miei ho raccolto tutto in due grosse scatole, da conservare nella casa di Langa, che è rimasta più o meno un punto fisso.

Insieme alle tantissime foto, sulle quali sto riflettendo in questi miei interventi, è saltata fuori la fotocopia del “testamento spirituale” scritto a mano dal nonno paterno, Bartolomeo Pio. Il documento non è datato, ahimè; la sua morte è avvenuta nel 1990 e il riferimento all’eredità materiale lasciata al figlio Carlo mi fa pensare che lo scritto risalga a metà degli anni Ottanta.
Ne riporto qui un ampio stralcio:

Caro Carlo, … vorrei aggiungere qualche suggerimento [riguardo al proprio funerale]. I titoli onorifici non saranno inseriti nel manifesto, ma in ultimo scriverai la solita frase: “Per espressa volontà del defunto, non si accettano fiori ma opere di bene”.
E a questo proposito ho già procurato una decina di vaglia in bianco della Caritas, ché ognuno di voi, facoltativamente, invierà la cifra che crede…
A certe scadenze, specie anniversarie (e penserete anche alla vostra povera madre!), fate celebrare le funzioni religiose di suffragio. Ma non basta la celebrazione: perché la funzione sia attiva e bene accetta è necessario che gli offerenti facciano uno sforzo di volontà accostandosi ai sacramenti e meditando che arriverà il nostro turno ed ognuno di noi raccoglierà per quello che nella vita ha seminato. Ricordiamo che siamo dei battezzati e che ci aspetta l’Eternità: parola terribile e motivo di profonda meditazione. Ma l’Eternità non farà paura a nessuno, dipende da noi, dal nostro sforzo di volontà per seguire le regole del Vangelo, accostandosi sovente ai sacramenti, osservando gli obblighi festivi e amando il prossimo come se stessi, e facendo tanta carità, che è il primo e il più grande Comandamento.
Arrivederci tutti in Paradiso!
P.S. Queste volontà leggetele tutti.

Da questo scritto, come dai suoi discorsi e dalle sue azioni, sono chiari i suoi valori, nel rispetto dei quali ha impostato la sua vita e tirato su i figli. Nei confronti dei figli è stato abbastanza intransigente, un padre-padrone seppure affettuoso e attento; con noi nipoti era più tollerante e, a quanto ricordi, non ha mai indagato troppo sulle nostre scelte. Un anno abbiamo vendemmiato insieme e ha esordito con: Dime ‘n po’, nuda (dimmi un po’, nipote): sembrava quasi che fosse curioso di sapere come ci si sente ad avere valori diversi da quelli granitici di tutta la sua vita. Aveva intuito che avevo preso altre strade rispetto a quelle che lui conosceva, anche se forse non sapeva a fondo i dettagli dell’esistenza di una nipote che allora era agnostica e militante di estrema sinistra.

Era un uomo giusto (tanto che spesso veniva chiamato in paese a redimere controversie), sicuro di sé; un uomo che manteneva le sue promesse. Quindi da qualche tempo mi è venuto il sospetto che avesse ragione lui su certe cose più di quanto io abbia sempre voluto ammettere. E adesso mi fa davvero piacere pensarlo lassù, ovviamente in Paradiso perché se l’è meritato, insieme alla moglie, che se l’è meritato ancora più di lui, ad intercedere per la sua tribù di dubbiosi, materialisti, figli di tempi più comodi ma meno sereni.

Credo che tutti i figli abbiano rispettato le sue volontà riguardo alle donazioni. Se ci fossero o no fiori al suo funerale non posso saperlo, visto che in quel periodo vivevo davvero molto lontano ed ero impossibilitata ad esserci.
Le messe di suffragio sono sempre state commissionate in forma … multipla, raggruppando in un paio di volte l’anno tutti i defunti della famiglia, che nel frattempo sono aumentati. Dopo la funzione si va a pranzo al circolo, e siamo sempre almeno in una ventina: stiamo bene insieme.

Voglio ancora riportare un aneddoto, raccontato da mia zia Maria. Poco prima di morire il nonno era in ospedale. La figlia Maria va a fargli visita e lui le dice: È venuto Luigi. Maria non capisce, perché con quel nome chiamiamo suo cognato marito di Teresa, e lui non può essere. Luigi si chiamava anche un altro figlio di Berto, conosciuto come Gigi e morto alcuni anni prima.
Luigi chi, papà?
Luigi, me fieu (mio figlio).
Si dice che al momento del trapasso si veda una persona cara già morta, come se (si sperasse che) qualcuno ci venisse a prendere e ci conducesse dovunque dovremo andare. In quel momento il padre ha visto o pensato di vedere il figlio.
Allora, continuando queste considerazioni a briglia sciolta, mi domando chi abbiano visto coloro della famiglia che se ne sono andati in seguito: mia cugina, mio padre, la nonna, gli zii. E mi diletto a pensare che il nonno sia comparso ogni volta, perché toccava a lui, patriarca e incaricato del benessere spirituale, accompagnare i suoi verso quel Paradiso dove ora tutti quanti si sono ritrovati e stanno aspettando gli altri, per riprendere i discorsi, le discussioni, i giochi, insomma tutto il bene che è intercorso, sul quale nessuno ha mai avuto dubbi.
D’accordo, nonno, arrivederci tutti in Paradiso!

I nonni Berto e Vigina (forse anni Settanta)

I nonni Berto e Vigina (forse anni Settanta)

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