Le selve di Gabriella Mongardi

foto di Roberto May

foto di Roberto May

SILVIA PIO

Le selve della poetessa monregalese sono boschi dove divampa la passione dell’autunno, dove le foglie fanno crocchiare il passo di persone care, dove spesso c’è la nebbia che cancella i profili di chi è partito, ma anche riempie di dolcezza il cuore.
Luogo onirico eppure quasi tangibile: leggendo si sentono i suoni e i silenzi di un viaggio che, attraverso il bosco, tocca gli spazi del mito, del sentimento e del ricordo. Viaggio che somiglia ad una giga come quelle che si ballano nelle nostre valli, nella quale sono le stagioni a darsi la mano e a intrecciarsi nella danza circolare del tempo.

Le selve di Gabriella sono anche quelle che entrambe vediamo dalla finestra, che rivestono le montagne intorno alla nostra Mondovì, che conservano le orme dei suoi antenati sulle quali lei cammina nelle sue frequenti escursioni. Montagne che guardano il mare e che la poetessa chiama sirene di pietra, “ancore severe e dolci / mie salvatrici”. Nelle poesie ci sono anche gli echi di questo mare, come quelli delle emozioni più nascoste.

A proposito delle sue selve, l’autrice dichiara nel suo blog, Stilleben-Vita silente:  «Secondo me qui il bosco è in antitesi con “la gente”, come simbolo della “stanza segreta”, la “cameretta” per dirla con Petrarca, lo spazio privato in cui nasce la poesia, dalla distillazione e dalla trasfigurazione del vissuto. Il bosco di Petrarca non è la “selva oscura” di Dante, allegoria della vita mondana, peccaminosa: è l’intimità dell’io contrapposta alla vita esteriore e pubblica. E questo sono le mie Silvae, nella misura in cui si possono considerare il seguito della mia precedente raccolta, Nella stanza segreta, edizioni Gli Spigolatori, Mondovì 2018».

silvae-copertina-piccolaSilvae è il titolo dell’ultima raccolta di poesie di Gabriella Mongardi, uscita da Ladolfi Editore a gennaio 2019. Margutte ha pubblicato qui la prefazione dell’editore, intitolata Gratis accepistis, il verso d’inizio di una poesia dal motto evangelico “gratis accepistis, gratis date” (Mt 10,8), “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Il dono e la gratitudine sono infatti altri temi della raccolta, insieme alla poesia e alla poetica dell’autrice, alla lettura come un viaggio che continua una volta chiuso il libro, all’attesa (parafrasando da Stilleben). Poi ci sono le poesie in lingua straniera «in omaggio agli autori stranieri che amo e perché “la poesia è una lingua straniera”, è una lingua “altra”, qualunque sia la lingua di partenza».

La prefazione alla raccolta termina: «… la lettura della raccolta della Mongardi si trasforma in un vero e proprio itinerario di continue scoperte esteriori e interiori, frutto di saggezza e di profondità umana (“non avete comprato questo cielo”).
La poesia non salva la vita, ma certamente può contribuire a renderla migliore.»

Ed io chiudo citando l’ultima lirica, intitolata Il bosco:
Dobbiamo andare,
non ti voltare indietro –
il bosco impenetrabile ci attende.

Invisibile la traccia,
invisibile il termine
del nostro cammino.

***

La raccolta sarà presentata a Mondovì Piazza, presso la sede del Centro Studi Monregalesi in via Monte di Pietà, sabato 16 febbraio alle ore 17:30. Interventi di Giuliana Bagnasco (Associazione Spigolatori) e Stefano Casarino (Associazione Italiana di Cultura Classica), letture a cura di Giuditta Aimo. Segue rinfresco.