Poesie operaie

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EDOARDO NICOLA GHIO

Quella volta volevo scrivere di un uomo incapace a ridere.
Stanco, chino su pensieri consapevolmente razionali, tra le foglie autunnali e la mobilità borghese, guardava le mani diverse dei passanti: contava le dita, sperando di trovarne una mancante. Voleva prendersi gioco della vita, essendo riuscito a scappare all’ennesima sventura.
Le toppe ai gomiti, le stringhe consumate, i calzini privi di elastico alcuno.
Studi mai conclusi, un lavoro precario, una famiglia a carico.
Mi sbagliavo, quella volta volevo ridere con un uomo incapace a scrivere.

*

Islanda

Aspiro ghiaccio
dai polmoni lividi
fumo nebbia
per poi sentirti
Ho lo zaino in spalle
e non ho palle per capirti
voglio scappare
per finire e finirmi

*

Senza titolo

Piove sangue rosso
sui tetti di cobalto
asciugano il cotone
sopra il traffico di ossa

*

Senza titolo

Parlami con gli occhi
e mordimi carezze
a piedi nudi tra gli appalti
accasciati a mani di stranezze
Cullami il pensiero
poscia placami il respiro
preferivo mai udire
antrace in intestino

*

Senza titolo

Posa quelle mani
che le sue mani
anche se son sue
sono le mie
Afferra le posate
sbarra le pareti
pugnala le incertezze
per non parlare più

*

Confettura

Il sangue
sopra le tue gambe
come marmellata
ai frutti di bosco
La tua voglia
concilia le parole
tra i piedi e le lingue
che io non conosco

*

Senza titolo

Ti sfioro il cotone
e cerco la notte
nel giardino di prugne
grugne di vita
Il mio polmone
frastornato di colore
aspira miele e cioccolato
e soffocato tace

Edoardo Nicola Ghio in Margutte: Poesie assortite

Foto di Elisa Platia