Le coppie minime di Giulia Martini

martini

È uscito per l’editore Internopoesia “Coppie Minime” di Giulia Martini, con prefazione di Francesco Vasarri.

Non sembri veramente di Firenze
quando rincasi – quella geofauna,
la poco occidentale del tressette
semiotica. Ieri il colpo di grazia.

Incatenata cosa sulla nona
(ABA – BCB – CDC – D e
TE – TE – TE con consonante nonchalance)
ti semina dovunque l’Indoeuropa.

Così fiorisci pulluli prolifichi
e protovangelizzi sciogli prognosi
fiocchi moltiplichi accorri riempi

che prima desolava ed occorreva
e desisteva ed esitava in pietra
e deserticolava e non finiva.

*

Con quanti giri di parole giro
l’isolato dove pianeggi e abiti –
la piazza dei miracoli che fendi
tre volte al giorno con fenici passi

pelasgici, cretesi-micenei;
e fendinebbia in linea di massima
disobbedire ciechi ad un semaforo
quando l’incrocio rompe il mezzogiorno.

Poi rotocalchi, redditi, massmedia,
morali della favola, cruori
e cruciverba e redentori a iosa

con quanti giri di parole gire.
La mia carta canta quello che tu
chiami deserto per modo di dire.

*
Così fra toro e pesci campi come
campi come un terreno fabbricabile
intento fra due aree di servizio.
In questo poco spazio latitudini

e un distico capaciti nell’attimo
in apertura al tuo cortometraggio.
Intendo quello tra febbraio e aprile
in cui conservi innata l’attitudine

di compiere anni luce e settimane.
Se ti rimane poco nella metrica
per me, fra barbabietole e l’arcavolo

latinobarbaro chemin de fer,
ferma l’immagine su un fiordaliso.
Da lì fiorda il deserto che ho di te.

*
Avresti potuto essere felice?

Te lo domandi spesso, mentre mandi
i capi bianchi nella lavatrice.

*

Io rime, tu rimedi.

Tu vai verso quello che credi,
io verso quello che rimane.

*

«Con coppia minima si intende, in linguistica, una coppia di parole che si differenziano soltanto in virtù di un fonema. Ed è proprio l’esistenza delle coppie minime (di parole dai significati magari diversissimi) che permette di identificare, nelle lingue, quel preciso livello in cui il suono si struttura in unità minima di significato (ascendendo, dalla mera qualità di fono-suono, a quella appunto distintiva di fonema-intenzione di dire). Su questo procedimento, tanto programmatico da diventare titolo (e, più in generale, su tutti i tipi di operazione paronomastica – cioè di scambio, inferenza, divertissement tra distanza nel significato e vicinanza nella forma grafico-sonora, non ultima la codificatissima tecnica della rima) poggia la ricerca espressiva di questo libro, ricco di movimenti che dalla lingua puntano alla sua ombra, o comunque lavorano in un’intercapedine tra la cosa effettivamente detta e quella a cui, anche con residuati di surrealismo freudiano, si stava – forse con maggior precisione – pensando. Coppie sono, d’altronde, purtroppo sempre minime, anche quelle che biograficamente consorziano gli esseri umani nell’unità di base della società (non sempre perfetta, o corretta: pensando a Patrizia Cavalli, autrice più volte citata da Martini, potremmo infatti riconoscervi delle «ripugnanti ditte»): a voler ricordare che, se da un lato le leggi biologiche dell’attrazione permettono di fondare la civiltà nei suoi meccanismi, dall’altro ‘affondano’, spesso, chi le sperimenta in un non schnitzleriano doppio sogno, dove quanto sembrava affine nella forma in realtà tende ad affermare, dire o essere tutt’altro.»

(Dalla Prefazione di Francesco Vasarri)

Foto di copertina: © Marco Gennai