“La vera cultura nasce dalla vita e ritorna alla vita”

milano per margutteATTILIO IANNIELLO

Milano, 2 novembre 2013. Arrivo alla Stazione Centrale di Milano verso le 10,45. Decido di andare a piedi all’appuntamento con Christophe del Crefad (Centre de Recherche, d’Étude et de Formation à l’Animation et au Développement) di Lione. Nello scambio di mail avevamo deciso di incontrarci alle 12, 30 presso un Circolo Arci in via Bellezza (http://www.arcibellezza.it). Ho tutto il tempo per andare all’appuntamento a piedi. Mi è sempre piaciuto fare strade che non conosco, transitare anche solo una volta a fianco di negozi e vite di cui non so nulla e su cui posso scrivermi storie nel pensiero. Mi avvio quindi per via Pisani e quando arrivo il piazza della Repubblica un manifestino appiccicato all’ingresso della Metro entra nel mio sguardo e nella mia memoria. Vi è scritto: «La poesia unisce ciò che un confine divide». Lo prendo come un buon auspicio. Devo pur sempre incontrare un francese, un uomo che parla la lingua di Jean Gabin, di Jean Paul Sartre, di Simone De Beauvoir, di Saint-John Perse, di Rimbaud, di Breton, di Asterix etc. etc.; speriamo di capirci.

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Lasciando via Sforza e girando per corso di Porta Romana vedo il Duomo. Una visione futurista, tra traffico e gru svettanti in gara con le guglie. L’oro della Madonnina apre a mistiche metropolitane; ma non ora, non è né il momento né il luogo.

Per farla breve arrivo in via Giovanni Bellezza e mi sorprendo vedendo che il Circolo Arci vive nella sede di una vecchia Società di Mutuo Soccorso. Per un attimo mi vengono in mente Garibaldi, Mazzini, la Società di Mutuo Soccorso di Mondovì Piazza, ma ecco che arriva Christophe Chigot accompagnato dalla sua amica milanese Francesca Cioccarelli, la quale si dimostrerà fondamentale nel permettere a me e a Christophe di comunicare profondamente e chiaramente il nostro pensiero.

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Ci salutiamo come se ci conoscessimo da sempre; Christophe e Francesca hanno il sorriso di chi ha orizzonti vasti, io sorrido al loro sorriso.

Andiamo in una trattoria e nel corso del pranzo Christophe inizia a parlare di sé, dell’educazione popolare e del suo lavoro nel Crefad-Lyon.

«Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila ho avuto occasione di collaborare con il Crefad-Auvergne (www.crefadauvergne.org) dove ho avuto la possibilità di conoscere Christian Lamy, uno dei promotori dei café-lecture» racconta Christophe Chigot. «Fu proprio lui che mi indirizzò, quando abbiamo costituito nel 2001 il Crefad-Lyon, ad aprire un café-lecture».

Il Crefad a Lione ha come scopo principale quello dell’auto/formazione delle persone, che ad esso si affidano per crescere socialmente, umanamente ed economicamente. Gli obiettivi concreti sono: a) acquisire degli strumenti metodologici e sviluppare delle competenze che permettano di strutturare meglio i propri progetti di animazione, dall’idea alla realizzazione, e ridare così slancio agli stessi sia nel rapporto con gli utenti che con i collaboratori, b) acquisire delle tecniche legate a dei contesti specifici; l’animazione di un laboratorio di scrittura, lettura ad alta voce, ecc.; c) guadagnare in disinvoltura, intenzione e precisione nelle proprie capacità scritte e orali nel momento dell’animazione e del rapporto con il pubblico, e negli scritti destinati a presentare il proprio progetto; d) sviluppare una riflessione ed un lavoro individuale sulla propria relazione con la scrittura e la lettura, e in generale a tutto ciò che costituisce il sapere e la conoscenza; e) comprendere meglio ciò che si mette in gioco attraverso l’uso di strumenti digitali; f) acquisire gli elementi teorici che nascono dalle scienze sociali e dall’approccio interculturale, sia per nutrire le proprie riflessioni sulle rappresentazioni sociali e sulle relazioni con gli altri, sia per declinarli nella propria vita quotidiana; g) stimolare la propria inventiva pedagogica proponendo animazioni, creative e d’avanguardia nei contenuti e modalità, all’interno di differenti contesti pratici e discipline.

«Come ho già detto quando abbiamo costituito il Crefad-Lyon come primo intervento scegliemmo di aprire un café-lecture», continua Christophe. «Il Café-lecture “Les Voraces” ci sembrava il luogo adatto per promuovere l’educazione popolare, che è l’aspetto teorico e metodologico con il quale noi animatori/formatori del Crefad lavoriamo. Il café è un luogo dove le persone si incontrano, parlano, stanno insieme. Ecco allora che inserire nel café momenti di cultura, di discussione, di relazione, attraverso riviste, libri, persone che vogliono partager/condividere i loro interessi e i loro saperi, è fare cultura viva. Una cultura che nasce dalla vita quotidiana delle persone e ritorna alla vita quotidiana delle stesse in modo più arricchente sotto molteplici punti di vista. Ogni sera c’era qualcosa di diverso a “Les Voraces”. C’era chi parlava della letteratura gialla, chi di filosofia, chi di altro ancora; ma tutto questo in modo non accademico ma discorsivo, relazionale. L’esperienza del café-lecture di Lyon è durata alcuni anni, poi per ragioni economiche si è esaurita».

Christophe sottolinea l’importanza dell’educazione popolare, una teoria ed un metodo che hanno radici profonde nella storia francese.

Christophe Chigot (a sinistra) con Attilio Ianniello

Christophe Chigot (a sinistra) con Attilio Ianniello

Infatti, soprattutto nel corso dell’esperienza politica del Front Populaire (unione dei partiti francesi di sinistra) guidato da Léon Blum, un giovane studente della Sorbonne, Joffre Dumazedier promuoveva dei corsi serali per gli operai che abitavano le banlieue parigine e che erano oppressi non solamente dalle ingiustizie sociali ma anche da limiti culturali. Dumazedier si rendeva conto però che il modo tradizionale di trasmettere la cultura non funzionava con i suoi studenti/operai. Iniziava quindi ad affiancare ai suoi studi linguistici anche teorie e prassi delle cosiddette scienze sociali (dalla sociologia alla psicologia).

Dopo il crollo dell’esperienza politica di governo del Front Populaire e l’inizio della II Guerra Mondiale le ricerche metodologiche di Dumazedier non si fermano. Anzi, nonostante la sua ispirazione marxista, Dumazedier viene chiamato dal governo di destra di Philippe Pétain, nell’ambito della cosiddetta “Révolution Nationale”, a collaborare con la Scuola d’Uriage, un paese nei pressi di Grenoble.

Lì Joffre Dumazedier avrà modo di conoscere tra gli altri Hubert Beuve-Mery, il quale fonderà il quotidiano “Le Monde”, e Emmanuel Mounier, il filosofo del Personalismo comunitario che, sia detto per inciso, ha influenzato molti protagonisti della storia cooperativistica cuneese.

Quando la Francia subirà l’occupazione nazista il gruppo dell’École d’Uriage  appoggerà la Resistenza. Lo stesso Dumazedier parteciperà alle “équipes volantes” dei partigiani del Vercors.

La partecipazione alla resistenza contro il nazifascismo diventava per Dumazedier anche un laboratorio per le sue teorie pedagogiche. Nelle fila della resistenza infatti si incontravano persone appartenenti a ceti sociali diversi dall’agricoltore all’operaio, dall’impiegato all’insegnante e così via. In questi anni quindi perfeziona il suo concetto di cultura e il metodo preso in prestito dallo sport di “Allenamento mentale” (Entraînement mental). Questo portava Dumazedier a promuovere insieme ad altri intellettuali il Movimento per l’educazione popolare “ Popolo e Cultura” (Peuple et Culture), che a partire dalla fine della II Guerra Mondiale si diffondeva in quasi tutta la Francia. Verso gli anni Ottanta tuttavia tale metodologia pedagogica veniva poco per volta dimenticata. Sarà allora il Crefad-Auvergne, ed in particolare Christian Lamy,  a riscoprire e promuovere le intuizioni di “Popolo e Cultura”.

«Attualmente siamo una sessantina di formatori che seguono la metodologia dell’educazione popolare», aggiunge Christophe. «Noi cerchiamo di creare un sistema di autoformazione collettiva attraverso sia un’offerta classica di informazioni, sia l’attivazione di laboratori di scrittura, di lettura, di approfondimenti sociali e politici. Abbiamo anche promosso dei viaggi di studio per andare a conoscere le realtà associative, cooperativistiche e culturali di altre città. Per esempio, insieme agli amici del Circolo “La Scighera” di Milano (www.lascighera.org) abbiamo organizzato uno scambio di visite tra il quartiere della Croix-Rousse di Lyon e il quartiere della Bovisa di Milano. Siamo poi andati a Ginevra ed a Brema; per la preparazione e lo svolgimento di questi viaggi, ha collaborato con noi Valentina Volonté. In questo ultimo periodo, poi, abbiamo intrapreso una collaborazione formativa con un gruppo di artigiani presso il loro atelier “Les Sarrazineurs”. Ogni evento di formazione vuole creare le condizioni in cui una persona si relaziona con se stessa e con gli altri, si relaziona con la dimensione del pensare, dello scrivere, del leggere, dell’incontrare persone con lingue e culture diverse. È un uscire da se stessi per rientrare in se stessi, nella propria vita con più esperienza, ricchezza esistenziale».

Christophe Chigot parla poi di un suo sogno: portare anche in Italia l’educazione popolare.

Intanto arriva il momento dei saluti e delle intenzioni di incontrarci ancora e proseguire i discorsi fin qui accennati. Per tutto il periodo dell’incontro sia chi scrive che Christophe hanno potuto far conto sulle ottime capacità linguistiche ed intellettuali di Francesca, che non solo ha aiutato la traduzione di alcuni nodi linguistici, ma ha soprattutto stimolato con interventi di approfondimento il racconto e le spiegazioni di Christophe.

Tornando alla Stazione Centrale ho ripensato al manifestino visto in piazza Repubblica: «La poesia unisce ciò che un confine divide» e mi sono detto: «Se si sostituisce la parola “poesia” con la parola “cultura” la forza affratellante del significato non cambia».

(Foto di Attilio Ianniello)

Francesca Cioccarelli e Christophe Chigot

Francesca Cioccarelli e Christophe Chigot

ESTRATTO DEL MANIFESTO DEL MOVIMENTO “PEUPLE ET CULTURE” (1945):