Le incursioni stalker di Gianni Bava

Particolare di una delle incisioni di Gustave Dorè per l’edizione del 1876 di La ballata del vecchio marinaio di Coleridge

Particolare di una delle incisioni di Gustave Dorè per l’edizione del 1876 di La ballata del vecchio marinaio di Coleridge

SILVIA PIO

Gianni Bava, uno dei fondatori di Margutte, è presente sulla scena monregalese con delle iniziative dal titolo intrigante: Incursioni Stalker. Seguendo un suo “metodo” di salti e collegamenti, Gianni racconta le considerazioni che affiorano dalle sue letture di una vita e guida i partecipanti in un viaggio, per il quale sono necessari pochi requisiti: un equipaggiamento comodo, un po’ di resistenza fisica e una «sana e robusta immaginazione creativa».

L’incontro più recente si è tenuto presso la libreria Lettera22 sabato 5 maggio, come al solito alla presenza di un numeroso pubblico di fan (nonostante il temporale apocalittico) e di Michele Rados che ha prestato la voce per le letture.

«Per effettuare l’incursione stalker in sicurezza e nel contempo addentrarsi il più possibile all’interno delle zone letterarie più remote, verranno utilizzate – nei tempi e modi previsti dalle leggi attualmente in vigore – le Strategie Oblique di Brian Eno e Peter Schmidt.» Queste sono un mazzo di carte, pubblicate la prima volta nel 1975, che propongono aforismi oscuri e criptici volti ad aiutare il superamento dei blocchi mentali di chi svolga lavori creativi, favorendo il pensiero laterale. Il “metodo-Gianni-Bava” ne prevede un uso massiccio.

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In questo incontro siamo partiti dalla Terra desolata, dove eravamo approdati nell’incontro precedente, verso l’ora incerta di Primo Levi, in un viaggio che ha toccato approdi sorprendenti quali S.T. Coleridge, Stephen King, J.J. Borges e Robert Browning.

Nella mappa qui sotto si vede il viaggio nel quale ci ha accompagnati Gianni, ripercorrendo le tappe delle sue letture e partendo dai romanzi di Stephen King della serie “La torre nera”, soprattutto ritornando a trattare del terzo, uscito nel 1992 e intitolato Terre Desolate, che lo aveva portato a conoscere La terra desolata di T.S. Eliot e lo aveva ispirato a dipingere alcuni quadri.

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La saga di King, nei suoi molti riferimenti, gli ha inoltre fatto conoscere Robert Browning e il suo poema Childe Roland to the Dark Tower Came, a proposito del quale mi permetto una digressione, visto che non è molto conosciuto in Italia, prendendo a prestito il “metodo-Gianni-Bava” di salti e collegamenti. Il titolo è preso dal King Lear di Shakespeare, di cui costituisce le ultime parole, probabilmente ispirato a sua volta da una leggenda medievale scozzese.

“Childe” (con spelling diverso dalla forma più moderna ‘child’ = bambino/a, figlio/a) è un titolo aristocratico arcaico di un giovane non ancora nominato cavaliere. Il giovane della poesia è alla ricerca della “Dark Tower”, il significato della quale non è conosciuto, forse contiene il Santo Graal. Girovaga attraverso una zona di “wasteland” (terra incolta); ed è proprio la visione di wasteland di Browning a prefigurare The Waste Land di T.S. Eliot e altre opere moderne.

La terra arida simbolizza la sterile e corrotta condizione della vita moderna. Childe Roland ha allucinazioni ed è solo; il suo viaggio racconta l’anonimato e l’isolamento dell’individuo moderno. Egli è la creazione non di un vero pazzo ma di un uomo (Re Lear) che fa finta di essere pazzo (per sfuggire alle intenzioni delittuose del fratello); l’ispirazione del poema è l’approssimazione di un uomo sano di mente di cosa possa essere la pazzia.

Browning, attraverso i riferimenti a Shakespeare e ai temi medievali, sottolinea questi due periodi letterari, mentre costruisce la sua propria relazione con la tradizione letteraria inglese. Roland ha più cose in comune con gli eroi del passato che con i suoi contemporanei.

Come nelle migliori storie gotiche, l’ambientazione naturalistica e lo stile narrativo fanno emergere in maniera convincente un senso di paura e sgomento. Alcuni critici sono stati tentati di leggere il poema come un’esplorazione dello stato d’animo dell’autore o persino di una sua battaglia contro la depressione. È stato suggerito che Browning conoscesse i meccanismi della psicologia.

Opera geniale, di forte intelligenza, apertura e coraggio, il poema contiene nuove forme di espressione, per esempio il monologo drammatico, insieme ad altre antiche e una gamma interessante di soggetti ed idee.

Parafrasando il titolo del poema, come è arrivato Stephen King alla Torre Scura? La serie The Dark Tower è stata parzialmente influenzata da Il signore degli Anelli (altra lettura ampiamente frequentata da Gianni) e dal poema di Browning. King racconta il ruolo di questo poema (da lui letto per la prima volta nel 1967 o 68 per compito all’Università del Maine) in un’intervista del 1989: «Browning non ha mai detto cosa fosse la torre, ma è basata su una tradizione ancora più antica, della quale si sono perse le tracce… Ho iniziato a domandarmi quale fosse il suo significato ed ho deciso che tutti hanno una Torre Scura nel cuore e la vogliono trovare. Sanno che è distruttiva ma la vogliono fare propria. Forse è una cosa diversa per persone diverse, e mentre ne scrivo capirò cos’è per Roland, ma non ve lo dirò».

Il poema di Browning ha affascinato studiosi già durante la vita dell’autore ed ha anche influenzato numerosi romanzi fantasy. Si può parlare di Browningmania (più in America che in Inghilterra).

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Tornando alla incursione, il poema si era rivelato a Browning in sogno, allo stesso modo nel quale S.T. Coleridge aveva sognato il suo poema Kubla Khan (svegliandosi ahimè prima della fine della storia), nel quale lo stesso protagonista Kubla Khan sogna il palazzo che poi farà costruire. Questo filo onirico viene raccontato da J.L. Borges nel capitolo “Il sogno di Coleridge” in Altre inquisizioni del 1952. Borges è un’altra frequentazione di Gianni.

E attraverso questi collegamenti ora arriva sulla scena anche un’altra opera di Coleridge, La ballata del vecchio marinaio, che Gianni aveva comprato nel 1974 in una riedizione del 1834 arricchita da 38 disegni originali di Gustave Doré. Da sempre appassionato di illustrazione e di grafica, Gianni confessa di aver preso il libro solo per «guardare le figure» e di averlo letto con il suo “metodo” che prevede anche il sistema “australiano”, anche detto “del canguro”, cioè una lettura qui e là alla ricerca fortuita di brani che colpiscano (a volte seguita da una lettura più ortodossa da cima a fondo).

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E qui arriviamo a Primo Levi, un autore che non c’entra nulla con il Romanticismo gotico e di cui Gianni aveva letto Il sistema periodico, pubblicato nel 1975. Nel 1984 esce, quasi in sordina, l’unica raccolta di poesie di Levi, il cui titolo Ad ora incerta è tratto appunto da un verso del Vecchio Marinaio di Coleridge, in seguito utilizzato dallo scrittore come esergo ne I sommersi e i salvati del 1986, e suo motivo ricorrente d’ispirazione. La citazione completa del verso appare nella poesia “Il superstite”.

L’esigenza di Levi di raccontare quanto gli è successo ad Auschwitz è simile a quella del «Vecchio Marinaio di Coleridge, che abbranca in strada i convitati che vanno alla festa per infliggere loro la sua storia di malefizi» (citazione dal racconto “Cromo” in Il sistema periodico del 1975).

Negli anni successivi, Gianni leggerà tutti i libri di Levi (in maniera ortodossa) mettendo insieme i riferimenti a Coleridge, ma anche a Dante, Shakespeare e il nostro Eliot. E da Eliot sale in scena l’ultimo personaggio dell’incursione, l’indovino Tiresia, consultato da Ulisse per avere notizie del suo ritorno a Itaca, che nella Terra desolata è presentato come un insieme di miti e una specie di ponte tra il mondo classico e la modernità, e si reincarna nel poeta-profeta del romanzo di Primo Levi La chiave a stella, testimone inascoltato del male che viene dagli “dèi” di Auschwitz.

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Ancora qualche lettura da Levi e l’incursione termina, lasciando i partecipanti col groppo in gola e la voglia di averne di più di queste incursioni emozionanti. Veniamo quindi invitati a pescare una carta delle Strategie Oblique e a fare un compito a casa: leggere il capitolo “Ferro” de Il sistema periodico.

La mia carta dice: Manca qualcosa? Sono qui che mi arrovello per trovare la risposta.

N.B. Le immagini presenti in questo pezzo fanno parte del materiale che Gianni Bava ha distribuito ai presenti.

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