La luce della sera

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EVA MAIO

Siamo un po’ tutti in una miscela di “perdutezze” e guarigioni.
E ciò che crediamo “perdutezze” sovente non lo sono.
Le guarigioni vere c’impongono di dare altri nomi a ciò che pare perduto.

Ed anche: sciogliere i pregiudizi è un esercizio di intelligenza e di bontà. Occorre lasciarsi precipitare nella tenerezza e sguardi e giudizi ottusi se li porta via il vento.

La luce della sera
era lì per svanire
e noi ancora a camminare.
Dalle due del pomeriggio
a circumnavigare vicoli stretti
poi a costeggiare il fiume
e di nuovo tra case e carruggi.

I passi così a caso
in automatico senza meta
al centro dell’incontro
il suo dire sfibrante
serrato senza spazio
alla consolazione
quella sera.

In me ogni parola prosciugata

- Hai tempo per due passi oggi? Avrei da parlarti –
Voce neutra quasi piatta
asciutta come la sua figura
di sobria elegante cinquantenne.
Così per telefono la mattina.
E in me una scia leggera
vaga di apprensione.

Non immaginavo
quanta spigolosa angoscia
Elisa stava comprimendo.
E quanta ombra
gravasse su quella sua chiarezza
quanto dolore trattenuto
e alleanze mancate.

Quella scia leggera non fu più tale.

- Sai che Daniele è a Vézelay
ha lasciato Parigi la sua bella casa
un posto di prestigio in Università.
Non fa che inseguire senza cautela
i suoi desideri.
E i suoi desideri sono sempre assoluti
mai negoziabili.

Insopportabile.
Insopportabile per me
vedere
che si dissolve.
Assistere alla sua dissolvenza
nella vita di un altro
che ha quasi il doppio di anni. -

Daniele, suo figlio.

Daniele è suo figlio.
Fin da bambino lo conosco
e lo ricordo bene
adolescente poi giovane uomo
con quello sguardo trasognato
aveva nuvole di ragazze e ragazzi
attorno in piazza a chiacchierare.

Da vicino non lo definiresti bello
ma quegli occhi
verso l’altrove eppure lì
a darti benevolenza
e mani generose dedite
a fare dare inventare.
Rimasto così uomo fatto.

Rimasto benevolenza e divenuto coraggio.

Rimasto col viso limpido
come quando il cielo
accoglie il sole e la pioggia
in accordo e aleggia il mistero
eppure c’è chiarezza.
E fa innamorare uomini donne
ché lui lascia respirare a pieno gli altri.

Viso limpido e profilo ardito
a scegliere l’arte non la carriera notarile
Parigi e non lo studio in via Assarotti
a lasciarsi innamorare
da tanti amori
fino a scegliere quello più esposto
a non essere compreso.

L’amore più esposto a non essere compreso.

- Ora si dissolve
nella vita di un altro
che ha quasi il doppio di anni. -
Ecco il fuoco del dolore
di Elisa quella sera
quei giorni
quei mesi.

In me ogni parola prosciugata
mentre scorreva dentro
il film delle bellezze di quel figlio
e il film di Elisa
dei suoi principi non negoziabili
assoluti
incombenti come montagne.

Ma non era la sera per dire dei due filmati.

Sarebbe avvenuto mesi dopo
con una lunga mail
quel mite lacrimare con lei
non a causa del figlio
ma di lei e del suo non quietare.
Fu un mite rischioso dire
che poteva spezzare l’amicizia.

La incrinò soltanto. Per poco tempo.

Cara Elisa
Vorrei essere vera a pieno con te
in merito a te, a Daniele
al tuo essere madre al suo essere figlio
all’irrilevanza che assegni a Mauro
in tutto questo
alla dignità d’ogni amare se libero felice generoso.

Ho una grande paura di ferirti.
Ho paura che la nostra amicizia si laceri.
Ho paura.
Ma sento che inaridisce
la speranza in te
e sei straziata
da una catena di inutili dolori.

Le tue attese ferite
ti stanno consegnando
nelle fauci del pregiudizio.
Che le attese tradite
possano lacrimare in noi
è umano ed è umano
scioglierle, non aggrovigliarsi attorno.

E che sarà mai
una carriera piuttosto che un’altra
un luogo piuttosto che un altro
amare un uomo piuttosto che una donna
un uomo più maturo piuttosto che un coetaneo
se Daniele è se stesso leale coraggioso felice
e lo è con bellezza e dignità ?

E di Mauro.
Mai una parola.
Mai che abbia sentito
che tu lo tieni in conto gli parli lo ascolti.
Questo non lo comprendo
e ho il sospetto che l’irrilevanza
che gli assegni col silenzio in realtà non sia tale.

Forse imputi a lui
a quel pacato vivere
che tanto t’ha attratta
la causa di come è Daniele ?
Forse ora
Mauro è un doppio inciampo
per te?

Inciampo perché nel tempo
di quella mitezza ti sei disamorata
Ed è legittimo.
Un tuo diritto a pieno.
Inciampo perché lui
comprende accetta
accoglie ?

E come puoi liquidare
con la semplice attrazione
o la perversa sottomissione
la scelta di tuo figlio ?
Non sai più nulla
della sua profondità
della sua pulizia morale?

Non sai più nulla
del suo vivere la dedizione
dentro la passione ?
Non sai più nulla
delle loro possibili coniugazioni ?
E che ne è del tuo amato spirito scientifico,
lo fai ammutolire ?

Lo fai ammutolire
ora
che qualcosa potrebbe dirti
dei tanti modi d’amare
degli umani ?
Hai scordato la tua antica passione
per l’antropologia?

E sei dimentica
di quegli amorevoli sguardi
di cui Daniele
ti circonda
ancora
col peso in cuore
che tu stai patendo ?

Piango
con te
ma non per Daniele.
Con te
e per te,
mia cara
amica.

Gliela mandai da Siniscola
dalle sue dolci dune
dal profumo dei pini
dal muggito di mucche
quasi in riva al mare
a ruminare il turchese.
Da quelle sinuose soglie cliccai “Invio”.

Sinuosi i sentieri verso la casa di Daniele e Jean Michel.

Vi andò per strade secondarie
fin da Genova prendendosi tempo
e si fermava a leggere la lettera
spedita da Jean Michel
la settimana prima.
Intense soste a far da culla
allo splendore del non giudizio.

Ma chère Elisa
nous ne sommes jamais assez
attentifs et patients
pour accueillir
ce qui nous sommes au fond de nous.

Nous ne sommes jamais
assez contemplatifs envers l’autre,
l’autre qui nous aime,
cet autre qui en nous aimant
nous dit qui nous sommes.
Vraiment.

Dans la coulée lente
du vrai en nous
ce qui compte
c’est aimer.
L’autre autant que soi même.

Ma vérité c’est que je pensais
aimer la médecine
mais surtout j’étais fier d’être médecin,
aimer l’art médiéval
mais surtout j’étais fier d’être
spécialiste de l’art médiéval ,
aimer le monachisme
mais surtout j’étais fier d’être moine .

Enfin
la beauté totale de Daniel
la beauté absolue de son amour
m’a amené à comprendre
quel fardeau fatigant
je devais déposer
sur le rivage.
Il m’ a fallu le déposer.

Ma chère Elisa,
avant de venir chez-nous
approche-toi
sous le châpiteau
du bon berger
qui porte sur ses épaules Judas.

La partie douce du visage
du bon berger
te révèlera beaucoup sur ton fils.*
JM.

A un amorevole sguardo
senza giudizio
sarebbe approdata Elisa
accolto il compagno del figlio
con sollecitudine curato
e con le ali della sua stessa guarigione
con tenerezza amato.

Messaggio vocale di Elisa

- Ciao, al piccolo villaggio borgognone
dalle stradine in salita
sono giunta senza saperlo
come chi andava
a contemplare la tenerezza
scolpita in pietra
a incontrare il debordare del compatire.

Un debordare di luce calda
e di dolce capire
non l’avevo mai vissuto.
Non era lasciare a lato la ragione
era scaldarla
era innervarla di luce.
E la luce era la compassione di me.

E la compassione di me era il comprendermi.

Non avevo da capire Daniele.
Di me si trattava.
Non del suo modo d’amare. Del mio.
Non del suo vivere. Del mio modo di vivere.
Non del poter amare ancora lui
Del poter amare ancora la mia vita.
Me stessa.-

Sì, a un amorevole sguardo
senza giudizio
sarebbe approdata Elisa
accolto il compagno del figlio
con sollecitudine curato
e con le ali della sua stessa guarigione
con tenerezza amato.

Con le ali della sua stessa guarigione.

Bigliettino messo nella tasche di Elisa
prima del suo ritorno a Genova

A bientôt, Elisa
la splendeur
de la basilique Sainte Marie Madeleine
t’accompagne
jusqu’au port de Gênes
jusqu‘aux ports
dont toi seule
tu connais les noms.
A bientôt
dans quelque bon port.**
JM.

Ad accoglierla Mauro
in quella tipica casa ligure
stretta alta compressa tra altre
signorile senza darlo a vedere.
L’amare paziente
in perdurante dolcezza
era lì.

Quella sera sì aveva una luce vera.

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Traduzione dei due interventi di J.M:

*Mia cara Elisa,
noi non siamo mai abbastanza
attenti e pazienti
per accogliere
ciò che siamo al fondo di noi.
Noi non siamo mai abbastanza
contemplativi dell’altro
dell’altro che ci ama
di quell’altro che amandoci
ci dice chi noi siamo.
Veramente.

Nella colata lenta
del vero in noi
ciò che conta
è amare.
L’altro come se stessi.

Il vero di me
è che pensavo di amare la medicina
ma io ho amato me stesso medico
di amare l’arte medioevale
ma ho amato soprattutto me stesso
specialista di arte medioevale
di amare il monachesimo
ma soprattutto sono stato fiero
d’essere monaco.

Infine
la bellezza totale di Daniele
la bellezza assoluta del suo amore
mi ha condotto a comprendere
quale pesante fardello
dovevo posare a terra.
Ho dovuto posarlo.

Mia cara Elisa,
prima di venire da noi
avvicinati sotto il capitello
del buon pastore
che porta sulle spalle Giuda.
La metà dolce
del viso del buon pastore
ti rivelerà molto
su tuo figlio.
JM

**A rivederci, Elisa
lo splendore della basilica
di Santa Maria Maddalena
ti accompagni
fino al porto di Genova
fino ai porti
di cui tu sola conosci i nomi.
A rivederci
in qualche buon porto,
JM

(Foto di Bruna Bonino)