“Identità difformi” in mostra al Filatoio di Caraglio

Invito DEF. (1).pdfFULVIA GIACOSA

Tanto di cappello agli allievi delle ultime classi del Liceo Artistico cuneese e naturalmente ai docenti che con loro hanno lavorato per un anno con la supervisione della professoressa Cristina Saimandi: l’esito è la mostra “IDENTITA’ DIFFORMI – Azioni/riflessioni tra arte e natura, territorio e cultura”, con il catalogo della mostra la cui realizzazione grafica si deve agli allievi Matteo Cavallo, Alida Piovano, Amos Riberi, Daniele Veglia.

Devo confessare un peccato originale: sono andata al Filatoio spinta soprattutto dal desiderio di rincontrare allievi che allora – nei miei ultimi due anni di insegnamento – erano in prima e seconda liceo, appena adolescenti ma assai promettenti (quelle classi che nascono bene, come il vino delle annate migliori) cui mi sembrava doveroso rendere omaggio in occasione della loro prima esperienza espositiva.  Mi aspettavo cose poco più che scolastiche e forse per questo la sorpresa è stata ancor più intensa. Nelle belle sale del primo piano del seicentesco Filatoio Rosso non sembra proprio di vedere lavori di studenti da poco maggiorenni: nulla da invidiare ad artisti di professione, anzi questi potrebbero trarre spunto e una nuova voglia di verginità. Direi che questa è una delle parole chiave per le tante opere esposte, termine da associare a bravura e profondità di ricerca assai “adulta”.

È qui impossibile illustrare i lavori dei 25 protagonisti di una mostra da non perdere per l’alto livello d’ogni espressione (non c’è alcuna classifica da fare, vedere per credere) perciò mi limito a poche note sul progetto che nell’esposizione ha visto la sua conclusione.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo aveva indetto nel 2017 un bando, “Educazione alla bellezza”, cui l’Artistico non poteva che rispondere; ne è nato un progetto annuale che si chiude con la presente mostra. Il rischio era grande: di bellezza ultimamente si sente parlare troppo e spesso in una brodaglia di banalità scontate. Ed è proprio l’aver saputo esiliare ogni rinsecchita lettura del tema che ha fatto la differenza, ha invogliato a superare gli stereotipi, a scendere in profondità, a confrontare opinioni e sensibilità. Da tanto lavoro di scavo è nato – credo – anche il titolo del lavoro “Identità difformi”, dalle quali s’è generata una sorta di identità collettiva che ci dice quanto buon lievito ci sia nella gioventù d’oggi e nella scuola che ancora si spreme per tirar fuori le migliori energie da coloro che sono il nostro domani. Ne vien fuori una freschezza di espressioni che non è epidermica o, come si suol dire, giovanilmente istintiva ma controllata, ragionata, mediata da conoscenze ed esperienze che si sono inverate con piglio professionale in ogni forma comunicativa: pittura, scultura, fotografia, installazione a terra o a parete, video, oltre alla parola scritta. Alcuni lavori sono collettivi a conferma di quanto il dibattito abbia saputo trovare un punto d’incontro che trae forza proprio da una sintesi delle diversità: penso ad esempio all’installazione “Cerchio magico” delle classi quarte e quinte, un cerchio (forma platonica della perfezione) ove si alternano sassi (la natura) e maschere (ritratti in terracotta dei volti di alcuni partecipanti).

Cerchio magico

Cerchio magico

I lavori, accompagnati da brevi scritti che ne indicano la genesi, sono esposti per gruppi tematici: “le origini”, vale a dire una serie di testimonianze video e fotografiche di una full immersion di tre giorni al centro culturale “Lou Pourtoun” di Ostana con l’aiuto di noti storici dell’arte, artisti ed architetti ; “parole in scatola” ossia una raccolta di risposte alla domanda “che cos’è per te la bellezza?” provenienti da scuole elementari, medie e superiori; “territorio, arte e natura” con opere scultoree, pittoriche e video che mettono in dialogo queste tre parole; “il corpo” come svelamento di una bellezza interiore prima che fisica (fotografie, video, sculture, tecniche pittoriche miste); “maschere” rese con fotografie, installazioni e disegni  che indagano il nascondimento dell’io in una società dell’apparenza; “stanza interattiva” che dà conto della raccolta di riflessioni nel corso di un anno ed è anche opera non finita in attesa che una parete vuota si riempia degli scatti realizzati nel giorno dell’inaugurazione, oltre a presentare due video e chiudere l’intero percorso della mostra con una piccola teca quadrata in cui si legge: Le posso dire soltanto che l’effetto che ha su di me la Bellezza con la B maiuscola è come l’effetto che credo mi trasmetta un buco nero: ne vengo attratta, ma mi tengo a debita distanza perché ne ho timore.Timido, interrogativo, semplice, diretto. E condivisibile.

Le opere esposte sono di: Marta Bellini, Teresa Borsotto, Marianna Bruno, Maria Sole Castoldi, Matteo Cavallo, Giada Croci, Lucia Dalmasso, Nadir Doglione, Isabel Esposito, Aurora Foi, Lucia Garro, Altea Lavalle, Michelle Martinengo, Anna Menardi, Alida Piovano, Andrea Rabbia, Arianna Re, Amos Riberi, Nina Rovera, Francesco Schellino, Marta Terribile, Mattia Tomatis, Samuele Torta, Francesca Tortora, Daniele Veglia.

INFO: l’esposizione è visitabile fino al 27 maggio presso il Filatoio Rosso, Caraglio, via Giacomo Matteotti, con i seguenti orari: dal giovedì al sabato, ore 14,30-19,00, la domenica e festivi, ore 10,00-19,00