L’ultima tappa prima della salvezza…

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Haiku di Gabriel Rosenstock sulla serie fotografica di Debiprasad Mukherjee, la storia di un ospizio a Varanasi, India, dove le persone possono passare i loro ultimi quindici giorni di vita.

Prendere il nome di Dio e morire a Varanasi, questo viene considerato dagli Indiani di religione induista  come la liberazione dell’anima, che esce dal ciclo costante di rinascite per raggiungere la destinazione finale chiamata Moksha. Kashi Labh Mukti Bhavan (Casa della liberazione) è uno dei luoghi a Varanasi dove le persone entrano a morire perché credono che una buona morte in Varanasi risolva il karma cattivo (il culmine delle azioni). Da tutta l’India e da diverse culture induiste arrivano a questo luogo sacro insieme ai loro cari per celebrare la loro morte, o piuttosto la loro Mukti, liberazione dell’anima. Dopo l’ingresso nell’ospizio, pregano incessantemente Dio che conceda loro la morte e iniziano a contare i giorni. Tutti desiderano morire al più presto in modo che i resti corporali possano venire offerti al fiume Gange a Varanasi e l’anima possa sfuggire al ciclo delle rinascite.
Secondo il registro dei nomi, più di 1500 persone sono spirate qui.
(Da https://debiprasadmukherjee.wordpress.com/the-last-stop-before-salvation/)

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Madre Gange!
hai preso il mio corpo in passato
ora prendi me

La dinamica dei foto-haiku
Di Gabriel Rosenstock
Ho avuto il privilegio di lavorare con fotografi di levatura mondiale e di poter vedere il mondo attraverso i loro occhi insieme ai miei. La loro visione, naturalmente, è ritratta all’interno dei loro scatti come un’unità estetica, ma quando le opere riemergono nella nuova veste di foto-haiku (anche chiamati haiga) la connessione tra immagine e testo crea un nuovo sapore, insieme a nuove sensazioni ed esperienze della realtà. Energie, ricordi, esperienze, convinzioni delle due persone distinte, che si possono conoscere o meno, si rivelano nella camera oscura dell’inconosciuto.
Ho inoltre lavorato con i seguenti fotografi: l’americano Ron Rosenstock (non siamo parenti; si veda in Margutte qui), il greco Kon Markogiannis, il dublinese Jason Symes, il francese Jean-Pierre Favreau e molti altri, inclusi maestri del passato. Una ulteriore tappa in questo percorso, che costituisce un pellegrinaggio senza meta, è stata la collaborazione con Debiprasad Mukherjee di Kolkata (Calcutta). La sua vitalità è un tonico per l’anima.
Gli haiku sono composti contemporaneamente in irlandese e inglese, e anche tra le due lingue avviene una connessione. Quando traduco dall’una all’altra, mi posso accorgere di qualcosa nell’ordine o nella scelta delle parole che suggerisce una ri-traduzione. La scrittura di foto-haiku bilingue, per me un esercizio giornaliero, è una meditazione, il migliore detergente mentale.
È stato detto che un haikuista Zen non guarda una mela, ma è una mela. La chiave è la compenetrazione: svuotare la mente ed entrare nell’esperienza fotografica è uno stato di beatitudine; entrare letteralmente in un paesaggio fotografico per uscire da se stessi. È quello che il maestro haiku Bashō voleva significare quando disse ai suoi discepoli: Le cose del pino imparatele dal pino…

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Varanasi
tu vecchia
discarica cosmica

Gabriel Rosenstock
Nato nel1949 nell’Irlanda postcoloniale. Poeta, tankaista, haikuista, romanziere, saggista, drammaturgo, autore/traduttore di più di 180 libri, la maggior parte in Gaelico. Membro di Aosdána (Accademia irlandese di arti e lettere). Detentore del lignaggio di Buddismo celtico, già presidente di Poetry Ireland/Éigse Éireann.
http://roghaghabriel.blogspot.ie/
http://www.amazon.co.uk/s/ref=nb_sb_noss?url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=gabriel+rosenstock

Debiprasad Mukherjee
Fotografo e documentarista indiano freelance con sede a Kolkata, India. La sua visione fotografica non solo rappresenta conflitti e problemi sociali, politici e finanziari ma ritrae anche la bellezza surreale e la resistenza dello spirito umano.
https://debiprasadmukherjee.com/

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anche solo per un osso
toccare il Gange
è abbastanza

Articolo e traduzioni a cura di Silvia Pio.
Inglese