Ti ha colto di sorpresa quel tepore improvviso

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LUCA ARIANO

«Me lo ricordo suo marito…
un signore distinto, si distingueva.»
Tua madre sorride come fosse
quel tempo attendendo uno sguardo,
una parola: «Grazie! Sì! No! A domani…»
Sempre tornerai nel mare di Lombardia
ormai in secca: quanti affogati?
La Piazza lontana, spesso corsie e reparti.
Sabato sarai da lei, come quei sabati
dopo scuola, a cavallo della bicicletta:
sentirai l’umido calore della pelle
penetrare nell’oscuro della notte.
Fuori pioggia battente da ingrossare
navigli, nebbia da obnubilare
gli ultimi impulsi della mente
ma per te dietro la porta
il profumo dell’aurora.

***

Da quanto non vedevi la neve sui tetti?
Solo brina, come quella vista a casa
da scuola guardando l’orto:
la verza ghiacciata per il ragò
poco prima delle feste.
Lei arriva improvvisa carica di pacchi,
quasi fosse già Natale e aprirai il tuo
come un bambino dimentico
dell’ansia nello stomaco.
Così lontani loro… avvolti nella nebbia
di quei giorni e anche tu domani
camminerai tra cupole e campanili celati
di foschia, luminarie di botteghe
a illuminarti il passo pensando
a quando rivederla prima che cali la notte.

***

Hai bramato l’alba
per correre da lei
in quel quartiere postindustriale
di strade deserte.
Attenderai la luce dall’abbaino
prima di quei baci,
di passi verso binari brinati.
Un fiore sbocciato repentino
tra cumuli di neve travolto
da una slavina tra i tremori della terra;
aspetterai fuochi di Sant’Antonio
– un tempo nei campi –
anelando una stagione di petali:
osserverai le lancette di un orologio
obliato distrattamente,
una chiamata improvvisa
ad annunciare nuovi profumi.

***

Strano inverno quest’anno
senza neve in pianura:
senti il gelo penetrare le ossa.
Fiocca su suoi campi,
sugli ulivi abbracciati
e anche sulla terra di tuo padre,
accanto al mare mai rivisto.
Stretto il passaggio di Enea
e non porterai Anchise sulle spalle
doloranti: terminerà i giorni
tra mura imbiancate vista risaie,
occhi nel vuoto volo d’airone.
Questa notte il suo cuore palpitava
troppo forte ma tu l’attendi sempre
in un battito di farfalla,
colori sulla pelle, calore mescolato
a profumi fuori stagione.

***

Non rinnego la mia natura, non rinnego le mie scelte, comunque la si guardi sono stata fortunata nella vita. Molte volte nel dolore si trovano i piaceri più profondi, le verità più complesse, la felicità più vera. Tanto assurdo e fugace è il nostro passaggio per questo mondo, che l’unica cosa che mi rasserena è la consapevolezza di essere stata autentica, di essere la persona più somigliante a me stessa che avrei potuto immaginare.

Frida Kalho

Quel treno verso Bologna
– quante volte preso… pochi mesi fa –
il suo verso Milano perso
tra cubi di calcestruzzo.
Il quartiere anarchico… operaio
ormai gentrificato e l’osteria
un ristorante creativo, innovativo?
Sono partiti, andati tutti via.
Vorresti abbracciarla in Via dei Giudei,
tra le strade del Ghetto,
sotto l’ombra di torri e chiese.
Frida cammina tra le stanze e ti pare
di vedere le sue cicatrici
da scorrere sotto le dita,
carezzare di baci sulla pelle
prima che il gelo degli ultimi giorni
di gennaio lasci strascichi d’inverno.

***

Uno strano San Valentino
tra case nuove inabitate,
di luci a penombrare
le vostre carezze:
la torta già consumata,
i baci scartati coi versi
e il brillio per quella borsa.
Arriverà anche quel giorno
Giggino e tra le urla rimarrai
in quel posto dal nome placido.
C’era il mare lì milioni di anni fa:
lo testimoniano cetacei fossili
che nessuno ha ancora trovato.
Camminano con Nena sul Lungomare
Caracciolo, Santa Lucia non è lontana:
«Lucariè ci prendiamo una bella pizza?»
Lei ti sorride prendendoti la mano,
l’odore di salso a primavera.
Su quel treno non sei mai salito,
l’ultima stazione sarà tra le risaie
mentre lui aspetta un’altra mattina
di chiarore carezzando Nena.

***

«Morto Francesco… tutto finito!»
Sussurra a denti stretti
davanti al bianchino mattutino
in quel barino presto wine bar
per studenti fuori sede.
Ancora negli occhi gli spari,
le cariche: non c’erano i video
su facebook, quelli che guarda Nena
con le pupille lucide.
Abbattono tronchi secolari…
tubi di gasdotti vista mare:
moriranno altri?
Pensi ai tuoi defunti scrutando
quella casa: una mano di bianco
non ha sbiadito i ricordi
ma non porterai fiori al camposanto.
Questa notte massaggi sulla pelle:
fiori di lillà pensando al profumo
di carezze infinite raggi di luna.

***

Ti ha colto di sorpresa
quel tepore improvviso,
lume insperato
in una notte di nebbia.
Le gambe fiacche, lenti passi,
il sonno trascinato per ore
ma sei ancora ai piedi dei colli.
Lontano l’eco della battaglia:
per quei ragazzi come Salamina…
Maratona… Termopili.
Nena sarebbe stata una staffetta
partigiana pedalando in salita:
avrebbe imbracciato il fucile
sparando sui Tedeschi in fuga
da un rastrellamento?
Questa mattina malinconie
fuori stagione velano il volto,
lacrime celate accanto al vetro:
domani sarai con lei
ma questa notte nessun vino
placherà la tua arsura.

***

“La paciencia en Gerona antes de la Tercera Guerra.”
Roberto Bolaño

Dove sono le risaie?
Pochi campi allagati:
«Tutto cinese!»
Terre incolte, abbandonate
come i suoi occhi di vetro:
cosa direbbe della Terza Guerra?
Ti racconterebbe di Napoli,
di strade e chiese bombardate,
quattro giornate e i tedeschi in fuga.
Le feste saranno così,
fino a quando gli ultimi ricordi
portati via dai pappi di pioppi.
Li vede all’orizzonte?
Nena questa notte in processione
– di quelle che non vedi da bambino –
e domani in un borgo antico,
quasi in fuga ma tu la rivedi
sul binario…
Attendi una notte di luna piena,
pelli si sfiorano: fuori sbatte un vento
a spazzare le ultime foglie
ricambiando la stagione.

***

Non è un dolce dormire
in questo mese dove Giggino
appare come uno spettro
in notti brevi: racconta
quello che non ricorda più
e tu sfogli foto cercando
un volto famigliare… storie
perse nelle memorie.
Mese crudele di giovani corpi
gassati tra rovine archeologiche
vanto di civiltà sepolte.
Nena stesa sul letto
come in un quadro di Casorati:
tu correndo sulle scale…
affanni… groppi in gola
ma tutto svanisce lisciando gambe,
sfiorando nuovi profumi
come se domani non arrivassero
gli acquazzoni d’aprile.

In Margutte: L’altrove di Luca Ariano

Luca Ariano (Mortara – PV 1979) vive a Parma. Di poesia ha pubblicato: Bagliori crepuscolari nel buio (Cardano 1999), Bitume d’intorno (Edizioni del Bradipo 2005), Contratto a termine (Farepoesia, 2010) e Tracce nel fango (Ultranovecento, 2011) oltre a testi presenti in antologia. Ha curato Vicino alle nubi sulla montagna crollata (Campanotto 2008) e Pro/Testo (Fara 2009). Nel 2012 per le Edizioni d’If è uscito il poemetto I Resistenti, scritto con Carmine De Falco, tra i vincitori del Premio Russo – Mazzacurati. Collabora a riviste e fa parte di Ultranovecento. Nel 2014 per Prospero Editore ha pubblicato l’e-book La Renault di Aldo Moro con una prefazione di Guido Mattia Gallerani. Nel 2015 per Dot.com.Press-Le Voci della Luna ha dato alle stampe Ero altrove, finalista al Premio Gozzano 2015. Nel 2016 presso la Collana Versante Ripido / LaRecherche.it è uscito l’e-book di Bitume d’intorno con una nota di Enea Roversi.

(Foto di Francesca Bocchia)