Un primo Rifugio per gli alpinisti monregalesi

Il vecchio rifugio Mondovì

Il vecchio rifugio Mondovì

ATTILIO IANNIELLO
Introduzione. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XIX secolo in Europa si diffondeva il desiderio di riunire in associazioni quanti amavano la montagna.

A Londra il 22 dicembre 1857 si costituiva il primo Club Alpino (The Alpine Club), seguito il 19 novembre 1862 dal Club Alpino Austriaco (Alpenverein). Il 19 aprile 1863 nasceva poi il Club Alpino Svizzero ed infine nell’autunno dello stesso anno il Club Alpino di Torino, divenuto in seguito il Club Alpino Italiano:

Escogitato alpinisticamente nell’agosto del 1863 sui dorsi nevosi del Monte Bianco e, soprattutto, nella prima salita di comitiva italiana sul Monviso, validamente preconizzato dal commendatore Quintino Sella nella relazione di tale faustissima salita, il Club Alpino di Torino poté bensì eccitare subito a nobile gara di adesione gli animosi e le migliori intelligenze…

Lo scopo era così enunciato nell’Art. 2, tanto del primo Statuto approvato nella prima Adunanza Generale dei Soci tenutasi il 23 ottobre 1863[1], quanto del secondo Statuto approvato in Adunanza Generale dei Soci in data 18 marzo 1866: «Il Club Alpino ha per iscopo di far conoscere le montagne, più specialmente le italiane, e di agevolarvi le escursioni, le salite e le esplorazioni scientifiche».[ii]

In quegli anni nel Monregalese si sviluppavano le ricerche scientifiche di un amico di Quintino Sella, don Carlo Bruno, il quale, interessato di meteorologia e di geologia, studiava le Alpi Liguri e Marittime ed iniziava l’esplorazione della grotta della Val Corsaglia, promuovendo, insieme al senatore Giovanni Garelli, la Società di Bossea.

Quest’ultima nell’estate del 1874 apriva la grotta di Bossea a tutti coloro che volevano visitarla. Il 2 agosto di quell’anno infatti si teneva l’inaugurazione della grotta. Sulla “Gazzetta di Mondovì” del 4 agosto 1874 veniva riportata per intero la cronaca di quella importante giornata dove tra l’altro si poteva leggere:

Alle 11 e mezza si entrò nella spaziosa alta Caverna. Le persone che contemporaneamente vi entrarono in meno di due ore… ascendono al numero di 527. Caverna illuminata a giorno; cento e cinquanta lumi posti sui diversi punti di passaggio e sulle sporgenze più lontane; molti visitatori e le guide (sempre brave) con lumi di diversa qualità, persino coi lampioni delle gallerie; il magnesio che di tratto in tratto faceva in quelli immensi spazi brillare la sua luce… Era spettacolo magico, degno della fantasia di Ariosto.

[…] Alle 5 e mezza pranzo nel giardino del parroco bene addobbato, servito discretamente dal sig. Roattino Carlo… Al dessert, i discorsi…

L’avv. Viale [Giacomo]… fece voti che l’attuale Comitato di Bossea venisse trasformato in una succursale del Club Alpino.

L’avvocato Giacomo Viale, però, doveva attendere sette anni per vedere realizzato il suo auspicio. Nel 1881 infatti dalla Società di Bossea nasceva la sezione monregalese del Club Alpino Italiano presieduta dall’onorevole Felice Garelli. Sul quotidiano cuneese “La Sentinella delle Alpi” del 18 ottobre 1881 il corrispondente di Mondovì scriveva:

Avete visto come il nostro Club Alpino dal titolo “Bossea”, cammini a gonfie vele. Sono circa cento le adesioni, ed il papà degli Alpinisti comm. Quintino Sella, ebbe con sua lettera a congratularsene col nostro deputato [Felice Garelli]. Il Club si è messo in relazione colla sezione principale di Torino, dalla quale riceverà il Bollettino, e l’occorrente per le ascensioni.

Su “La Sentinella delle Alpi” del 20 novembre 1881 lo stesso corrispondente riferiva che le prime uscite dei soci del Club sarebbero iniziate nel

giugno del prossimo anno, facendo una visita alle grotte di S. Lucia, presso Villanova, ed un’altra alla celebrata caverna di Bossea.

Il Club Alpino di Mondovì ebbe una importante attività fino al 1892 quando iniziava un lungo periodo di silenzio, periodo che terminerà nel 1924. Esula dal presente breve lavoro indagare sui motivi di tale inattività, basti accennare alla crisi sociale ed alle guerre di quel periodo.

Negli anni Venti del XX secolo il ruolo del Club Alpino lo aveva per certi versi assunto la Società di Cultura Popolare animata dall’ingegnere Emilio Cordero di Montezemolo. La Società organizzava per i propri associati numerose gite in montagna.

La Società di Cultura Popolare scrisse sulle pagine della “Gazzetta di Mondovì” del 12 gennaio 1924:

Bene ha fatto la Società di Cultura  a rivolgersi ai monti come a degli educatori inarrivabili che temprano al sacrificio della fatica, ed insegnano a godere con tutto lo spirito senza che lo stimolo venga dai sensi men nobili. E dal successo di questa propaganda alpinistica non può dubitare chi ha veduto quest’estate una comitiva di 40 gitanti al Piano della Tura, che diventano 60 al Cars, che sono 82 alla Balma e rimangono 48 alla lontana Costa Rossa. Ma indubbiamente per la nostra montagna il più rimane ancora a fare, specialmente per quanto riguarda la propaganda al forestiero ed il confort delle escursioni.

Il programma di miglioramento dei pascoli alpini che il Comizio Agrario viene attuando è una via laterale che corre parallela all’alpinismo, ma un lavoro che deve segnare una gran tappa nell’alpinismo nostrano è la creazione di un Rifugio Alpino.

[…] Il Comando del Presidio Militare ha promesso tutto il suo appoggio per un sussidio pecuniario del Ministero della Guerra, per uomini e muli, se il Rifugio sorgerà al Piano della Marchisa (Alta Valle Ellero) sulla via del Passo delle Saline e sullo sfondo del futuro bacino montano della Società Alto Po.

La domenica 13 gennaio 1924 si riuniva nella sala della Società di Cultura Popolare il costituendo Comitato Pro Rifugio che vedeva, oltre a diverse personalità ed enti, l’adesione della Municipalità monregalese, del Comizio Agrario, della Società Combattenti, della Società di Mutuo Soccorso di Breo e del Presidio Militare.[iii]

Iniziava da parte del Comitato una serie di attività per reperire fondi Pro Rifugio: si andava dalle proiezioni cinematografiche di ascensioni montane[iv] a feste e serate verdiane[v].

Il 30 marzo 1924 moriva l’ingegnere Emilio Cordero di Montezemolo. La Società di Cultura Popolare in suo onore deliberava:

Le gite da attuarsi in armonia colla nascente Sottosezione del Club Alpino sono consacrate alla memoria del rimpianto ing. Emilio Cordero di Montezemolo, che fu della cultura popolare un apostolo, e della montagna un entusiasta. Il sodalizio che tanto ha perduto per questa morte crede di dedicare all’estinto la parte migliore della sua attività, quella che più d’ogni altra apre il cuore del popolo alle gioie dello spirito, ponendolo in diretta comunicazione colla natura. È parimenti convenuto che l’erigendo Rifugio Alpino, progettato dal defunto ingegnere, dovrà chiamarsi Rifugio Montezemolo.[vi]

Il 4 aprile 1924 nei locali della Società di Lettura di Piazza si riuniva un gruppo di amanti della montagna che decidevano di costituire un Comitato provvisorio per l’istituzione di una sezione del Club Alpino. Tale Comitato fu formato dall’avvocato Mario Lobetti-Bodoni, dal professor Alessio Peano, dall’ingegnere Giuseppe Crosetti, dal ragioniere Giuseppe Manfredi e dalla professoressa Amalia Baretti.[vii]

La domenica 13 aprile si effettuava la “prima passeggiata di affiatamento a Montaldo”:

Partenza da Breo (Borgatto – Piazza Chiesa Parrocchiale) ore 8 – Arrivo a Montaldo ore 11,30, colazione al sacco.

Partenza da Montaldo ore 16 – Arrivo al Santuario di Mondovì ore 17,30 (Parte una tramvia per Mondovì alle ore 17,50 per quelli che desiderassero usufruirne) – Arrivo a Mondovì di quelli che faranno ritorno a piedi alle ore 19.

[…] Direttori di gita: avv. Lobetti-Bodoni e rag. Manfredi Giuseppe.

Le iscrizioni si ricevono presso la confetteria Canova (Piazza) e presso la confetteria Negro (Breo). Tassa di iscrizione L. 0,50.[viii]

A questa gita seguirono quelle alla Grotta di Bossea[ix], al monte Alpet[x], all’Antoroto[xi], a Porta Sestrera[xii], al Vaccarile[xiii] per finire domenica 28 settembre con una “Gran castagnata” a Pamparato[xiv].

Il rinato Club Alpino di Mondovì e la Società di Cultura Popolare, nonostante la raccolta di fondi e le buone intenzioni di altri Enti, come abbiamo già scritto, non riuscivano a costruire un Rifugio nell’Alta Valle Ellero. Occorreva attendere un lustro prima che il loro desiderio trovasse compimento.

Intanto il Club Alpino di Mondovì la domenica 21 giugno 1925 inaugurava con una gita a Serra Pamparato il proprio gagliardetto sociale:

Il gruppo di circa un centinaio di persone dopo la Messa celebrata nella Chiesa Parrocchiale di Serra, durante la quale non mancarono le note dell’harmonium e del violino toccati con mano felice dai giovanissimi soci sig.na Conti e sig. Mongardi, si raccolse sotto gli annosi ed ombrosi castagneti presso la fontana fredda, luogo destinato per la cerimonia.

Il gagliardetto, fine ed elegante lavoro eseguito dall’Istituto delle Orfane, donato alla sezione dalle signore monregalesi, sorretto dalla signora Rosmilia Castellino-Bianco, che con gentile benevolenza volle accettare di esserne la madrina, viene benedetto dal molto reverendo prof. don Rosso, il quale pronuncia brevi e vibranti parole. Il presidente della Sezione, avv. Lobetti-Bodoni nel prendere in consegna il gagliardetto… traccia in rapidi tratti la vita breve ma rigogliosa della Sezione e termina con un inno ai monti sorgenti di vita e di forza ed alla Patria grande.[xv]

Sorge il Rifugio Mondovì. La sera del 31 marzo 1928 i soci del Club Alpino di Mondovì deliberarono all’unanimità la costruzione del Rifugio

ottimamente battezzato “Mondovì”… Il Rifugio sorgerà più precisamente alla sella detta del “Pis” a m. 1776 sul livello del mare. La sella citata trovasi alla testata dell’Ellero, in una località ridente e sana, abbastanza riparata dai venti e non presenta assolutamente pericoli per le valanghe.

[…] Da questo punto si possono fare le escursioni più care e preferite dai Monregalesi: al Marguareis, Monte Gioje, Saline, Mondolè, tralasciando le punte minori. Inoltre si possono fare gite comodissime e veramente belle.[xvi]

Grazie anche all’apporto del Battaglione degli Alpini di stanza a Mondovì i lavori di costruzione del rifugio, su progetto dell’ingegnere Vincenzo Volpi, terminavano nella primavera del 1929 ed il 7 luglio di quell’anno si poté procedere all’inaugurazione del “Mondovì”. Alla presenza di numerosissime autorità e di molte delegazioni di Club Alpini piemontesi e liguri, in una splendida giornata di sole, come ci riferiscono i cronisti,

la madrina, signora Voarino-Perotti tagliava il nastro tricolore sito all’ingresso del Rifugio ed il sacerdote [don Milano, prevosto di Prea] seguito dalle autorità, benedicevano i locali.

Seguivano poi nobilissimi discorsi del presidente del Club Monregalese, avv. Lobetti-Bodoni e dell’on. Viale. Le ispirate parole degli oratori vennero accolte da ripetute salve di applausi. In modo particolare vennero applauditi gli accenni al valoroso nostro Reggimento Alpini per il quale venne offerta una medaglia d’oro a ricordo di gratitudine. Una medaglia venne pure presentata all’avv. Lobetti-Bodoni come attestazione di simpatia e di ammirazione per l’opera da lui prodigata.

La festa allietata anche dalle note della Fanfara della Milizia di Mondovì, che seppe dimostrarsi ancora una volta infaticabile ed assai affiatata, e da una orchestrina improvvisata dagli ottimi e simpatici goliardi si protrae sino in sul far tardi. Quando le comitive, in ordine sparso, scendono a valle e la luce crepuscolare indora le cime, un canto solo si propaga dalle sorgenti dell’Ellero sino al piano. Nel canto è la gioia ed insieme la nostalgia e l’orgoglio: la gioia che solo le feste trascorse in fraternità di animi ed in cospetto della natura sanno dare, la nostalgia che il monte suscita in chi lo ha conosciuto, l’orgoglio della nuova opera che in nome di Mondovì e per volontà di Mondovì si è realizzata.[xvii]

Il prima gestione del Rifugio veniva affidata a Giovanni Boffredo di Rastello, coadiuvato dalla moglie Bettina. Iniziava quindi la vita del primo Rifugio del Club Alpino monregalese, che nel corso del tempo fu più volte ampliato[xviii].

Nell’estate del 1941 l’avvocato Piero Garelli, presidente dell’associazione alpinistica monregalese decideva di migliorare la ricettività del Rifugio e di dotarlo di illuminazione elettrica[xix]:

Las nostra Sezione del C.A.I. ha iniziato i lavori di restauro al Rifugio situato nell’Alta Valle Ellero. La bella costruzione, che avrà un’altra nuova camera da pranzo ed un maggior numero di posti a dormire, sarà denominata Rifugio Havis De Giorgio, in memoria del giovane Eroe, Medaglia d’oro, caduto per la Patria.[xx]

Havis De Giorgio, appartenente ad una famiglia di origini monregalesi, era caduto nel corso di una azione bellica in Etiopia il 7 marzo 1939[xxi]. La Città di Mondovì gli aveva dedicato una via[xxii] (l’attuale via Vico a Piazza) e scoperto una lapide in memoria nel cortile del Liceo Classico[xxiii]; anche il Club Alpino aveva dato il nome del giovane soldato, amante della montagna, non solo al proprio principale Rifugio ma anche alla vetta sovrastante.

Intanto la II Guerra Mondiale rendeva sempre più difficile l’attività alpinistica che praticamente veniva sospesa a partire dall’autunno del 1943, quando le vallate alpine incominciavano a riempirsi di reparti di patrioti antifascisti.

Alcuni Rifugi del C.A.I. monregalese venivano utilizzati dai partigiani come basi per le loro azioni belliche. La risposta delle milizie nazifasciste fu la totale o parziale distruzione dei Rifugi stessi, che dovettero attendere la Liberazione per essere riattati. Tra gli antifascisti che caddero vittime dell’odio nazifascista ci fu anche il presidente Piero Garelli, arrestato il 20 aprile 1944 con l’accusa di aver concesso l’uso dei Rifugi ai partigiani e condotto nel lager di Mauthausen, dove moriva il 23 febbraio dell’anno seguente.

Rinasce il Rifugio Mondovì. Nell’autunno del 1945 si rinnovava il Consiglio Direttivo del Club Alpino di Mondovì che vedeva eletti Giovanni Indemini, presidente, Sandro Comino e Nadino Picco, vice presidenti, Andrea Castellino, segretario. Si ricordava il caduto per la libertà Piero Garelli iscrivendolo nell’Albo dell’associazione quale presidente onorario. Si prendeva anche un’importante decisione a proposito del rifugio:

La guerra ha distrutto i nostri Rifugi alpini; sono rimaste poche macerie che l’intemperia va maggiormente sgretolando. Il “Mondovì” (tra i più amati ed efficienti delle Alpi Occidentali) aveva conservato in piedi gran parte del muro perimetrale. Poiché i tecnici avevano ammonito che il gelo e la neve di un altro inverno avrebbero dato il colpo di grazia anche a quel poco (e la ricostruzione, invece che a decine di migliaia si sarebbe pagata a centinaia!), la presidenza ha deciso di consolidare le cadenti mura e di costruire “ex novo” il tetto. L’opera in poche settimane è stata fatta, ma ora è da pagare e i fondi mancano.[xxiv]

Il Club Alpino monregalese chiamava quindi a raccolta sia i soci, allora circa trecento, sia tutti coloro che amavano la montagna per raccogliere i fondi necessari per pagare i lavori già fatti e finanziare quelli ancora da fare nei diversi rifugi, in primis, proprio al Rifugio Mondovì.

Intanto il 15 aprile 1946[xxv] il C.A.I. monregalese inaugurava la sua nuova sede, offerta dal Comune, in corso Statuto nell’ex Casa Littoria a fianco del Municipio (palazzo dell’attuale Sala delle Conferenze) e contemporaneamente inaugurava la mostra di un giovane pittore, Arnaldo Colombatto. Anche con l’arte si cercava di racimolare qualche risorsa economica. La mostra di Colombatto fu un successo di pubblico e di critica:

Il giovanissimo artista possiede una preparazione non comune e le doti necessarie per essere un pittore apprezzato ed anche originale. La sua anima delicata e sensibile, vivificatrice e suasiva, ha infatti la possibilità di tradurre quella realtà, che egli ha visto e vissuto sulle montagne, nelle pure espressioni del bello che sono quasi come un ricordo poetico e musicale. Fra le sue opere più belle osserviamo “Preludio d’inverno” che è un quadro, come suol dirsi, soprattutto “affettivo”, giacché associa alla visione pittorica una emozione sentimentale. Ma Colombatto va oltre: egli trasmuta addirittura in pittorico il suo motivo sentimentale.

“Mattino”, “Il lago incantato”, “Fine d’inverno”, sono altre opere nelle quali si specchia la serenità di un’anima che prova la gioia della purezza.

Un tema che ritorna con un po’ di frequenza è la predilezione per le cose umili. Osserviamo “Prima neve”, “Mattino d’autunno”, “Torna il sereno”; vi è in essi come l’espressione più intima di una vita di alpe…[xxvi]

Il Club Alpino monregalese volle anche ricordare il 9 giugno ’46 il suo ex presidente Piero Garelli con una grande manifestazione alpinistica presso il laghetto del Marguareis, a cui partecipava anche il Club Alpino di Imperia per ricordare il proprio ex presidente Federico Acquarone, caduto sul fronte russo. Oltre settecento gli alpinisti convenuti. In quella domenica di giugno i monregalesi iniziavano a pensare ad un altro rifugio sul Pian del Lupo da dedicare appunto a Piero Garelli, ma questa è un’altra storia.

Il Rifugio Mondovì veniva riaperto al pubblico il 15 settembre 1946. In quell’occasione si volle anche inaugurare una lapide in ricordo del partigiano monregalese Bartolomeo Avagnina, ucciso il 16 dicembre 1944 dalle milizie nazifasciste all’imbocco di Pian Marchisa nel corso di uno scontro a fuoco.[xxvii]

Iniziava nuovamente l’attività del Rifugio Mondovì che diventava uno dei centri importanti delle iniziative del C.A.I. di Mondovì, ed una delle mete preferite da molti monregalesi.

Il nuovo rifugio

Il nuovo rifugio

Nell’estate del 2008 l’ultima ristrutturazione progettata dall’architetto Marco Manfredi. La nuova struttura resa più confortevole all’interno, manteneva all’esterno, pur con una rivisitazione moderna, la linea austera del progetto del Volpi. Il 30 agosto 2008 veniva quindi inaugurato il Rifugio Mondovì del Terzo Millennio con sacre liturgie e discorsi delle autorità e con una festa al ritmo di danze occitane.

“Il fiore di pietra”, come definì il Rifugio “L’Unione Monregalese” del 3 settembre 2008, veniva riaffidato al gestore Mario (Mariolino) Canavese, che dal 1988 ha la responsabilità di accogliere quanti salgono nell’Alta Valle dell’Ellero:

 

Ho scelto questo lavoro perché amo la montagna e la natura tutta – disse Mario Canavese un giorno a chi scrive -. È vero che gestendo il rifugio spesso passo parte della giornata in cucina o a riordinare, però quando esco sono in montagna, la vivo, non so come spiegare… l’aria, i profumi, il paesaggio, i rumori, è tutto un insieme di sensazioni che mi danno gioia.

Le parole di Mariolino ricordano una frase di Marie-Madeleyne Davy:

L’amico della montagna non è necessariamente colui che la scala… L’amico della montagna è come un amante, che canta la bellezza dell’amata scoprendola con “occhio stupito”; contemplandola non come una “terra incognita”, ma come una “pulchritudo incognita”.[xxviii]
http://www.caimondovi.it/
http://www.rifugiomondovi.com/

Archivio CAI di Mondovì

Archivio CAI di Mondovì


NOTE

[i] La riunione si tenne nel castello del Valentino. Il 23 ottobre 1863 il Club aveva 42 iscritti, il numero dei quali già nel dicembre dello stesso anno saliva a 106.

[ii] Cfr. Isaia Cesare, Il Club Alpino in Torino dal 1863 al 1881, Torino, F. Casanova Libraio, 1881, pp. 12-13. Il testo di Cesare Isaia è consultabile in http://www.museotorino.it/site/media/books/filter/category/17.

[iii] Cfr. La prima adunanza del Comitato per il Rifugio Alpino, in “Gazzetta di Mondovì” del 16 gennaio 1924.

[iv] Cfr. Pro Rifugio Alpino, in “Gazzetta di Mondovì” del 26 gennaio 1924; Ascensioni umane, in “Gazzetta di Mondovì” del 30 gennaio 1924.

[v] Cfr. per esempio Il Comitato Pro Rifugio Alpino, in Gazzetta di Mondovì” del 5 marzo 1924; Motus in fine velocior, in “Gazzetta di Mondovì” dell’1 marzo 1924.

[vi] Cfr. Società di Cultura Popolare, in “Gazzetta di Mondovì” del 5 aprile 1924.

[vii] Cfr. Una Sezione del Club Alpino a Mondovì, in “Gazzetta di Mondovì” del 5 aprile 1924. Il Comitato eleggeva poi il primo Consiglio Direttivo che risultava formato dal notaio Giuseppe Perotti, presidente, Andrea Battaglia, Giuseppe Manfredi, Giuseppe Crosetti, Amalia Baretti e Mario Lobetti-Bodoni.

[viii] Cfr. Club Alpino Italiano, in “Gazzetta di Mondovì” del 12 aprile 1924. Cfr. anche La prima gita del Club Alpino, in “Gazzetta di Mondovì” del 16 aprile 1924.

[ix] Cfr. La seconda gita del Club Alpino, in “Gazzetta di Mondovì” del 30 aprile 1924.

[x] Cfr. Club Alpino Italiano, in “Gazzetta di Mondovì” del 10 maggio 1924.

[xi] Cfr. Club Alpino Italiano, in “Gazzetta di Mondovì” del 16 luglio 1924.

[xii] Cfr. Club Alpino Italiano, in “Gazzetta di Mondovì” del 23 luglio 1924.

[xiii] Cfr. Club Alpino Italiano, in “Gazzetta di Mondovì” del 27 agosto 1924.

[xiv] Cfr. Club Alpino Italiano, in “Gazzetta di Mondovì” del 24 settembre 1924.

[xv] Cfr. L’inaugurazione del gagliardetto del Club Alpino, in “Gazzetta di Mondovì” del 24 giugno 1925.

[xvi] Cfr. Il Rifugio Alpino “Mondovì”, in “L’Unione Monregalese” del 7 aprile 1928.

[xvii] Cfr. L’inaugurazione del Rifugio Mondovì, in “L’Unione Monregalese” del 13 luglio 1929.

[xviii] Un primo ampliamento negli anni 1931-34 fu promosso dalla presidenza di Bernardino Mongardi (Barba Nadin); distrutto nel corso della II Guerra Mondiale fu ricostruito nel 1945-6. Ulteriori ristrutturazioni sono state apportati negli anni ’80 e ’90 nel corso delle presidenze di Mario Mongardi e dell’ingegnere Giuseppe Fulcheri. Nel 2008 veniva infine ricostruito con criteri moderni.

[xix] Cfr. Alpi Monregalesi. I Rifugi, in “L’Unione Monregalese” del 29 agosto 1942.

[xx] Cfr. Rifugio Mondovì, in “L’Unione Monregalese” del 2 agosto 1941.

[xxi] Cfr. Havis De Giorgio, in “Sentinella d’Italia” del 27-28 giugno 1939.

[xxii] Cfr. Una via dedicata all’eroica Medaglia d’oro Havis De Giorgio, in “Sentinella d’Italia” del 16-17 gennaio 1941.

[xxiii] Cfr. Lo scoprimento di una lapide alla Medaglia d’oro Havis De Giorgio, in “La Provincia Grande” del 13 marzo 1942.

[xxiv] Cfr. Club Alpino Italiani (CAI) Sezione di Mondovì, in “L’Unione Monregalese” del 29 dicembre 1945.

[xxv] Cfr. Nuova sede del C.A.I. e mostra d’arte, in “L’Unione Monregalese” del 20 aprile 1946.

[xxvi] Cfr. Mostra di dipinti alpini, in “Gazzetta di Mondovì” del 20 aprile 1946.

[xxvii] Cfr. Bartolo Avagnina, in “L’Unione Monregalese” del 22 dicembre 1945. A fianco della lapide che ricorda Avagnina, ne è stata messa in seguito un’altra che ricorda il partigiano russo Ivan Abaschin fucilato dai nazifascisti nel dicembre del ’44.

[xxviii] Cfr. Marie-Madeleine Davy, La montagna e il suo simbolismo, Sotto il Monte,  2000, pag. 30.