Percorsi

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GABRIELLA VERGARI.

Sto ingrassando e mi piacerebbe capire perché.
Non ho una predisposizione familiare all’obesità, non mi strafogo con impegno ed entusiasmo per più  volte al giorno, non  resto per ore immobile e inerte senza fare alcun consumo – potrebbe mai essere? – di risorse energetiche … Con tutti gli accorgimenti per cui la maggior parte delle altre coetanee resterebbe magra, se non addirittura, sottopeso,  io  mi sto invece ritrovando in un corpo che non mi appartiene. E che vince, a dispetto della mia volontà, della mia disciplina, del mio controllo e del mio impegno.
Signori, ho quasi trent’anni, dovrei essere nel fiore della mia vita e per molta parte lo sono. A maggio, discuterò la mia tesi di dottorato che è già stata segnalata dal Direttore del Dipartimento per la pubblicazione. Ad aprile terrò a Philadelphia una breve comunicazione per l’annuale convegno internazionale, e a giugno dovrei seguire le prime lezioni dello stage a Toronto. Perciò sto lavorando come non mai, ma dov’è la novità? Ḕ praticamente quello che faccio da quando ho imparato a leggere e scrivere, cioè a tre anni, dato che allora mia nonna era appena andata in pensione e si divertiva a giocare con me alla scuola. E sono bravissima ad  incastrare tempi ed impegni. Che il mio corpo abbia deciso questa sorta di secessione, mi lascia quantomeno perplessa. Vado regolarmente a correre al parco, e in bici almeno due volte al mese. Evito zuccheri, latticini, bibite, superalcolici, grassi insaturi e  proteine animali…
Neanche un asceta è scoppiata a ridere la scorsa settimana Giulia, mentre con discreta nonchalance si ripuliva le belle labbra dagli sbaffi di zucchero a velo del croissant alla doppia farcitura di crema appena goduriosamente finito. Sempre così, la sua colazione, un vero amplesso col cibo, mi è venuto da pensare, mentre la soppesavo con gli occhi, mestamente consapevole della sua silhouette aggraziata ed esile.
Ḕ lo stress, mi ha suggerito Elvia, la mia vicina. Perché non provi con lo yoga o il tai chi?
Non sono sicura di avere del tempo anche per le pratiche orientali. Dovrei ulteriormente comprimere la mia giornata. Quanto allo stress, non è l’inevitabile conseguenza del successo occidentale?
Comunque, trovo molto carino il suo interessamento per me. Dal mio trasferimento a Milano, lei è del resto quanto di più prossimo ad una zia io mi ritrovi. Mi ha preso sotto la sua ala tutoria e confesso che di tanto in  tanto mi riesce estremamente confortante staccare un po’ la spina, a casa sua. Ḕ una shatsuga piuttosto nota nell’ambiente e lì da lei tutto odora di incensi ed oli essenziali che a volte diventano soffocanti ma in genere mi calmano e rilassano.
Il nostro corpo parla di noi e non mente, come la mente.
Altro che se non lo so, mi dico mentre mi fa stendere sul lettino per controllarmi i chakra, figurati se non lo conosco il corpo, dato che è un bel po’ che lo studio.
Il pendolino  mi oscilla di sopra, in cerca della verità. Già, ma qual è?
Prova a scendere dentro di te, cerca, cerca bene. Ci sono ferite emotive che scavano dentro di noi finché non le saniamo e riconosciamo.
Mentre mi tratta con gesti esperti e sapienti, la sua voce di estrema dolcezza quasi mi addormenta. Ma non posso permettermelo perché esattamente tra un’ora dovrò essere docciata, shampata – pessimo neologismo – pettinata, truccata e vestita per andare, col resto dell’equipe, a festeggiare le sessanta e passa primavere del Professore, in uno dei locali più esclusivi della città. Quindi mi sa che dovrò indossare i tacchi alti sperando di non finire col maledire la serata, lui, me e i miei chili di troppo. Chi bella vuole apparire, un po’ deve soffrire… Uffa!
Ma così non funziona, non mi stai neppure a sentire, mi rimprovera Elvia. Ha subito sentito che mi sono allontanata col pensiero e mi rassegno al suo richiamo. Non capisco come faccia ad essere così empatica. A volte mi pare addirittura una maga o una profetessa ed attendo il vaticinio.
Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione, tradimento elenca precisa, toccando in sequenza le dita della sua destra. Cinque dita, cinque esperienze rovinose che racchiudono il dolore del mondo. Quale dito corrisponderà  alla mia, di condizione? Mi piacerebbe saperlo, ma il bello è che non ne ho la minima idea. E che evidenza scientifica c’è che poi le cose stiano veramente come sostiene e che se un bel giorno scoprirò, metti caso, di essermi sentita tradita da piccola, il mio peso tornerà regolare e potrò mangiare i croissant con lo stesso compiaciuto e appagato godimento di Giulia? Per la serie, Croissant del mondo unitevi e venite tutti a me.
Elvia intuisce le mie perplessità e non aggiunge altro. Io scendo dal lettino e le sorrido, sinceramente grata. Ci tengo veramente a lei e mi dispiacerebbe ferirla. Perciò la bacio con affetto sulla porta e raggiungo velocemente il mio bilocale, pronta a fiondarmi dentro la doccia.
Prova a scendere dentro di te, risento mentre l’acqua tiepida mi accarezza. A scendere dentro di te. Dentro di te. Oddio, e se poi non mi piacesse quello che potrei trovare?, mi chiedo mentre mi insapono risentendo come sempre in questi frangenti la canzone di un vecchio cantautore. La schiuma  è una cosa buona come una mamma La schiuma è una cosa pura, purifica di dentro, e sacra.
Ripenso alla mia professoressa di italiano che ce l’aveva spiegata in una piovosa giornata autunnale  con la sua fiducia, perfino naif, nella parola e nella scrittura.
La scrittura. E se fosse, hai visto mai, la vera strada?
Metto i tacchi.
Sono pronta.