Ritrovarsi nella calma apparente di Anna Salvini

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È uscito per l’editore Internopoesia “Calma apparente” di Anna Salvini, di cui Margutte aveva già parlato QUI. Ne pubblichiamo alcune liriche.

Dove tutto cresce
Arriverà la sera e noi ci faremo accanto
senza preoccupazioni, quasi distratti
avremo modo d’allungare lo sguardo
fuori dal vetro, fuori
nel parco poi metterci a fuoco
con pochi gesti, poche le cose da salvare

ci toccherà essere lievi, deviare quel dolore
che dire il male fa ancora più male
e storce ogni via di fuga

facciamo che sia questo il piano: lasciamoci
cadere e lasciamo che sia la terra a fare

la terra, dove tutto cresce.

Inventario
Le vertebre le ho contate tutte
i nei, le rughe, ogni malessere
di quella volta che sono stata
cactus e non è stato bello
soffrire al fiorire delle spine

di quando avevo gli occhi pesti
le cicatrici esposte e come un cane
ho leccato tutto.

La mezza sigaretta fumata di nascosto
il mare attraversato a piedi
i possessivi che ci hanno sopraffatto
e del giorno che volevo far morire
la mia fame dentro un’altra bocca.

I luoghi che ho amato, la luce, il silenzio
il buio, le ombre: tutte le parole abolite
per dire quanto l’amore, ancora
mi sa confidare.

Sorellanza
Siamo anche noi radici esposte, semi audaci
nel mistero del frutto, la tensione per il cielo
ci spinge oltre: una nuova casa, reinventarsi
il lavoro, avere ancora figli e doglie
ad ogni battito o dolore.

È vita lieta il verde che ci esce dalle scarpe
felice l’acqua, in pace
tanto da tenersi strette un albero, guancia
a guancia, con tutto il disordine
naturale dei giardini in pieno sole.

***

Per scrivere poesia, ma per scrivere in generale, bisogna saper andare dentro le cose, sotto le cose, saper guardare il tappeto, il retro del tappeto e quello che c’è sotto il tappeto. Quello che ci abbiamo nascosto noi e quello che altri hanno lasciato. L’azione che mi viene in mente è quella di scavare la terra a mani nude, per sporcarsele, naturalmente, ma anche per portare in superficie. Anna Salvini con Calma apparente fa innanzitutto questo: scava. Salvini, però, ed è per questo che scrive poesie, restituisce al lettore l’idea di aver scavato, mostra la profondità dell’aver toccato la terra ma non ha bisogno di indicare dove, come e perché lo abbia fatto. Salvini lascia spazio alle nostre sensazioni: leggiamo lei e troviamo qualcosa di quello che è capitato a noi.

(dalla prefazione di Gianni Montieri)