Le interviste impossibili: Luigi Pirandello

Luigi Pirandello,1933 Helsinki (da Wikimedia Commons)

Luigi Pirandello,1933 Helsinki (da Wikimedia Commons)

LORENZO BARBERIS.

In occasione del centocinquantenario pirandelliano, Margutte ha voluto cogliere lo spunto per intervistare Pirandello dal piano astrale dove, per la sua consueta bizzarria, si è rifugiato. L’intervista si è rivelata come al solito sorprendente, piena di rivelazioni inattese sulla biografia del personaggio; a meno che Pirandello non si sia rifugiato nella sua proverbiale ironia e ci abbia raccontato un sacco di storie; cosa che personalmente non credo. In ogni caso, eccovi il risultato dell’intervista, di cui potrete, sono sicuro, valutare autonomamente l’attendibilità.

E così sono centocinquant’anni. Sembra ieri, eh?
Tempo e spazio sono assolutamente relativi. Quindi, in un certo senso, è ieri.

Vero, vero. Lei comunque nasce il 28 giugno 1867, l’Unità d’Italia era stata da poco compiuta, un periodo molto diverso dal nostro. Se non ricordo male, c’è anche tutta quella storia che lei nasce nella contrada del Kaos…

Certo, come ho detto “Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà. perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos.” Ma in verità, iniziaticamente alludevo alla mia adesione ai Figli di Χάος, un ordine esoterico che ascende ai meandri più oscuri della storia, perché come disse l’adepto Esiodo:

Dunque, per primo fu il Chaos, e poi
Gaia dall’ampio petto, sede sicura per sempre di tutti
gli immortali che tengono le vette dell’Olimpo nevoso,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,
e poi Eros, il più bello fra gli dèi immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio.
Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx.

Rivelazioni sorprendenti. Tra l’altro, il luogo si trova a Porto Empedocle, che prende il nome da chi ha fondato la dottrina degli elementi… è tutto collegato, immagino.

Vedo che inizia a capire. Sì, è tutto parte di un piano preciso. O di nessun piano. O centomila piani diversi.

Tra l’altro suo nonno era un rivoluzionario siciliano, suo padre un garibaldino, entrambi legati ad ambienti massonici. Anche lei era iniziato?

Beh, come tutti sono iniziato, appunto il 28 giugno 1867, e come tutti sono finito. Per quanto riguarda la massoneria, non glielo voglio rivelare, per due ragioni. La prima è che è un ordine in fondo esteriore, la mia iniziazione reale è appunto quella al Kaos, ben più rilevante. La seconda ragione è perché “il vero massone è quello che nega di esserlo”, come dice quello scrittore alessandrino che le piace tanto. In ogni caso, qui c’è un link a cui potrà trovare qualche indizio, se proprio le interessa.

Lei era anche appassionato di spiritismo, se non erro…

Certo che lo ero e lo sono. Anche da morto, credo all’esistenza degli spiriti viventi. Altrimenti come potremmo essere qua? Non avrei risposto all’evocazione medianica, scusi. In ogni caso, più che di passione, parlerei di un reverenziale timore. Forse il meglio che posso farle è citarle una mia lirica giovanile, dedicata a questo contrasto tra natura e spirito:

Anima umana, e tal sei tu. Perduta
ne l’infinita immensità dei cieli,
su breve terra, inestimabile parte,
t’agiti e fremi, e dei tuoi vani amori
pieno e degli odi tuoi vorresti il mondo,
né mai, che in tanto ciel, pensi, vanisce
del globo, ove ti stai, l’essere inane,
quasi profumi di maligno fiore
che dolorose al cielo apra le foglie.

Non male, non male. Non tutti sanno infatti che lei è anche poeta. E un’altra cosa poco nota è che ha completato gli studi in Germania, laureandosi a Bonn in filologia romanza, il che la rende probabilmente uno dei più europei dei nostri letterati del periodo. Qui poi ha conosciuto anche una prima sua amante, Jenny Schulz-Lander…

Vero. Donna fantastica. Le ho dedicato anche una poesia:

Non oggi, va’! dimani, / diman ti giungerò,
/ Larva dei sogni miei, / lucifera fanciulla, / te che il mio tutto
sei, / e pur, forse, sei nulla. / «Toglimi/» spesso dice / il labbro
tuo, ridendo: / «io t’amo, e mi ti do». / No, larva; se ti prendo,
/ non sarò piu felice: / crudele è nostra sorte, / ed io per prova
il so…

“Lucifera fanciulla”… anche Jenny era un’iniziata? 

Questo non posso dirglielo. Al massimo le posso evidenziare come la lirica appare in “La pasqua di Gea”, dove esplicito il mio fondamentale panteismo:

«La Pasqua alma di Gea, / di Gea, unica Dea, / agli uomini risorta,
/ la Primavera io canto; or che nei petti umani / la vana fede
è morta / ne l’ideale estremo / poggiato su ‘l dimani / del nostro
di supremo.»

Bella, bella. Mi ricorda un po’ “La fine di Gaia” di Caparezza, non so se ha presente.

Mi piace molto Caparezza, in effetti starebbe bene scandita nel suo caratteristico stile rap.

Beh, andando avanti ci sarebbero un po’ di domande sulla sua vita privata, il matrimonio con Maria Antonietta…

Immagino ma, la prego, saltiamo questa parte. E’ noiosa e poco gradevole, per me. Tutto quello che c’era da dire l’ho detto in “Così è (se vi pare)”, il racconto di partenza o il dramma teatrale, scelga lei. O se proprio uno è curioso di gossip c’è la Treccani, o quel sostituto che voi avete adesso…

Wikipedia.

Esatto. Ah, un consiglio: la smetta di dire ai suoi studenti di citare la Treccani piuttosto che Wikipedia. Non si rende conto di quanto è bellissima una enciclopedia che ti insegna che non esiste alcun tipo di verità fissata per sempre?

In effetti, in effetti. Anzi guardi, sul gossip lascio io un link al lettore, trova tutto qui. Dalle “diavolette tedesche” alle altre. 

Ecco, guardi, faccia così, tanto è inutile fare anche noi concorrenza a Dagospia (che perlomeno ha una grafica pacchiana che mi diverte assai).

Va bene, allora passiamo alle opere. Il primo capolavoro è “Il fu Mattia Pascal”, forse il primo grande romanzo della crisi del Novecento. Mi son sempre chiesto se in quel Pascal c’è un riferimento al filosofo francese Blaise…

Sì e no. In realtà è un riferimento al Turbo Pascal, linguaggio di programmazione che avevo avuto modo di studiare prima del suo lancio ufficiale (sa, le entrature della setta del Kaos…). Ma in fondo il primo prototipo è proprio la Pascalina di Pascal, quindi in qualche modo il rimando è a lui. Il senso voleva essere un rimando all’Uomo-Macchina moderno, però discreto. I futuristi poi rovinarono tutto.

Ecco, dato che cita i computer, una domanda: cosa ne pensa delle tecnologie moderne? Di internet? Di facebook? Dei videogame?

I social network sono fantastici. Sono la manifestazione plastica della mia teoria delle Maschere, il “libro delle facce” non nel banale senso americano dell’annuario scolastico di brufolosi liceali, ma le mille maschere che ognuno di noi può crearsi sui di esso. Io ad esempio ho decine di profili fake. Ovviamente anche i videogame li trovo notevoli, ho dato più di una mano alla sceneggiatura di Nirvana di Gabriele Salvatores, nel 1997, però ad essere sincero oggi preferisco di gran lunga i social, il più grande videogioco esistente.

Tornando alle cose serie, ci sarebbe da parlare di tutta la sua produzione teatrali, le “Maschere nude”, appunto…

No, la prego, anche qui. Niente gossip, ma anche niente bignamino, per favore. Tanto siamo onesti, tranne lei e chi lo fa per lavoro, chi legge più le mie opere? Tutto quello che resta di me saranno le citazioni contro le persone false su facebook, “Nella mia vita ho incontrato molte maschere e pochissimi volti”, Cit. Pirandello.

Beh, secondo me è un po’ drastico, comunque proseguiamo. Allora, il gossip no, le opere no, parliamo almeno della sua adesione al Fascismo. Lei aderisce subito dopo il delitto Matteotti, con un telegramma che definire servile è poco, firma il Manifesto Fascista di Gentile, i socialisti le danno dell’”accattone” e se certo la aiutò a ottenere finanziamento per le sue opere, non è che ci fa una figura sopraffina. Cosa mi dice?

Cosa vuole che le dica. Non è che neanche i fascisti mi adorassero, mi definivano “P.Randello” con riferimento alla pesantezza delle mie opere, non ottenni mai grandissimi fondi e alla fine me ne andai stracciando platealmente la tessera nel 1927 (ma mi lasciarono iscritto, ero ormai un nome di peso). Ma poi è inutile che parliamo di politica, io la conosco, lei è monregalese e sarà un giolittiano di ferro, immagino.

Sì, in effetti io ammiro il mio concittadino illustre e so che lei invece è piuttosto critico, tagliamola qua. Non resta che parlare dell’ultima fase, il pieno successo, il Nobel, Hollywood, Marta Abba e Greta Garbo, conosce perfino Einstein a Princeton se non sbaglio.

Sì, ometto brillante. Ha dato veste scientifica alle mie teorie. Vede, in fondo non sono fascista, sono l’unico grande nome pop della cultura letteraria che avete, voi appassionati di cinema, fumetto, fantascienza e roba simile fareste bene a tenermi buono: sono il vostro grimaldello nella cultura alta. Matrix? Non fatemi ridere, Wachowski. Io sono Matrix.

Certo, ha ragione. E in questo voglio rassicurarla, dato che l’ho vista anche un po’ delusa: non si preoccupi, il suo nome non passerà così presto. Finché esisterà la scuola italiana, finché esisteranno i professori di lettere, noi continueremo a farla studiare agli studenti, contro tut…

Grazie. Grazie di cuore. Sul serio (nota: forse ho percepito un filo di ironia nel tono di Pirandello. Ma potrei sbagliarmi).