Riflessioni sulla gnosi

La caduta di Simon Mago (foto di Lorenzo Barberis)

La caduta di Simon Mago (foto di Lorenzo Barberis)

FRANCO RUSSO.

Giusto per me, per darmi una traccia ed una rotta da seguire: nelle pagine che seguono provo ad accarezzare (dimostrare sarebbe eccessivo) due idee:

1) la Chiesa (cattolica) si è strutturata nei secoli diventando un “Potere” (non necessariamente negativo) attraverso una serie di scelte “politiche” intelligenti, lungimiranti, utili ed indispensabili. Dietro queste scelte c’è un’apparenza di Fede ed una realtà di sostanza: celibato dei preti, esclusione delle donne, confessione, Purgatorio sono tutte scelte motivabili come scelte di Fede ma, in realtà, utili all’istituzione e tali da consolidarne il “potere”. Il che non è detto che sia male.

2) certi movimenti, Gnostici e Manichei nel primo millennio, Catari e Templari nel secondo, Massoni negli ultimo tre secoli hanno, oltre al resto, tentato di mettere insieme Oriente ed Occidente sui piani culturale, religioso ed economico. Sono stati osteggiati e perseguitati forse non solo ma anche per questo. Questo è un tempo in cui facciamo tragici conti con un dualismo irrisolto tra “noi” e “loro”. Consapevole che la Storia non si fa con i se e con i ma, ma avendo tempo da perdere per i “cazzeggi”,  mi chiedo come sarebbe andata se… Ma, naturalmente, non  so rispondere. Però qualcuno, più bravo di me, potrebbe provarci.

Del primo assunto sono convinto da tempo ma devo confessare che qualche libro sulla Gnosi, letto in anni passati e recenti, ha rafforzato le mie convinzioni.

Già il nome “Gnosi” è affascinante: fa sì riferimento alla Conoscenza, alla Sapienza ma sarebbe forse meglio definirla come conoscenza approfondita della verità, quella filosofica ma anche quella religiosa, verità alla quale si perviene solo attraverso una esperienza iniziatica. Ma è interessante notare come di Gnosi e Gnostici si cominci a parlare solo negli ultimi secoli: in sostanza gli Gnostici lo erano senza sapere di esserlo.

Se vogliamo provare a collocare, storicamente, la Gnosi possiamo definirla come il complesso di dottrine filosofico-religiose, la cui professione prende il via tra il secondo ed il terzo secolo dopo Cristo, caratterizzate, almeno inizialmente, dalla vocazione a cercare di fondere insieme – una sorta di sincretismo – principi della religione cristiana con elementi ebraici, ellenistici ed orientali. Non c’è quindi alcuna unità e, fin dall’inizio, vede la nascita di vere e proprie sette diverse tra di loro sia sul piano della dottrina che del culto. E, secondo alcune tesi, l’origine di alcuni di questi gruppi sarebbe addirittura antecedente a Cristo. Gli Gnostici Setiani (da Set, il terzo figlio di Adamo e Eva) praticavano il battesimo un secolo prima di Cristo.  In ogni caso il principio unificante è quello del privilegiare la “conoscenza” come strumento primo di vicinanza con Dio. E, se è così, l’uomo non ha bisogno della mediazione della chiesa ma di “sapere” e di “conoscere”. Sarà Dio, infinita sapienza, ad accendere, direttamente, la fiamma che ciascuno di noi ha in sé: una specie di Iniziazione divina. In quel periodo i cristiani, momentaneamente immemori dei concetti di amore, carità, rispetto, guerreggiavano allegramente tra di loro, ciascun gruppo affermando di essere l’Erede ortodosso. Noi siamo abituati a pensare al Cristianesimo, che poi diventa Cattolicesimo, come una linea continua: Cristo, gli Apostoli, i Vangeli, le persecuzioni, Costantino, Teodosio, i Papi, i Concili. E’ la Storia scritta dai vincitori.  Così come ci siamo lasciati convincere che il termine apocrifo significhi falso mentre invece significa segreto. Così i Vangeli apocrifi sono, in realtà, i Vangeli segreti, quelli destinati agli Iniziati che avevano gli strumenti per interpretarli.

In realtà, dopo Pietro, a partire dal secondo secolo il Vescovo di Roma veniva eletto, quasi alla chetichella e con qualche benevola “distrazione” degli imperatori. Nella seconda metà del secondo secolo stava per essere eletto Vescovo di Roma – ma perse per qualche voto – Valentino, il più famoso ed autorevole degli gnostici. E la storia sarebbe cambiata se. Ci restano pochi documenti ma è certo che, almeno nei primi tre secoli, c’erano più cristianesimi che si definivano ortodossi. E il confronto tra di loro, non solo ideale e garbato, assunse sicuramente toni alti con reciproche accuse di eresia. I primi nemici in questo periodo furono, sicuramente gli Gnostici. Di cui abbiamo saputo pochissimo fino al ritrovamento, nel 1945, a Nag Hammadi, Alto Egitto, dei manoscritti che costituiscono la storia della Gnosi. Tali manoscritti, in parte danneggiati e scritti in copto da scrivani che li avevano tradotti dal greco, richiesero una trentina di anni per essere tradotti. Ma oggi rappresentano uno straordinario documento della storia del cristianesimo dei primi secoli. Ed è curioso che, fino al ritrovamento di Nag Hammadi, degli Gnostici sapevamo solo quel che scrivevano gli eresiologi cioè quelli che, per professione, accusavano gli “altri” di eresia. E gli Gnostici, titolari di un insegnamento segreto e misterioso, per alcuni addirittura protocristiano, che sarebbe come dire un cristianesimo prima di Cristo dovettero essere, per molti secoli, il diavolo. E’ storicamente accertato che, sotto Teodosio, fine quarto secolo, quando il cristianesimo diventa religione di stato, gli Gnostici sono scacciati, i loro beni confiscati, i loro scritti distrutti.

Semplificando un po’ – ma non troppo – mi viene da pensare che dal secondo secolo la chiesa, fondandosi sui Vangeli ma anche ignorandoli, cominci a privilegiare il potere diciamo “istituzionale” ed a strutturarsi. Ho detto “ignorando i Vangeli” perché non mi pare che negli stessi ci sia questa vocazione al “potere”. Ma lì comincia a nascere l’istituzione Chiesa. Contemporaneamente gli Gnostici, conoscitori dei cosiddetti Vangeli Apocrifi e titolari di una sorta di insegnamento segreto impartito da Gesù a pochi eletti “iniziati”, avviavano un percorso destinato ad attraversare due millenni: un percorso in cui la stella è la “conoscenza”, la stessa è riservata agli iniziati e si pone in una posizione così adogmatica che non potrà che scontrarsi con una Chiesa che, di Concilio in Concilio, sposava, sempre di più, il dogma.  E – naturalmente è operazione superiore alle deboli forze di chi scrive – sarebbe interessantissimo provare a cercare, da un Concilio all’altro, le scelte “istituzionali” della Chiesa,  geniali operazioni di marketing che ne garantiranno, nei secoli, la sopravvivenza ed il potere: la confessione, la penitenza, l’assoluzione e, soprattutto, il Purgatorio. Dal primo concilio, quello di Nicea nel quarto secolo, quello che, secondo Dan Brown nel “Codice” vota, a maggioranza, che Gesù è figlio di Dio; lo stesso che, a sentire Voltaire – ma è un falso – ammucchia su un altare i libri sacri e apocrifi e decide che quelli che cadono a terra dal mucchio sono gli apocrifi e, quindi, vanno distrutti; altro concilio ed altra decisione “politica”: si decide che la Madonna deve essere definita Madre di Cristo e mai, assolutamente, Madre di Dio; o il concilio di Calcedonia, nel 451, che stabilisce il dovere di verginità per le monache e il divieto di matrimonio per i monaci. In questo concilio c’è anche la condanna di Simon Mago, quello che è considerato il padre degli gnostici. Contro gli stessi, in successivi concili, si trovano le premesse per altre condanne.

Intermezzo

L’apparire di Simon Mago mi obbliga a sospendere la narrazione per un caffè ed una sigaretta intanto che saldo un debito contratto con Silvano Gregoli e Lorenzo Barberis. La mia mail è simonmago18 ecc. e, soprattutto Silvano, me ne chiede conto. Se fossi uno che se la tira sottoscriverei il pezzo, profondo e documentato, comparso su Margutte e a firma Lorenzo Barberis in cui lo stesso, con parole ed iconografia encomiabili, sviscera tutto Simon Mago. E direi che sapevo, che avevo studiato e volevo. Non è così. Avevo visto qualche rappresentazione della caduta di Simon Mago e mi era risultato simpatico. Quel San Pietro arrabbiatissimo, aiutato da angeli che butta giù il poveretto mentre il pubblico applaude mi aveva indotto a tifare per lui. La sola idea che uno potesse essere così arrogante da sfidare San Pietro a chi fa più miracoli me lo aveva fatto piacere. Lo stesso Dante non mi aveva convinto. L’dea di uno che commercia in cose sacre mi aveva ricordato qualche altra pratica e il diavoletto “contro” me lo aveva fatto adottare. E, per aggiungere un po’ di pepe alla cosa avevo pensato di inserire, dopo  simonmago, il 666 ma poi ho temuto le spam dei demonofili e cultori di scienze occulte. E la condanna, senza appello del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale). Così ho ripiegato sul 18 che, siamo in Massoneria, nella scala dei 33 gradi del Rito Scozzese Antico ed Accettato, rappresenta i Principi Rosa Croce. Come mi capita spesso di fare ho messo insieme il Diavolo e l’Acqua santa.

 E dopo caffè e sigaretta…

Gli gnostici, già al di là del confine dell’eresia, sostenevano che solo l’anima può essere immortale e non il corpo in quanto costituito di elementi corruttibili. Il che avrebbe mandato in archivio quella geniale intuizione del Giudizio Universale e della Resurrezione dei corpi. Mi ci soffermo perché l’invenzione del Purgatorio, che sarà sancita ufficialmente solo nel Concilio di Firenze del 1439, ha le sue origini proprio in queste dispute su Giudizio universale e resurrezione dei corpi. Jacques Le Goff gli ha dedicato un testo “La nascita del Purgatorio” che è illuminante. In un millennio di concili e di dispute tra chiesa romana, d’oriente, ortodossa, correnti eretiche solo tra i “romani” compariva, in vari modi, questa vocazione all’ ”esame di riparazione” che sarebbe diventato il Purgatorio. Gli altri tendevano a scelte più drastiche: Paradiso o Inferno, anche perché sostenevano che il giudizio è immediato: su o giù. La penitenza, l’espiazione, le indulgenze plenarie e no – anticamera del Purgatorio – si fanno strada nel medioevo e i più accorti si rendono conto che si tratti di una invenzione geniale e redditizia. Dante, nel 1300, ci mette del suo rappresentandolo ed il concilio di Firenze lo codifica.

Questa mia digressione è solo apparentemente anticlericale; in realtà manifesta la mia assoluta ammirazione per una Chiesa che sa costruire, abilmente, il proprio potere e serve a spiegare perché scrittori, teologi, santi e vescovi cristiani si dannarono parecchio per confutare gli gnostici.

I testi degli scrittori gnostici dell’antichità sono rarissimi e molto frammentari data la loro abitudine alla predicazione ed al proselitismo ma, soprattutto al fatto che la Chiesa “ortodossa” aveva la simpatica abitudine di bruciare i documenti dei nemici – qualche volta per un eccesso di entusiasmo anche i nemici stessi – e quindi, per ricostruirne il pensiero, almeno fino al ritrovamento di Nag Hammadi, dobbiamo fare, essenzialmente, riferimento alle confutazioni che ne hanno fatto scrittori, in genere cristiani, quali Ireneo di Lione, Ippolito, Epifanio di Cipro. Dalle loro opere “contro” abbiamo imparato a conoscere Simon Mago, Basilide, Isidoro, Valentino, Marcione. Conoscenze più dirette le abbiamo su parenti strettissimi degli gnostici quali i Catari ed i Manichei. E, naturalmente, più dirette ancora sui pensatori che, in tempi recenti, hanno ereditato la tradizione gnostica: Kafka, Heidegger, Pessoa. E lo stesso pensiero gnostico attraversa altre “famiglie”: Templari e Massoni.

Al di là delle fantasiose costruzioni cosmogoniche su Eoni, Angeli, Diavoli, Pleroma, Pneumatici, Illici e Psichici tendenti a spiegare l’origine della vita, la morte, il rapporto con Dio in cui è davvero difficile raccapezzarsi mi sembra di cogliere un elemento che accomuna Gnostici, Templari e Massoni e che, probabilmente, oggi dovrebbe essere indagato più a fondo. Dico oggi perché in questi anni, in questi giorni si fa sempre più forte il conflitto tra Oriente ed Occidente, tra una cultura ed un’altra, tra una religione ed un’altra. Gli Gnostici tentarono di mettere insieme delle cose, soprattutto dal punto di vista spirituale e religioso, di Oriente ed Occidente; i Templari furono distrutti, non solo per impadronirsi delle loro ricchezze – da parte di Filippo il Bello – ma anche per contrastare il rapporto strettissimo e sospetto con quello che oggi, per noi, è l’islamismo (da parte di Papa Clemente V); i Massoni accettano che ciascuno si scelga il Dio che preferisce e lavorano per l’universalità del mondo.

Se, dico se, la predicazione degli Gnostici, la stretta interconnessione commerciale ma anche culturale, filosofica e religiosa tra Oriente ed Occidente praticata, anche in segreto, dai Templari, l’adozione del metodo massonico volto al miglioramento di ogni individuo e, conseguentemente, di tutta l’umanità, se questi stravaganti ideali non fossero stati costantemente perseguitati da “poteri forti” religiosi o laici chissà come sarebbe il mondo adesso.

Resta, per me, il fascino grandissimo degli Gnostici: un Pensiero nato quasi duemila anni fa in modo quasi casuale, perseguitato nei secoli, muore e rinasce continuamente magari in posti lontanissimi tra di loro. Che un predicatore egiziano, proveniente dalla Palestina, sia imprigionato e bruciato in Portogallo ma il suo pensiero rinasca duecento anni dopo, da parte di un discepolo in Scozia e senza che ci sia un testo sacro a cui rifarsi è piuttosto intrigante.

Gnostici ma anche Templari, Massoni, Catari, Manichei, tutte idee ed esperienze, in qualche modo, aristocratiche e per pochi, caratterizzate da una forte ricerca su “morte e rinascita”, da un forte simbolismo su “male e bene”, da ansia di ricerca e di sapienza, probabilmente proprio oggi meriterebbero di essere conosciute ed indagate più a fondo.

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POSTFAZIONE

L’argomento è spesso ed evito di proporre una bibliografia di testi che non ho letto ma, se ci fosse qualcuno che ha voglia di leggere:

- Manlio Simonetti, Testi gnostici in lingua greca e latina  – Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori Editore, 1993

- Nicola Denzey Lewis, I manoscritti di Nag hammadi – Carrocci Editore, 2016

- Luigi Moraldi, I Vangeli gnostici – Adelphi, 1984.

(La foto di copertina è un particolare del grande affresco sulla facciata della chiesa di San Pietro a Mondovì)