Luigi Tenco, l’omaggio di Mondovì a Colori.

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LORENZO BARBERIS

Bella serata la scorsa domenica 9 aprile, con un concerto-spettacolo dedicato a Luigi Tenco (1938-1967) nel cinquantennale della tragica morte del grande cantautore italiano. 


Presso la Sala Ghislieri di Mondovì Piazza l’associazione Mondovì a Colori, che supporta la candidatura a sindaco di Mondovì di Stefano Tarolli alle prossime elezioni, ha presentato “Tenco 1967-2017″, realizzato con la collaborazione dell’Istituto Civico Musicale Carlo Marenco di Ceva, della Fondazione Fossano Musica e della Marenco Music Factory di Ceva.

Stefano Tarolli presenta sobriamente lo spettacolo, sottolineando la centralità non solo della cultura, ma in particolare della cultura musicale nel suo programma, anticipando anche l’intento di creare, proprio a Mondovì Piazza, un “polo musicale” che permetta di unificare in certo modo le varie ed attive presenze in città: scuola di musica, teatro, concerti, spettacoli. Chiude poi l’intervento citando il valore salvifico della poesia e della musica per Giuseppe Ungaretti, di fronte agli orrori antichi e purtroppo sempre nuovi, che funestano anche questi giorni recenti.

Lo spettacolo si snoda poi per mezzo secolo di canzone italiana, tramite le voci di Giulia Cavallera e Paolo Tarolli, accompagnate dalla band (Claudio Bozzolasco alla chitarra elettrica, Andrea Griffone alle tastiere, Marco Lo Baido al basso, Roberto Leardi alla batteria, più la violinista Eleonora Cavigliasso) e intervallati a spezzoni d’audio d’epoca in cui Tenco racconta sé stesso con lo stile schivo ed ironico che lo caratterizzava.

Scorrono così gli esordi collegati alla scuola genovese di Gino Paoli Bruno Lauzi, l’affermazione nei primissimi anni ’60 come dolente e distaccato interprete di un malessere civico e generazionale nella difficile Italia di quegli anni (iscritto a Scienze Politiche, militante del PSI, Tenco era stato costretto a un esordio sotto falso nome, per evitare problemi, e pare perfino tenuto d’occhio dall’ambiguo SIFAR dell’epoca), fino alla tragica morte suicida durante il Sanremo del 1967.

Alla breve e sfortunata parabola di Tenco si alterna però anche la parabola della sua duratura eredità, nelle canzoni degli amici della scuola genovese ma anche nel Club Tenco, nato nel 1972 ad onorarne la memoria, che assegna dal 1974 il Premio, e dal 1984 la Targa a lui dedicata. Scorrono così le canzoni premiate di De André (1984), Dalla (1986), Pino Daniele (1995), Ligabue (1996), De Gregori (1998), Capossela (2001), Silvestri (2002), Bersani (2015) e Fabi (2016), il parterre della migliore canzone d’autore italiana, che a lui deve sicuramente molto.

Una bella occasione di cultura musicale, quindi, un metodo intelligente di presentazione politica, che ci auguriamo possa essere fatta propria, perché no?, anche da altre forze politiche.