Aruspice nelle viscere

copertina

HENRY ARIEMMA

Dove se ne vanno

Dove se ne vanno i pensieri di questa vita?
e le domande, dove vanno?
Se ogni cambiare nel vivere è un po’ ridere
delle sofferenze vissute, alle spalle del vedersi
diversi come dopo l’amore dissolto, con vergogna
di se stessi? figuriamoci la morte
ragione del nascondere tutto il cuore
compresso nella scatola del mai più
perché i lamenti non sono stilema dell’essere
letti né i rimorsi la trama e i rimpianti
poesie possibili, meglio fare come il gatto
nel fuggire prima, nel non farsi vedere
a noi che vogliamo un pari vicino del non pesare
i fallimenti alla comunque solitudine
di esistere perché nati.

*

Con il dispetto hai amato

Con il dispetto hai amato
lusinghe di ogni ragione
fiera, alta testa
prima del cuore
quasi vicino,
linea nel fiore stelo
moltiplicato cumulo
infinito orientale
alle mani sulle mani
di montagne per vedere gesti.
Il giustificato amore
inventa le strade
riempite impegno
a mete mentite,
difende a non averne
sbracciate purezze
e occhi di preghiere
ferme a capire l’ondulato
ricolmo continuato altrove.

*

Passi

Non voglio che il giorno
dopo il giorno svesta la tua bellezza.
Hai sempre un fiore nella testa
e gli occhi dolci per un catalogo di gesti.
Non sono i tuoi colori, cera del taglio
le ali che sciolgono al sole
ma il profondo indaco, tenue calore
soave ritmo che tutto tiene:
Nelle mani e con le mani
per camminare insieme nelle spalle
e ai fari degli alberi con gli stessi passi.

*

Involucro d’arachide

Voglio stare con te
per chiudermi ancora
nell’involucro d’arachide
per due nelle case concesse
e lasciare fuori le velocità
viziate della città che disperde:
Perché non siamo nello Utah
né sul Gran Canyon
e se si disperde e colpa nostra
per l’atavica mentalità
che divide l’altro con sospetto
e come nel calcio si litiga su tutto
per invidiare il resto
e dire che nascendo al mancato saluto
non si promette né mance né meriti
quando non ci sono né famiglie bene
né medici liberati dalla malattia.
Voglio stare con te
per chiudermi ancora
nell’involucro d’arachide
per due nelle case concesse
e lasciare fuori le velocità
viziate della città che disperde:
Perché i quartieri sono delle isole
come salò dei saloni chiusi
a proprietari con la tristezza
del sentirsi stranieri nella propria terra
fermi nei propri lenti binari
di tram che allontanano desideri
di marionette appese a un filo
per non vivere.

Henry Ariemma, Aruspice nelle viscere, Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero 2016

retro

Dalla prefazione “Realtà e profezia” di Giulio Greco:

Gli Etruschi e i Romani ritenevano che il corpo della vittima in ogni sua parte fosse un microcosmo nel quale si rispecchia l’ordine dell’universo, che avevano suddiviso in 16 zone, ognuna delle quali ospitava una specifica divinità, buona o cattiva. Conoscerne, pertanto, le singole parti significava interpretare il presente e predire il futuro. Henry Ariemma in questa raccolta considera il poeta come un sacerdote antico in possesso di lituo, strumento con cui delimitavano il cosiddetto templum, lo spazio consacrato, orientato quasi sempre verso sud-est, entro cui svolgevano i “servizi divini”, tracciavano in confini del cielo entro i quali leggere il volo degli uccelli, animali sacri, e scoprire il significato recondito presenti nelle viscere degli animali sacrificati, per lo più pecore.
La raccolta non può, pertanto, che iniziare con un quesito fondamentale: «Dove vanno i pensieri di questa vita?», Quale è lo scopo di tante speranze, di tante energie, di tanto lavoro? Perché siamo nati?
[…]
Ma dove trovare risposta? Ariemma non si addentra nel pensiero filosofico contemporaneo, marchiato dallo stigma del relativismo e del nichilismo, esito inevitabile della crisi, ma nella realtà, sostanziata non soltanto da eventi, ma anche e soprattutto dai sentimenti e dal fascino della bellezza. E proprio in questi “segni” si possono trovare spiragli di senso … perché il futuro è il regno delle possibilità e dell’incertezza. Da qui la necessità di conoscerlo, di dominarlo, di neutralizzarne i colpi negativi mediante una tattica di difesa.
[…]
Se «è difficile dirla la verità», il poeta, come l’aruspice, non può tacere, non può nasconderla o edulcorarla per compiacere il pubblico; non è un pubblicista o un romanziere che cerca il successo assecondando i gusti del consumatore, anche se il cammino è difficile, misconosciuto, ostacolato, posto sotto silenzio, ma quei «gesti di solo semina» sono già segnati nella realtà e sono destinati a diventare in futuro la realtà.

L’autore è nato a Los Angeles e ora risiede a Roma. Aruspice nelle viscere è la sua quinta raccolta di poesie che, oltre alcuni premi nella sua città, ha ottenuto recensione nella rivista internazionale di poesia Gradiva e sul blog Zenit e il quadrimestrale I Fiori del male.