L’Astrée e Stéphanie Varnerin riscoprono Carlo Francesco Cesarini

Astrée-Cesarini

GABRIELLA MONGARDI.

Il 7 febbraio a Parigi, presso l’Istituto Italiano di Cultura, “L’Astrée – Gruppo cameristico dell’Academia Montis Regalis”, ha riproposto il concerto con cui si era chiuso, a novembre a Mondovì, il XXII Festival di musica antica “Armoniche Fantasie”. Il soprano Stéphanie Varnerin e i musicisti Francesco D’Orazio e Lathika Vithanage (violini), Rebeca Ferri (violoncello), Pietro Prosser (tiorba) e Giorgio Tabacco (clavicembalo e direzione) hanno eseguito quattro cantate per soprano di Carlo Francesco Cesarini, intercalate a brani strumentali di Arcangelo Corelli e Alessandro Stradella.

Cesarini (1666-1741) fu un compositore molto apprezzato ai suoi tempi. A Roma fu direttore dell’Accademia musicale del Cardinale Benedetto Pamphili, grande mecenate d’Arcadia, e maestro di cappella in numerose chiese. Le cantate, caratterizzate da temi mitologici o arcadico-pastorali, hanno una struttura formale che alterna recitativi ed arie, secondo gli schemi tradizionali del repertorio del primo Settecento: alla grande apertura melodica nei recitativi corrisponde l’intensa espressività delle arie, che assecondano le oscillazioni affettive dei personaggi tramite l’agogica.

Così in Fetonte, e non ti basta (su testo del cardinale Pamphili) i recitativi raccontano il mito del figlio del Sole che trova la morte perché il padre non ha saputo rifiutargli il suo carro infuocato, mentre le arie sottolineano la dimensione privata, intimistica del dramma. Lo stesso avviene in Già gli uccelli canori: il recitativo descrive dall’esterno la condizione di Arianna abbandonata da Teseo, le arie danno voce al tumulto contraddittorio del suo animo, oscillante tra collera e amore.

L’amore, con gli sconvolgimenti e le sofferenze che provoca, è il tema dominante anche nelle altre due cantate: pienamente in sintonia con la poetica dell’Arcadia Filli, no’l niego alterna gelosia e rinuncia, mentre la cantata Oh dell’Adria reina dopo la confessione di un rinascente desiderio è una più filosofica meditazione sulla crudeltà dell’amore.

Tre sonate di Corelli e una sinfonia di Stradella, compositori contemporanei di Cesarini, hanno fatto da cornice alle cantate, in un interessante confronto. Quelle di Corelli sono, più che sonate, suite di danze: toccante il preludio, compassata l’allemande, ben ritmata la giga, dolcissima la ciaccona – trascinante, energica, melodiosa, ironica l’interpretazione. La sinfonia di Stradella ha un attacco sperimentale, romantico-narrativo; continua con un intenso dialogo tra violino e violoncello nell’allegro, dove la struttura fugata crea effetti d’eco; l’adagio non è che un breve intermezzo affidato agli archi, prima del presto collettivo; il minuetto finale è originalissimo nel suo andamento a onde.

Il concerto a Parigi ha rappresentato l’ultima tappa di una tournée che ha visto l’Astrée impegnata a Torino, Roma, Catania nella presentazione del CD inciso per la casa discografica francese Aparté.

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