FRANCO RUSSO.
Caro Silvano,
quando uno scrive su Margutte e si rivolge urbi et orbi deve mettere nel conto che almeno uno dei chiamati in causa non resisterà alla tentazione della amabile e complice chiosa. (QUI il testo di Silvano Gregoli)
Quando frequentavo il liceo, da studente, ho chiesto ai proff. di latino, italiano, storia e filosofia, arte se loro fossero proprio sicuri che gli autori, di guerre, poemi, romanzi, teorie, quadri, avessero proprio voluto dire o fare quelle cose che sostenevano loro, i critici e le note a pie’ di pagina. Senza ottenere risposte convincenti. Leggendo il De bello gallico mi ero convinto che Cesare fosse un gran bugiardo. Di lì nasce molto scetticismo e disincanto nei confronti di tutto quello che leggo e ascolto. Per cui apprezzo molto tutti quelli che provano a guardare dentro le cose o dentro i libri da una prospettiva un po’ più di tre quarti. Come hai fatto tu ragionando di America, di Israele, di sinistra e destra e di “politicamente corretto”. Aggiungo, tra le note autobiografiche, che, fin da bambino, ho sempre tifato per i più deboli, diciamo pure per i perdenti. Così, trovando insopportabili Achille e i Greci tifavo per Ettore ed i Troiani, naturalmente per i Galli, per Annibale, per Geronimo e Cochise, insomma per gli Apaches, per gli Scozzesi contro gli Inglesi, per gli Indios contro gli spagnoli, per i sudisti contro i nordisti, per Sandokan, per il Franti del libro Cuore, per il Che, addirittura per i Viet Cong. Ed ho simpatizzato per tutti, proprio tutti i peccatori che Dante mette all’Inferno. E antipatizzato per Dante stesso e, soprattutto per il maestrino Virgilio. Naturalmente per il povero Renzo contro Don Rodrigo. Ma anche per Garibaldi contro Cavour. E per gli Ugonotti ed i Valdesi. E per i Templari contro Clemente V e Filippo il Bello. E, a vent’anni, cercando un partito al quale iscrivermi, l’ho trovato nel PLI, quello di Malagodi, 3% quando era festa. È vero che mi sono rifatto nel calcio dove ho deciso, per una volta, di vincere tifando per la Juve.
Per tutto questo, se potessi proporre alla critica letteraria, artistica, storica, musicale e politica una posizione da cui guardare il presente ed il passato, li metterei tutti di traverso, con un occhio chiuso ed un braccio legato dietro la schiena. Come mi sembra abbia fatto tu. E a mo’ di esempio provo, da profano, a metter giù qualche disordinata considerazione sui temi che hai affrontato. Anche a me sembrava che Trump fosse assolutamente impresentabile. Ma almeno quanto la Clinton e, infatti, mi ero detto che, se fossi stato un americano, non avrei partecipato al voto o mi sarei ripulito la coscienza votando una qualunque delle figurine di contorno. Ciò detto adesso mi sembra che molti (tutti?) stiano facendo il possibile per leggere i risultati inequivocabili del voto americano con lenti deformate. I sondaggisti sono bravi professionisti che, molto spesso, attaccano l’asino dove vuole il committente, ingenui quelli che ci credono e furbetti quelli che fingono di crederci; ma, dopo il voto, non ci sono più sondaggi, intenzioni, simpatie: ci sono numeri da contare. Che Trump sia tutt’altro che simpatico e, forse, anche un po’ inquietante non dovrebbe foderarci gli occhi ed impedirci di vedere che se ha vinto i suoi avversari hanno molto da rimproverarsi.
Chi è la Clinton? Intanto è una ricchissima avvocatessa di successo che, scoperti alcuni dei moltissimi altarini di un marito con la patta fragile, gli ha detto “o.k. Bill io fingo di perdonarti ed assumo il ruolo della martire coraggiosa ma, in cambio tu…”. E così, dopo otto anni da first lady, ha tentato il colpo con Obama e, sconfitta, si è accontentata di fare il Segretario di Stato. Dove, in coppia col Presidente, ha fatto alcuni dei peggiori guai della storia americana, soprattutto per i pesantissimi riflessi in Europa. Guerre e guerrette dappertutto, crisi con la Russia, follie in medio Oriente ed in Africa, Siria e Libia. Già, bisognerà che, prima o poi, qualcuno ricordi che Obama, grande e interessato sponsor della Clinton, appena eletto, ha ricevuto, senza vergognarsene, il Nobel per la Pace, per poi scatenare più conflitti di tutti i suoi predecessori. E quanto gli ha reso nel mondo l’assegno in bianco del colore della pelle? Nero e non negro per carità, altrimenti si incazzano la Crusca e la Boldrini. Guardiamo di tre quarti e chiediamoci quale sarebbe stato il giudizio del mondo se Obama fosse stato un bianco qualsiasi. Credo molto più severo. E’ una forma di razzismo al contrario. Lo stesso razzismo che ha fatto diventare Hillary una icona della donne e che adesso ci sta provando con la povera Michelle Obama. Siamo proprio sicuri che le “donne” si riconoscano volentieri in figure come Hillary e Michelle? Il cui unico merito, per adesso, pare quello di essere la moglie di…? Vero che la signora Obama è anche una salutista e coltiva l’orto.
Tornando a Trump e al perché gli americani – fuori dalle frottole dei benpensanti, americani di ogni colore, ceto sociale, titolo di studio e professione – lo abbiano scelto, mi pare che la risposta potrebbe semplicemente essere che si sono rotti di potenti e ricchissime famiglie, Kennedy, Bush, Clinton, Obama che, con qualche lodevole eccezione, Reagan, e qualche disastro, Carter, da cinquant’anni si passano o ci provano la presidenza di padre in figlio, da fratello a fratello, da marito a moglie.
Una giostra degna dei periodi più neri dell’impero romano. Confesso che, da vecchio liberale, speravo che il primo nero alla Casa Bianca fosse meglio di quello, deludentissimo, che è stato Obama. E continuo a sperare che la prima donna possa essere meglio di Hilary. E che la prima donna nera presidente non sia Michelle. Con avversari di tale spessore i Trump presenti e futuri andranno a nozze.
Quanto agli Ebrei pochi giorni fa il governo italiano – governo sedicente di sinistra – all’Unesco si era astenuto su una risoluzione filo palestinese che, in sostanza, cancella da Gerusalemme la presenza cristiana ed ebraica. Ieri all’ONU ha addirittura votato a favore. E non commento. Ma mi piacerebbe che, oltre a Fiamma Nirestein, qualche ebreo italiano amico di Renzi si facesse sentire. O rileggesse August Bebel “L’antisemitismo è il socialismo degli imbecilli” o, almeno, Stalin “L’antisemitismo è la più pericolosa sopravvivenza del cannibalismo”. Ecco, mi piacerebbe che i critici autorevoli, messi di tre quarti, con un occhio chiuso ed un braccio legato dietro la schiena avessero il coraggio di chiedersi perché Dante mette all’Inferno tutti quelli che, direttamente o indirettamente, avevano fatto qualche dispetto a lui o ai suoi amici o ai suoi parenti. Oppure che i celebratori di Italia e di Costituzione riconoscessero che i centocinquantacinque anni di Italia sono la somma di 90 anni di monarchia – con in mezzo 20 di fascismo -, una quarantina di democristiansociocomunisti, una ventina di berlusconprodismo e tre di Renzi: niente di cui essere fieri. E che la più bella Costituzione del mondo è un poverissimo compromesso tra democristiani e comunisti, suggeritori Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, e che le poche note di libertà sono frutto di un’anima liberale molto minoritaria.
Ma anche che qualche cattolico di buoni sentimenti cominciasse a scrivere che un Papa dovrebbe occuparsi un po’ più di Dio ed un po’ meno degli uomini. E che, in questo momento, abbiamo due papi e due presidenti della repubblica; con la differenza che Ratzinger assiste in silenzio e, penso, con dolore alle performances di Francesco mentre Napolitano copre con i suoi interventi i silenzi di Mattarella. Ma anche che qualcuno scrivesse che De Amicis è un grandissimo giornalista, “La carrozza di tutti”, ma anche un raffinatissimo paraculo: “Scriverò un libro – Cuore – che farà piangere tutta Torino”.
Ecco, carissimo Silvano Gregoli, aiutami a coprire un occhio, a mettere di tre quarti, a legare il braccio dei paludati critici letterari, filosofi, politici, storici e artisti. Per avere se non la verità almeno la verosimiglianza. Grazie.