L’autunno dell’arte

Claudio Revelli, la mela dello zio fester

LORENZO BARBERIS.

Si è inaugurata sabato 21 settembre, presso la saletta “Andrea Pozzo” del Caffè “Antico Borgo” di Mondovì Piazza (ma coinvolgendo anche le belle sale affrescate dello storico Bar Bertaina, sotto i portici soprani), la prima edizione del Salone d’Autunno, un nuovo e interessante appuntamento monregalese voluto e organizzato dall’instancabile Bruno Capellino, fotografo e artista dagli esiti poliedrici e interessanti, da tempo attivo sulla scena monregalese. Di Capellino si poteva del resto ammirare, nell’esposizione, una delle prime foto realizzate dall’autore, uno scatto risalente al 1986, due anni dopo l’avvio della sua attività fotografica nel 1984; oltre a vari disegni, foto ed elaborazioni grafiche, nel segno dell’astrazione secondo la sua attuale ricerca, che si possono in parte ritrovare, qui su “Margutte”, a corredo delle poesie lette nella serata, oltre che nella copertina del numero d’ottobre della nostra nonrivista (vedi qui per i testi poetici, corredati dalle immagini di Bruno).

“Margutte” è infatti stato coinvolto nell’evento non solo per coprire mediaticamente, con questo articolo, la rassegna pittorica presente all’esposizione, ma anche, più attivamente, con i poeti monregalesi parte della sua redazione, che hanno letto alcune loro poesie di tema autunnale, ricollegate dunque all’evento. Un interessante dualismo “Ut pictura poesis”, è proprio il caso di dire, in una interrelazione artistica che ci auguriamo possa crescere e svilupparsi ulteriormente, magari con il coinvolgimento di qualche attore per una lettura recitativa dei brani esposti, o con un accompagnamento musicale.

Il fulcro dell’esposizione è stata però la nutrita messe di artisti, prevalentemente monregalesi ma non solo, radunatasi nell’evento a celebrare simbolicamente l’Equinozio d’Autunno, il punto in cui la luce estiva cede il passo alle tenebre che sopravanzano. Un momento rituale di grande importanza nella cultura celtica, strettamente legata (come molte altre religioni naturali) ai ritmi della rotazione del sole.

L’evento monregalese coglie tale occasione per offrire un interessante spaccato dello “stato dell’Arte” locale in questo avvio di anno scolastico 2013-2014, data che solitamente segna anche un riprendere del fervore di attività culturali dopo la relativa pausa successiva alla grande Mostra cittadina a cavallo di Ferragosto. Un punto della situazione di grande interesse, che potrebbe accentuare il proprio valore proprio nella ciclica regolarità del suo riproporsi, offrendo col tempo la possibilità di un raffronto, sia pur parziale, dell’evoluzione nelle presenze, nei temi, nelle cifre stilistiche presenti.

A fianco dei nostri tre poeti, Silvia Pio, Gabriella Mongardi e Attilio Ianniello, vi è stata la presenza di una schiera di una ventina di autori: in ordine sparso, oltre a Bruno, si è avuto la presenza di Emma Giusta, Maria Rosa Michelotti, Sergio Bruno, Sergio Donato Bruno, Cinzia Ghigliano, Ezio Briatore, Giovanni Vigna, Massimo Tranchina, Onofrio Chieco, José Angela Saccone, Marie Gallo Fontanella, Giovanni Bava, Stefano Borsarelli, Claudio Manoni, Elena Griseri, Lorenzo Botto, Claudio Revelli, Antonio Gazzera e Patrizia Massucco.

Un particolare interesse riveste, indubbiamente, la possibilità di ammirare nell’esposizioni due preziose opere di due nomi storici dell’arte monregalese ottocentesca e primo-novecentesca, due pezzi messi gentilmente a disposizione dal collezionista Edmondo Bongioanni.

Si tratta di un ritratto del vescovo monregalese Tommaso Ghilardi in incisione, su disegno di Andrea Vinai, il suo autore locale prediletto nelle varie committenze dell’arte religiosa locale, e il disegno di una rosa spinosa dedicato ai suoi genitori da Nino Fracchia.

Soprattutto la prima opera è di grande interesse, perché va a rimarcare un rapporto preferenziale molto singolare. Ghilardi, domenicano, primo vescovo monregalese a non provenire dalle fila della nobiltà, era un accesissimo sostenitore del Papa-Re e un fiero nemico della massoneria, da lui vista come acerrimo nemico da estirpare ad ogni costo. Le sue scomuniche contro i locali fogli massonici giungevano perfino a includere, a quanto pare, chi anche ne possedesse copie “a sua insaputa”, magari per eredità.

Tuttavia, egli scelse come proprio artista-principe, al fianco dello scultore Roasio, appunto il Vinai, qui suo ritrattista, non solo notorio massone ma, addirittura, ospite a Mondovì dell’arci-massone “unitarista” per eccellenza, Giuseppe Garibaldi, ospitato in casa Vinai, pare, quando l’eroe dei due mondi transitò (garibaldinamente, appunto) a Mondovì.

Una connessione da sempre parte, a mio avviso, dei misteri monregalesi, e che qui trova un elemento di riprova non indifferente.

Per il resto, la mostra riunisce felicemente una serie di nomi attestati della scena monregalese, assieme a numerosi autori nuovi. Tra i nomi “storici”, non possiamo non menzionare il “nostro” Gianni Bava, membro della redazione di Margutte, presente con le sue affascinanti elaborazioni grafiche, di cui abbiamo già scritto, e poi Cinzia Ghigliano, fumettista monregalese di caratura internazionale, che su Margutte abbiamo sentito in un’intervista in occasione della sua ultima mostra.

E poi le nitide xilografie di Ezio Briatore (la sua rosa pare dialogare con quella di Fracchia, entrambe in B/N), i soffusi acquerelli di Gianni Vigna, i singolari fischietti in ceramica artistica di Onofrio Chieco, fino alla curiosa presenza dei due omonimi Sergio Bruno pittori monregalesi: l’autore de “I colori del non-esistere”, di cui abbiamo scritto in occasione della mostra dell’estate scorsa, presente con un possente totem in un quadro a forte sviluppo verticale, e Sergio Donato Bruno, con una delle sue rigorose astrazioni. Singolarmente, se il totem del primo si stagliava nettamente verticale, l’opera di Sergio Donato si presenta a sviluppo marcatamente orizzontale, creando un curioso contrasto visivo.

Elena Griseri, attrice e regista teatrale monregalese di cui avevo molto apprezzato “Experiri” (di cui avevo scritto qui), piece fantascientifica sui generis particolarmente brillante ed inventiva, è presente con alcuni preziosi bozzetti di sue ideazioni per lo spettacolo “L’ora felice”.

L’autrice più distante geograficamente è risultata Iosangela Saccone, ceramista presente in questa occasione con belle statuette sia a tema religioso-mariano, più astratte, che con pezzi più figurativi e giocosi come le figure di pretini e suorine inseriti nella gallery della mostra. Di altre cose di Iosangela ho scritto qui su Margutte, in occasione di una precedente ospitata di questa “monregalese d’adozione”.

La fotografia è rappresentata, oltre che dal “padrone di casa” Capellino, da Lorenzo Botto e da Stefano Borsarelli; Patrizia Massucco, Mirie Gallo Fontanella, Massimo Tranchina e, per certi versi, Patrizio Germone, Emma Giusta e Maria Rosa Michelotti ci paiono inserirsi nella tendenza prevalente – ma ormai non più così monolitica – della pittura monregalese per un figurativo più tradizionale.

Personalmente, ho apprezzato le sottili silhouette colorate di bottiglie di Claudio Manoni, l’astrazione informale di Giorgio Ciocca e quella più geometrica di Antonio Gazzera. E, in particolar modo, l’elaborazione di Claudio Revelli (vedi immagine in cover), soprattutto per il titolo scanzonato ed enigmatico al punto giusto, “La mela dello Zio Fester”, che va a mettere la sfera rossa su sfondo verde al centro del dipinto in una cornice ironica e vagamente surreale.

E con questa nota mi piace chiudere questo breve articolo sul primo “Salon” autunnale dell’arte monregalese, lasciando il lettore con una galleria – parziale – delle opere presenti in mostra. Con un invito, ovviamente, a far seguire alla visita virtuale un pellegrinaggio reale, magari per l’occasione di un caffè in un dehors affacciato sulla Piazza Maggiore d’autunno.

È così bella.