La nona sinfonia di Beethoven

(da Wikimedia Commons)

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UMBERTO BECCARIA.

Intraprendiamo oggi un viaggio attraverso uno dei capolavori più grandi e centrali nella storia della musica, la Nona sinfonia di Beethoven. Ogni persona nell’arco della sua vita ha sentito almeno  una volta parlare di questo monumento composto dal maestro di Bonn, e probabilmente anche ascoltato momenti estratti dal quarto movimento, tra cui il famosissimo “Inno alla gioia”, dall’ode di Friedrich Schiller. Oppure in ambito cinematografico: la sinfonia è stata utilizzata infatti in molte pellicole. Ma c’è molto più di questo.

La nona sinfonia di Beethoven op.125 in re minore è in quattro movimenti, ed è stata composta dall’autore dal 1822 al 1824, quando ormai l’udito era compromesso. Quest’opera ha però radici molto più lontane. Il compositore infatti in gioventù, durante il periodo di frequenza alle lezioni di filosofia presso l’Università di Bonn, scopre l’ode “Alla gioia” di Schiller e da quel momento decide di metterla in musica. Il progetto resterà tale fino a quando Beethoven riuscirà a realizzare il suo intento nel quarto movimento della sinfonia, che prevede appunto una parte corale. Gli altri tre movimenti sono invece affidati totalmente all’orchestra.

Come detto, la genesi della nona ha radici precedenti al 1822. Nella mente di Beethoven era forte l’idea di comporre una grandiosa sinfonia comprendente il coro. Pare che negli anni tra la fine del 700 e l’inizio dell’800 nelle opere e in alcuni taccuini di Beethoven si possano trovare accenni a temi e materiali contenuti poi nella sinfonia in re minore. Inoltre il compositore di Bonn si cimenta in una composizione per pianoforte, coro e orchestra, la Fantasia in do minore, composta nel 1808, che può essere interpretata come un primo approcciarsi dell’autore nei confronti di questa architettura musicale. I primi passi veri e propri nella composizione della sinfonia risalgono al 1817, anno in cui  Beethoven inizia anche a comporre la sonata op.106 Hammerklavier. Si interporranno poi dal 1819 alcuni anni di distacco dalla nona poiché il compositore, avendo bisogno di soldi, intensifica la sua produzione e concepisce alcuni tra i suoi più grandi capolavori come le variazioni su un valzer di Diabelli e le ultime tre Sonate per pianoforte. Finalmente nel 1822 la composizione della sinfonia riprende per poi essere terminata nel 1824.

Questo capolavoro beethoveniano tocca vette altissime, porta la forma sinfonica verso luoghi mai esplorati, è un punto di arrivo sublime ma anche punto di partenza verso il grande sinfonismo che verrà proseguito dai capolavori di Brahms, Mahler e altri grandi compositori.

Esempi di superamento nei confronti della tradizione e delle forme canoniche da parte di Beethoven  si possono notare nel primo movimento della nona, Allegro ma non troppo. Infatti il compositore di Bonn utilizza più temi che si fondono l’uno con l’altro, creando piani sonori che vanno di pari passo senza prevalere nettamente l’uno sull’altro.

Anche nel secondo movimento Beethoven si discosta dalla tradizione. Sceglie infatti un tempo veloce, Molto vivace, nel quale presenta il tema in forma di fugato. Nelle ultime composizioni Beethoven userà moltissimo questo procedimento, che illustrerò in modo dettagliato in un articolo dedicato. Nel finale di questo movimento beethoven accenna al tema della gioia che regnerà poi nel movimento finale.

L’Adagio molto e cantabile che Beethoven pone in contrapposizione ai due agitati movimenti è denotato da un sognante lirismo che prepara al trionfo del quarto movimento.

Beethoven conclude con un grandioso Presto – Allegro assai uno dei suoi più grandi capolavori, compiendo una rivoluzione vera e propria nella forma sinfonica con l’inserimento del coro. Lascio alla musica e alle parole di Schiller il commento del quarto e conclusivo movimento della sinfonia. Le parole iniziali, inserite da Beethoven e non originali di Schiller, sono in grassetto.

« O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.

Gioia, bella scintilla divina,

figlia dell’Elisio,

noi entriamo ebbri e frementi,

celeste, nel tuo tempio.

Il tuo fascino riunisce

ciò che la moda separò

ogni uomo s’affratella

dove la tua ala soave freme.

L’uomo a cui la sorte benevola,

concesse il dono di un amico,

chi ha ottenuto una donna devota,

unisca il suo giubilo al nostro!

Sì, chi anche una sola anima

possa dir sua nel mondo!

Chi invece non c’è riuscito,

lasci piangente e furtivo questa compagnia!

Gioia bevono tutti i viventi

dai seni della natura;

vanno i buoni e i malvagi

sul sentiero suo di rose!

Baci ci ha dato e uva,

un amico, provato fino alla morte!

La voluttà fu concessa al verme,

e il cherubino sta davanti a Dio!

Lieti, come i suoi astri volano

attraverso la volta splendida del cielo,

percorrete, fratelli, la vostra strada,

gioiosi, come un eroe verso la vittoria.

Abbracciatevi, moltitudini!

Questo bacio vada al mondo intero!

Fratelli, sopra il cielo stellato

deve abitare un padre affettuoso.

Vi inginocchiate, moltitudini?

Intuisci il tuo creatore, mondo?

Cercalo sopra il cielo stellato!

Sopra le stelle deve abitare!

“Gioia” si chiama la forte molla

che sta nella natura eterna.

Gioia, gioia aziona le ruote

nel grande meccanismo del mondo.

Essa attrae fuori i fiori dalle gemme,

gli astri dal firmamento,

conduce le stelle nello spazio,

che il canocchiale dell’osservatore non vede. »

https://www.youtube.com/watch?v=sJQ32q2k8Uo, a questo link, l’esecuzione integrale della Nona sinfonia in Re minore di Beethoven, che consiglio di ascoltare per intero, affidata alla magistrale bacchetta di Daniel Barenboim.