Rocce risuonano d’ilarità

Ovvero Ho paura dei Mussulmani

copertina

WAQAS KHWAJA

Ho paura dei Mussulmani

Ho paura dei Mussulmani
I Cristiani mi impressionano e allarmano
Gli Ebrei mi riempiono di timore
Mi spaventano gli Indù
Sono terrificato dai seguaci di Gotama
Atterrito dai devoti di Nanak
Scienza e arte
Secolarismo e socialismo
Capitalismo, comunismo, commercio, civilizzazione
Mi irritano e sgomentano

Un fuoco infausto mi divampa nel cervello
Appena vedo una figura umana
Fuggo terrorizzato
Verso deserti, foreste e colline
verso fiumi, laghi e mari
Verso tane di volatili e belve
Nei possedimenti di pesci e anguille
Di squali, delfini e balene
Nei mondi degli insetti e dei vermi, e delle creature che s’intanano
Nei reami di rettili, serpi e serpenti

Mondi confinanti
Senza rituali di repulsione
Senza filosofia, religione, legge
Senza sofferenza di visioni private
Dove una specie non infligge ad un’altra il suo linguaggio
Il suo lessico, richiamo, ordine, costume
Dove l’esistenza stessa è arte, vita, scienza
Mondi confinanti
Di semplici sofferenze, semplici gioie
Senza estasi e rapimenti
Senza il tormento degli organi a causa di invidia e ripicca
Dove il dolore non si trasforma in abisso di disperazione
Né l’uccisione diventa calamità che alcuna parola possa contenere

Mondi confinanti
Ora trasformati in pattumiere, dentro a immondezzai
Dentro a discariche di rifiuti radioattivi
Nell’indifferenza collettiva
Mondi confinanti
Nei quali scarichi maligni s’infiltrano e si spandono senza redenzione
Dove la pianta di infezione e contaminazione si radica nel cuore della terra
Mondi confinanti
Invasi e annessi
Dilaniati, squarciati e rapinati

Guardate, io grido
Le scorte che hanno accumulato
La malvagità tossica delle loro parole e opere
La malevolenza del loro disprezzo
L’impunità della loro devastazione
La libertà delle loro stragi
Noncuranti di cosa seminano
Noncuranti di cosa fomentano
Dimentichi di rovina e scompiglio
Ciechi dell’annientamento
che hanno preparato per se stessi

Ma le pianure sorridono e scuotono il capo
I deserti si distendono sulla schiena e sogghignano
Montagne, caverne e rocce risuonano d’ilarità
E le acque della terra si dissolvono in risate

(Traduzione di Silvia Pio)

http://poieinkaiprattein.org/poetry/waqas-khwaja-2/i-am-afraid-of-muslims/

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Waqas Khwaja è professore di inglese all’Agnes Scott College, in Georgia, USA, e insegna letteratura postcoloniale, Romanticismo inglese, narrativa dell’Impero, letteratura neogotica, poesia e narrativa vittoriana e scrittura creativa. Ha conseguito un dottorato in inglese all’Università Emory, Georgia, una laurea in legge al’Università Punjab University Law College di Lahore ed è membro dell’International Writing Program (IWP) all’University di Iowa.

Ha pubblicato tre raccolte di poesie, No One Waits for the Train (Nessuno aspetta il treno), Six Geese from a Tomb at Medum (Sei oche da una tomba a Medum), e Mariam’s Lament (Lamento di Mariam), e un diario letterario di viaggio a proposito delle sue esperienze all’IWP intitolato Writers and Landscapes (Scrittori e paesaggi); ha inoltre curato tre antologie di letteratura pachistana: Cactus, Mornings in the Wilderness (Mattini nella natura) e Short Stories from Pakistan (Racconti dal Pakistan), che contengono opere di autori pachistani scritte originalmente in inglese, poesia e narrativa in urdu e punjabi tradotte in inglese da Waqas Khwaja stesso. Ha collaborato come redattore e traduttore a Modern Poetry of Pakistan, un progetto nazionale che sovvenziona le arti e che ha presentato le opere di 44 poeti in sette lingue nazionali e regionali pachistane; ha inoltre curato un numero speciale di articoli accademici sulla letteratura del Pakistan per il Journal of Commonwealth and Postcolonial Studies.

Ha scritto regolarmente per The Frontier Post, The Pakistan Economic Review, The Pakistan Times, News International, The Nation, e The Friday Times tra il 1983 e il 1992, oltre a lavorare come avvocato e professore di diritto in Pakistan prima di trasferirsi negli USA nel 1994 per perseguire la carriera accademica.

Ha pubblicato numerosi articoli e saggi a proposito di scrittori appartenenti a diverse tradizioni linguistiche e culturale e a proposito degli argomenti più vari: letteratura, economia, storia, cultura e politica. Ha curato un numero speciale di Atlanta Review sulla poesia pachistana, uscito nella primavera del 2014. Le sue poesie e le sue traduzioni sono apparse su riviste e antologie negli USA, in Pakistan, in Europa e in Estremo Oriente.

Waqas Khwaja infine organizza reading di poesia per cause sociali e politiche; per esempio ogni anno prepara l’iniziativa internazionale “100 Thousand Poets for Change” (100 mila poeti per il cambiamento, alla quale anche Margutte ha partecipato) presso l’Agnes Scott College.

https://www.agnesscott.edu/academics/faculty/waqas-khwaja.html

A cura di Silvia Pio

Foto di Bruna Bonino

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