Claude Debussy e “Pour le Piano”

Umberto Beccaria in concerto

Umberto Beccaria in concerto

UMBERTO BECCARIA.

La figura di Claude-Achille Debussy (1862-1918) è fondamentale nella storia della musica, in particolare di quella legata al pianoforte. Le novità apportate dal compositore francese sono legate alle armonie inconsuete e alle sonorità del tutto innovative utilizzate. La maggior parte delle opere di Debussy è dedicata al pianoforte, ma non mancano le composizioni per orchestra, per formazioni da camera, opere e balletti. La sua arte è stata molto spesso accostata a quella simbolista e impressionista, anche se il compositore nega l’attinenza con quest’ultima.

Il pianoforte dell’epoca di Debussy è lo stesso di Chopin e Liszt, offre infinite possibilità ed è ancora da esplorare: è qui che parte la ricerca di Debussy verso nuovi suoni, differenti timbri, armonie coraggiose. Il discorso musicale nelle opere del compositore francese è spesso frammentato e legato agli episodi, la sonorità è l’aspetto più importante e viene privilegiata rispetto alla linea melodica. Debussy ottiene suoni eterei, fluttuanti, spesso impiega suoni acuti e delicati. Dal punto di vista armonico vi è un vasto utilizzo della scala esatonale. Altro elemento di novità è l’uso personale del ritmo e di figurazioni complesse.

Il compositore francese reinventa il modo di suonare il pianoforte e di concepire la musica compiendo un’analisi a ritroso nella storia della musica. Parte da Wagner per poi scostarsene e arriva fino ai clavicembalisti francesi. L’opera “Pour le Piano” risente di una grande influenza da parte di questi ultimi. Composta tra il 1894 e il 1901, è una suite divisa in tre parti: Preludio, Sarabanda, Toccata. Nella prima e nella terza si verifica un chiarissimo influsso clavicembalistico, mentre per la Sarabanda si notano canoni più tipicamente debussiani che derivano da Erik Satie, compositore a cui Debussy ha molto attinto. L’opera si differenzia dunque da altri capolavori del maestro francese, in quanto a sonorità e figurazioni ritmiche.

Il preludio si apre con un ritmo serrato che enuncia il tema per poi arrivare ad una sezione misteriosa,  quindi si torna al tema esposto con accordi in fortissimo, sonorità non molto utilizzata da Debussy nelle sue opere, e glissando che percorrono tutta la tastiera. La parte centrale è più dolce, tipicamente debussiana per scrittura e timbrica, e porta ad una ripresa del tema. Il finale del preludio è un chiaro omaggio da parte del compositore francese al clavicembalo e alle toccate tipicamente settecentesche.

La Sarabanda è di grande dolcezza e malinconia. Il tema viene subito esposto e poi ripreso più volte con sonorità e armonie diverse. L’atmosfera è qui molto suggestiva.

La toccata riprende i canoni stabiliti dal preludio, l’influenza clavicembalistica è anche qui molto presente. Dopo un’introduzione velocissima la sezione centrale presenta un tema struggente nel registro centrale del pianoforte. Una parte di transizione di grande virtuosismo porta ad un finale brillante e in fortissimo.

Nella mia esecuzione ho voluto accentuare questo aspetto di vicinanza al Settecento e al clavicembalo, che Debussy ha preso come riferimento nella stesura dell’opera. Per questo ho voluto utilizzare sonorità più “secche” nel preludio e nella toccata per poi esplorare la tavolozza timbrica tipica del compositore francese nella Sarabanda.