Le infinite vie della musica barocca

Giovani marzo 2016

GABRIELLA MONGARDI.

Viaggi in Europa, affari di famiglia e infine l’approdo al grande repertorio strumentale italiano: questo l’itinerario percorso dai “Giovani dell’Academia Montis Regalis” e dagli ascoltatori dei tre concerti di marzo, aprile e maggio 2016, sotto la guida di tre diversi direttori d’orchestra: rispettivamente la violinista Olivia Centurioni, la violoncellista Ophélie Gaillard e il violinista Thibault Noally.

La prima tappa, dedicata al musicista alsaziano Georg Muffat, lo segue nella sua formazione musicale. Inizia da Parigi, proponendo alcune arie e danze dal “Bourgeois Gentilhomme” del suo maestro Lully (dolcissima la ciaccona aperta dal pizzicato dei bassi), e poi la suite in re minore n.3 di Muffat stesso: si sente l’influenza del maestro, ma la musica dell’allievo ha una struttura più robusta, un più marcato chiaroscuro soli/tutti. Sulla via verso l’Italia, Muffat fa tappa a Salisburgo, rappresentata dalla musica del compositore austriaco di origine boema Heinrich Ignaz von Biber. Biber fu uno dei più importanti compositori nella storia della musica per violino, ed ebbe una grande influenza sui suoi contemporanei. La sonata in mi minore eseguita, aperta e chiusa da gemiti dissonanti, si sviluppa su un ritmo ‘zoppicante’, coriambico. Arrivato a Roma, Muffat va a lezione da Pasquini e da Corelli, che dalla sonata hanno sviluppato il concerto grosso: l’allievo avrà il merito di essere il primo ad introdurre nei paesi di lingua tedesca questa grande creazione musicale barocca. Nel concerto di Corelli proposto, l’orchestra rivela tutto il suo affiatamento: i bassi sostengono perfettamente il tessuto armonico e danno profondità alla melodia intrecciata dal “concertino”, ombreggiandola. Punto d’arrivo del viaggio, la celebre Passacaglia di Muffat, interpretata in modo quasi ‘wagneriano’ – con un suono pieno e rotondo, un andamento flessuoso, fluido e morbido.

La seconda tappa è tutta tedesca, per la precisione è “un affare di famiglia” della famiglia Bach: propone infatti sinfonie e concerti di due figli di Johan Sebastian: Wilhelm Friedemann e Carl Philipp Emanuel.
Del più anziano dei due, Wilhelm, viene eseguita una sinfonia che è tutto un programma fin dal titolo: “La dissonante”, di grande modernità per il suo andamento melodico molto libero, quasi casuale, che non sembra più regolato dalle rigide leggi del contrappunto paterno.
Ma il fratello più famoso è l’altro, Carl Philipp, che trova nel dialogo serrato e concitato fra gli strumenti, nei forti contrasti tra i tempi e al loro interno gli strumenti per esprimere un inquietudine già preromantica. Nel concerto per violoncello spicca la capacità interpretativa della solista, ora trascinante e rabbiosa, ora intensa e severa.

Con l’ultimo concerto, invece, non ci muoviamo dall’Italia: Corelli, Albinoni, Vivaldi, Valentini; e Italia significa Venezia e Roma, concerto grosso e concerto solistico. Nella prima parte del concerto brillano i solisti, che danno prova di un caldo virtuosismo; nella seconda parte è tutta l’orchestra che conferma la maturità interpretativa raggiunta durante il corso di alto perfezionamento musicale frequentato Mondovì, un’esperienza unica nel suo genere in Italia.

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