Piscina

uno

Fotografia Bruna Bonino

DOMENICO (MIMMO) PUCCIARELLI
Piscina

L’altro giorno ho incontrato Marta
le ho dato un bacio sulla guancia
odorava di piscina
e gliel’ho detto

Sì, vengo dalla piscina
mi ha risposto
aggiungendo, e tu ci vai qualche volta?
No, non amo l’odore delle piscine
né i corpi che si immergono in molti
in uno stesso bacino
che devono fare attenzione a seguire le regole
e non sbagliare percorso
andare sempre avanti
nuotare, nuotare e nuotare
per mantenere la muscolatura
e oliare le ossa.
No, non amo i costumi da bagno
né le docce collettive
né gli asciugamani umidi
ancor meno i vestiboli per accedere
a questa fossa comune colma di acqua tiepida
odorante di candeggina.
Abbasso le piscine
e i suoi bagnini
o bagnine che siano.
Abbasso la candeggina
ed evviva il succo di limone
i raggi del sole
il fiume che scorre
attraverso campi, città, boschi e montagne
e poi il mare che s’apre a mille orizzonti
ai magnifici colori
ma anche, purtroppo,
ad assi di legno
in forma di croce.
Amica mia
ho male all’anima
alla testa
alle articolazioni
ho male amica mia
a questo muscolo che sembra aver perso
forza, ritmo e passione.
Mio cuore
che invecchi giorno dopo giorno
senza poter sperare
di raggiungere le porte del paradiso,
perché non smetti di funzionare
una volta per tutte
lentamente
e senza far rumore ?
Sarebbe l’unico modo di non doversi più immergere
in questo bacino im/mondo.

due

Fotografia Bruna Bonino

Dimmi mio cuore
ti ricordi di quella sera di luglio
quando Giuseppe rientrò nella camera d’hotel a Pompei
dopo aver trascorso tutta la giornata
a guardare delle antiche pietre
testimoni di un’epoca passata
ma sempre presente
in questa città museo
dove esistevano già delle piscine
ma solamente per dei ricchi signori?
Aveva passato questa giornata
con la sua giovane sposa, Maria
allora di vent’un anni
mentre lui
non ne aveva che due di più.
Era la loro luna di miele!
Entrarono dunque nella camera
dove un vento dal mare
riportava con sé i profumi dell’acqua salata
del fritto di pesce
dei fiori dei limoni
il tutto mentre si spandevano nella stanza decorata
delle dolciastri volute di simpatiche sigarette
dal nome di un fiore di montagna
Edelweiss, che il mio futuro papà
ha fumato, moderatamente, per tutta la vita.
Non so come i miei futuri genitori se la sbrogliarono
- non c’erano telecamere nascoste -
probabilmente non si scambiarono una sola parola
prima di ritrovarsi
l’uno nelle braccia dell’altra
e presto l’uno dentro l’altra.
Sicuramente fecero danzare le lenzuola bianche
e pulite
e poi dopo essersi stretti molto molto forte
provocarono un’eruzione
che durò appena qualche secondo.
Giuseppe e Maria erano diventati un solo corpo
delle gocce di sudore si mescolarono sulla sua superficie
mentre per un sentiero stretto
e un po’ nascosto
io e migliaia di piccoli fratelli e sorelle
fummo spinti
da una invisibile potenza
in una sorta di piscina.
O ricordo, dolce ricordo
di quella incredibile giornata
cosa dico, di quei pochi istanti
che trasformarono per sempre la mia vita.
In realtà, appena espulsi
dalle borse ben piene
di colui che era ormai mio padre
non so il perché
ma noi che non avevamo
che una piccola testa e una lunga coda
come se fossimo già allenati a correre
per delle ore
nello stretto spazio delle sue due palline di carne
intraprendemmo allora questa folle corsa
per vincere il grande premio:
raggiungere al buio un semplice uovo
aggrapparvisi con forza, molta forza
e non lasciarlo mai più.
In breve, il primo premio
non era altro che la vita.
Una vita riservata a qualche eletto
quasi sempre uno, a volte due o tre
più raramente quattro, cinque ed eccezionalmente
sei o sette, come altri mammiferi più prolifici.
Ebbene, io,
cioè il noi che ormai diveniva solo uno,
noi, dunque, avemmo la chance di vincere la corsa
e di restare soli a nuotare nel ventre di Maria.
Per i restanti fu l’ecatombe!
All’inizio avevo l’impressione di trovarmi
in una immensa piscina
poi più i giorni si rincorrevano velocemente
l’uno dietro l’altro
più ella si rimpiccioliva.
Tuttavia furono 8 mesi e 27 giorni di bella vita,
di rilassamento
durante il lungo soggiorno in un mondo nuovo
dove non dovevo fare altro che nuotare
nuotare, danzare, fare delle bolle
il tutto ascoltando delle voci
tra cui quella di mio padre
che odorava di alcool persino sotto l’acqua
e quella più acuta di mia madre
di cui indovinavo le mani delicate
che giorno dopo giorni mi accarezzavano
ma che utilizzavano, non so perché,
della candeggina.

A parte questo dettaglio ero felice.
FELICE!
Poi un giorno di maggio fui svegliato
da una nuova eruzione
ma questa volta era rosso sangue
di cui fui subito completamente ricoperto.
Maria gridava e Giuseppe beveva
poi mani che non era di mia madre
mi forzarono ad uscire dal suo bacino
diventato troppo stretto per un grosso neonato
di cinque chili.
Infine, l’ostetrica che fece il resoconto,
sottolineò, di sfuggita,
che durante il mio passaggio
avevo dilaniato parti intime
della sua paziente…
Fu un parto pesante e doloroso…

I giorni, i mesi, gli anni sono passati
ed ho come l’impressione che da allora
lungo questa breve esistenza
non ho fatto altro che agitarmi
in questa piscina turbolenta dove si deve nuotare, nuotare, nuotare
notte e giorno
per raggiungere l’altra riva
quella d’una piscina dove acque oscure e immobili
ci inghiottiranno uno dopo l’altro
gli uni con gli altri
e per sempre…

tre

Fotografia Bruna Bonino

Marta, vedi ora perché non amo la piscina ?
In realtà, Marta, a mano a mano che andavo avanti col mio racconto
aveva spalancato gli occhi, e a quel punto
non aveva che un desiderio : ritornare alla piscina.
Ma ho il coraggio di trattenerla
prima delicatamente guardando nella mia
la sua dolce mano
e poi stringendole, forse un po’ troppo forte,
il braccio sinistro affinché possa avvicinare il mio viso al suo
sempre riversando parole
da questa bocca
che ormai non poteva più fermarsi,
facevo scivolare queste ultime frasi
Marta, o Marta, oggi posso dirtelo,
anche se non ho messo il mio costume da bagno
e se questo ti ricorda un grande poeta
a pelle di leopardo.

Posso finalmente confessartelo:
in questa vita c’è nonostante tutto
qualche cosa che amo:
sono le tue labbra dipinte con questo rosso vivo
che fanno ancora battere il cuore
di questo vecchio signore
che è salito lassù
in cima a questo magnifico trampolino
pronto a tuffarsi nell’acqua
per le sue ultime bracciate.

24 maggio 2016

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Copia di lamour-rend-plus-beau-2582

Domenico (Mimmo) Pucciarelli