Tre poesie esperienziali

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MICHELE NIGRO.

(P)ossession(e)

L’eterna manutenzione del superfluo
inghiotte il nostro tempo,
gli oggetti assediano l’essenza
come buchi neri avidi di luce.

Accogliemmo il sistema
con un grugnito d’orgoglio
e ora viviamo la vita di altri,
comodi prigionieri liberi.

***

Animo autunnale

Ho tentato di vivere ad oltranza
superando la capacità genetica a gioire
ricevuta in eredità dal caso,
ma era ridicolo quello strafare inquieto
con cui tradivo la mia natura silente.

Scelsi uno sguardo corrucciato a coprire
la felice verità invisibile agli occhi dell’ovvio,
sviando il giudizio di masse superflue
con rari sorrisi come caramelle per stolti.

***

L’attesa

La ragione è un passeggero calmo
diretto verso il centro trafficato della verità
con l’ultimo treno paziente.
Quello che in principio era un critico disagio
si trasforma nel disegno intelligente dell’istinto
conferma ora gioiosa di confusi intuiti.

Attendi fedele senza conoscere orari e velocità
accanto al binario di un futuro privo di nebbie
mentre i contorni indefiniti
di una vittoria solo immaginata
diventano sempre più chiari,
stazione dopo stazione
curva dopo curva.

Inconsapevole puntualità.

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È disponibile su Amazon, in formato elettronico e cartaceo, la silloge poetica Nessuno nasce pulito – poesie esperienziali (edizioni nugae 2.0), di Michele Nigro. Nato nel 1971, vive a Battipaglia (Sa). Si diletta nella scrittura di racconti, poesie, brevi saggi, articoli. Ha diretto la rivista letteraria “Nugae” fino al 2009 e attualmente cura il blog personale “Nigricante

«È una poesia fatta di folgorazioni e intermittenze della mente. Il poeta registra stati mentali, impressioni, epifanie. È una poesia urbana, che non ricerca una lingua pura, panica e arcaica. La sua parola non è una mimesi della realtà né del parlato. È una voce autentica, che adopera slittamenti di senso e si pone contro la linearità […] Difficile etichettare Nigro. Possiamo, però, scrivere cosa non è. Non è un poeta simbolista (anche se nelle sue poesie ci sono simboli e corrispondenze) perché non vede nella natura “una foresta di simboli”, non si atteggia a veggente, non vive la sregolatezza dei sensi. Non è un poeta della neoavanguardia perché non è mai autoreferenziale e asintattico. Non intende la poesia come faccenda privata, mentre alcuni neorfici l’hanno intesa in tal senso. A onor del vero potremmo dire che ha un lato postmoderno, anche se non usa in modo ossessivo citazioni colte e materiali preesistenti. Un aspetto interessante dell’autore è che pone l’accento sulla discontinuità e l’arbitrarietà dell’uomo moderno nell’immagazzinare e codificare gli stimoli esterni. Ma vuole comunicare anche messaggi più profondi: intende sottolineare la mancanza di progettualità dell’uomo contemporaneo, il suo essere nel mondo inautentico, il suo essere frastornato dal non senso. Ci descrive una società in cui, dietro a una maschera, c’è un’altra maschera in un infinito gioco di specchi e di realtà interscambiabili. Nigro vuole evidenziare che siamo un groviglio inestricabile di sensazioni, pulsioni, bisogni, emozioni, pensieri, ricordi.» (dalla Postfazione di Davide Morelli)

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