Ascoltate il vostro cuore, non me

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La poesia di Maria Dilucia

SILVIA PIO (a cura)

LA POESIA SI È DIMESSA

Nelle vuote parole
nella sterile forma
la poesia si è dimessa.
Nata per dare forza alla verità,
nata per dare voce a chi non ha voce
pretende con forza il suo ruolo,
e si rifiuta di sembrare e non essere.
La poesia si è dimessa
dalle parole di chi non ha coraggio.
La poesia si è dimessa
dai ricchi palazzi
in cui non ebbe mai seme.
La poesia si è dimessa
dalle parole di chi non ha la forza
per condannare l’empio
e denunciare il falso.
La poesia si è dimessa
da chi la usa,
da chi la rinnega
e da chi la rende serva.
La poesia si è dimessa
e urla potente
“non sono la puttana di nessuno”.

***

GLI OCCHI DISPERATI

Gli occhi disperati,
il corpo pronto a vendersi,
ecco è cosi che ci volete!
Resi delinquenti da leggi ingiuste,
obbligati a nasconderci
solo perché nati nel luogo sbagliato,
ricattati, sfruttati, abusati.
Complici con i vostri padroni,
ci negate i crismi legali.
Ma sempre più
questa onda di disperazione
si avvicina ringhiando anche a voi
e da divertiti spettatori
diverrete ben presto
anche voi atterriti attori.

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SILENZIO

Se potessi avere a mia disposizione
un po’ della vostra attenzione,
un po’ del vostro tempo,
per dire ciò che penso
non vi direi niente.
Vi chiederei di ascoltare il vostro cuore,
non me.
Poiché tutto è stato detto
e tutto è stato ascoltato
E non potete più fingere di non sapere.
Se proprio qualcosa non vi è chiaro
chiudete i vostri occhi
e ascoltate con attenzione
quella voce che dentro di voi
da tempo,
da troppo tempo urla,
Inascoltata urla.

***

LA TERZA GUERRA MONDIALE

La terza guerra mondiale è silente
Solo economica
Senza bombe
Niente soldati e né fucili
Solo scambi tra banche
Ma non meno i morti
La medicina che mai ha smesso
Gli esperimenti dei lager nazisti
È diventato mezzo di controllo
In paesi “democratici”.
Dapprima furono epatiti
Ficcate nelle vene dei carcerati irrequieti
Condannando per l’eternità la loro progenie
Medici e scienziati ben volentieri si prestarono all’opera.
Poi arrivarono droghe per ragazzi poco accorti
Che riuscirono a coniugare controllo e guadagno
Cosa altro si poteva sperare di più?
Asserviti, disperati, senza voce e coscienza
Pronti a vendersi il corpo e l’anima per una dose.
Mai guadagno fu più sicuro
Mai soldi furono più sporchi
Indebolita fu la generazione
Chi non cadde nella rete
Comprese molto bene che doveva tacere, subire.
Se proprio non gli andava bene
Come il potere gli organizzava la vita
Poteva sempre andarsene!
Ma in silenzio per carità
Senza clamori, senza fastidi!
E il silenzio fu di tutti:
Dei poeti che confusero i propri limiti per dogma
Ma in verità solo vigliaccheria.
Dei padri confusi
Dei cristiani persi nella chiesa
Dei politici traditori del proprio paese.
Impararono a stare zitte
Anche le madri cassandre come sempre inascoltate.
Controllati tutti controllati!
Gli anziani
Che tutti i dì corrono in farmacia
Ad implorare le loro pastiglie colorate
Sarà facile un giorno
Quando non saranno più utili
Cancellarli!
E sarà facile tenere nel branco
Chi usufruisce dei loro prodotti miracolosi
E venderli o macellarli quando più comodo sarà.
Mai società fu più ordinata
Organizzata
Nessun clamore
Nessun fastidio!
Le pecore a produrre
Gli asini al lavoro
Le mucche nella stalla
E tutti tranquillamente al macello
Quando il grande burattinaio lo deciderà.
Molti anni ci sono voluti
Ma oggi finalmente l’ordine è in vigore!
Chi deve comandare comanda
Chi deve subire subisce!

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Intervista a Maria Dilucia.

Parlaci di te.
Sono nata a Cerignola il 1° febbraio del 1957 e vivo a Milano da quando avevo 11 anni, a scuola cercarono di farmi credere di essere la solita bambina asina come tutti i bambini meridionali invece scoprirono che ero molto brava. Ho lavorato come operaia in catena di montaggio dai 16 ai 20 anni, veramente passavo più tempo a casa o a scioperare che in catena a lavorare, i padroni mi odiavano… Ho lavorato come commessa in ingrossi di abbigliamento, dopo un paio di anni ho creato un mio piccolo laboratorio artigianale in cui inventavo, cucivo e vendevo vestiti da donna. Negli anni ‘90 con l’arrivo dei cinesi non c’è stato più mercato per gli artigiani come me e ho dovuto chiudere. Ho lavorato nel teatro come attrice, autrice e regista in teatri, spazi vari e nelle scuole. Attualmente… vivo di poesia…

Quando e come ti sei avvicinata alla poesia?
Alla poesia ci sono arrivata molto giovane, 15 anni, senza però comprendere che fosse poesia, scrivevo e chiudevo nel cassetto. A 18 anni è arrivata mia figlia e la poesia si è rintanata silente dentro me per circa 20 anni ma anche quando è tornata non l’ho riconosciuta! Ero attirata dal teatro greco, perciò ho studiato per lavorare in teatro in cui ho lavorato per una decina di anni fino a quando ho compreso che alcuni brani dei miei testi teatrali erano poesie, ho smesso con il teatro in cui comunque non mi sono mai sentita perfettamente a mio agio.

Quali sono le tue attività poetiche, collaborazioni (riviste, collettivi, ecc) e pubblicazioni?
Inizialmente ho collaborato con un gruppo che si incontrava alla Palazzina Liberty a Milano, ma era un gruppo anziano, non per età ma perché incatenato a regole e obblighi personalmente insopportabili, ho cercato di portare altra poesia, figlia dell’oggi, ma sono fioccati giudizi pesantissimi, allora gli ho fatto uno scherzo: gli ho mandato una e-mail con una poesia senza firma di Wislawa Szymborska, premio Nobel 1996 e mia poetessa di riferimento, loro hanno pensato che fosse mia e hanno scritto dei commenti terribili, ho aspettato che si calmassero e poi ho detto loro chi era l’autrice… ovviamente non ho più partecipato ai loro incontri. Attualmente organizzo incontri di poesia con l’associazione Il Teatro delle Donne, di cui sono fondatrice e che ha la finalità di dare visibilità alle parole delle donne di ieri e di oggi, note ed sconosciute. Gli incontri si tengono al Cam Garibaldi in corso Garibaldi n. 27, Milano.

Cos’è la poesia per te?
Questa è una bella domanda! Dunque dalla osservazione della natura si coglie che tutto ha uno scopo! Perciò più che a “cosa è per me è la poesia” dovrei rispondere a “perché faccio poesia”. Credo che fare poesia abbia uno scopo sociale che va da quello di denunciare le ingiustizie a quello di emozionare l’animo ed io faccio poesia perché mi è impossibile non farla! Non l’ho invitata io è lei che è arrivata e mi ha occupata! Credo che la poesia sia la scintilla divina presente nella persona ma presente solo in percentuale minima, se va bene l’1%, per il resto la stessa persona è umana e far convivere una piccola parte divina e perfetta con la maggior parte umana e imperfetta non è facile! Forse potrebbe essere la spiegazione per cui la maggior parte dei poeti è bilaterale!

http://poesia.blog.rainews.it/2012/03/opere-inedite-maria-dilucia/

(Le foto che accompagnano le poesie sono di Bruna Bonino)